Babygirl

Kidman è sposata con Banderas da quasi 20 anni e ha due splendide figlie:
una, più piccola, vuole ballare, e infatti va a danza felice e contenta come una pasqua…
un’altra, un pochino più grande, ha una relazione, sì adolescenziale ma abbastanza seria, con una che si chiama Mary: ok, la tradisce un pochetto con la vicina della casa in campagna a New York, ma, tutto sommato, ama Mary, che infatti sembra perdonare la scappatella: insieme vivono felici e contente…

purtroppo, però, il film non è sulle splendide figlie di Kidman e Banderas…

il film è su Kidman che, all’insaputa di Banderas, non gode del sesso liscio e triviale, l’unico che il marito riesce a darle, ma orgasma solo e soltanto con un rapporto dominazione-sottomissione che non prevede, direttamente, lacci, lacciuoli, tenaglie, mordacchie, fruste, guinzagli e bastoni vari, ma solo una sottile pratica di obbedienza
…questi orgasmi riesce a darglieli un giovincello di almeno 30 anni più giovane, estremamente avvezzo alla pratica, con ben evidenti problemi di comportamento e tirocinante presso la multinazionale dove Kidman è padrona assoluta…

di cosa tratta questo film?

Kidman orgasma benissimo col giovincello che la tratta come una cagnolina (e proprio il rapporto tra il giovincello e un vero cane, violento ma ammansito dal giovincello, è metafora insistente del film), tra latte da bere a quattro zampe dal piattino posto per terra, piatti rotti da raccogliere (ancora a quattro zampe), stimolazioni varie da subire senza vedere chi te le fa (anche queste a quattro zampe), ma, ogni tanto, ha alcuni rimorsi, perché lei, donna in carriera rispettata e al vertice della multinazionale, non dovrebbe dover orgasmare in questo modo: non sta bene… e meno che mai dovrebbe farsi mettere a pecora da quello che dovrebbe essere l’ultimo dei suoi sottoposti…

questo è il nocciolo del film: cioè i fugaci e sporadici sensi di colpa che Kidman ha dopo aver orgasmato col giovincello che la tiene a quattro zampe…

le cose si complicano quando il giovincello, che, ricordiamo, ha diversi problemi di comportamento, spiffera ogni cosa alla segretaria di Kidman, rendendo gli orgasmi a quattro zampe di Kidman quasi di dominio pubblico in azienda…

poi, ok, Banderas scopre tutto e cerca di iniziare una litania col giovincello secondo la quale le donne non orgasmano a quattro zampe: il masochismo femminile mica esiste: è una costruzione del maschio…

ma il giovincello, evidentemente espertissimo in materia, dice che le donne sono masochiste sì, e che il non riconoscerlo è da boomer bacchettoni…

e, infatti, alla fine tutti, in azienda, a partire dalla segretaria al corrente di tutto, se ne sbattono i coglioni di come orgasma Kidman…

a un certo punto il film sembra proprio parlare di una sorta di gap generazionale tra i 60enni e i 30enni riguardo all’orgasmo: se Banderas e Kidman provano vergogne e sensi di colpa per le corna o per l’umiliazione subita al momento del godimento, al giovincello e alla segretaria fottesega: loro scindono carriera da sesso e orgasmo da sentimento…

ma forse non è così… perché comunque la segretaria minaccia di spifferare gli orgasmi quadrupedi di Kidman ai piani alti effettivamente e non per sentito dire…

e Kidman è atterrita!

ma la segretaria non dirà niente se Kidman smette di avere sensi di colpa e continua, senza remore, a essere dominatrice sul lavoro e sottomessa nel privato… perché, per la segretaria, avere Kidman a capo della multinazionale è simbolo della raggiunta parità dei sessi sul lavoro che, senza una come Kidman a capo di una multinazionale importante, si indebolirebbe…

sicché va a finire che Kidman continua a fare la mangiauomini in azienda, zittendo e spadroneggiando con gli azionisti, e promuovendo la segretaria per la scalata di carriera, mentre, nel privato, converte piano piano Banderas a farla mettere a quattro zampe, così lei può godere…

frattanto, il giovincello, che, nonostante tutto, aveva scassato le palle con moleste visite all’appartamento privato di Kidman dove vivono le figlie, viene raccomandato da Kidman per un prestigioso lavoro a Tokyo, a migliaia di chilometri di distanza…

qui, io e lei abbiamo avuto una divergenza di interpretazioni: per me, Kidman riesce a orgasmare con Baderas perché pensa al giovincello (lo pensa mentre accarezza il cane, ovviamente, in quell’albergo che era stato la loro alcova); per lei, le immagini del giovincello in albergo col cane sono solo atte a far vedere che il giovincello si sta preparando per andare in Giappone…
…la Wikipedia inglese sembra dare ragione a lei…

Io non so cosa questo film, effettivamente, volesse comunicare o significare

Lo scontro generazionale tra i 60enni repressi e i 30 anni, non solo indifferenti alle loro remore ma anche pronti a pontificare (con un paternalismo insopportabile) sulla loro ritrosia e i loro pensieri retrogradi, sembra un rovescio, uno switch tra buoni e cattivi (vedi Wicked) che fa subire ai grandi le reprimende e i rimproveri che per generazioni hanno fatto patire ai piccoli (e infatti la morale, a Kidman, gliela fa perfino la figlia più grandicella!)…

E che Kidman sia la capa che si fa mettere a pecora da un dipendente è anche quello uno switch della vecchia idea di Nagisa Oshima (il classico Impero dei sensi datato niente meno che 1976, quando il giovincello di questo film non era ancora neanche stato pensato), che aveva illustrato come, nel mondo maschilista e patriarcale, le gerarchie sociali, nel sesso, potessero completamente rivoluzionarsi a favore della donna (in Oshima è la schiavetta che, nel sesso, domina il maschio che, fuori dal sesso, sarebbe il suo proprietario sociale nel Giappone dei 1930s)… Kidman, o torna indietro rispetto a quel tempo ancestrale (50 anni fa), o cerca di ribadire, col suo scindere completamente lavoro e ozio, ruolo sociale e persona privata, che i rapporti tra dominato e sottomesso, tra genere egemone e genere ancillare, sono o da ripensare o da reinterpretare in compartimenti stagni di parcellizzazione della vita contemporanea, non più unica tra vita e lavoro (tanto da rendere ridicolo il menzionare la professione dopo il verbo «io sono»), ma divisa tra ruoli e posizioni diverse: il lavoro è altro rispetto alla casa che è altro rispetto al sesso che è altro rispetto al quotidiano in altri ambienti…

boh

se Babygirl voleva dire tutto questo, credo che lo dica male, o lo dica molto ellitticamente…

perché del film rimangono davvero solo i tentativi di Kidman di recitare gli orgasmi, e una narrazione assai noiosa, che non riempie granché bene i 115 minuti di durata (anche se si apprezza l’essersi mantenuti entro le 2h, in un tempo in cui tale confine è quasi sempre oltrepassato a sproposito)…

Se in scrittura si producono testicoli rotti, a livello visivo la regista Halina Reijn non gira per niente male…

la contrapposizione in fotografia (di Jasper Wolf) tra colori caldi e freddi è magistrale; la scenografia e l’arredamento iper-lusso (di Stephen Carter e Molly Mikula) sono sopraffini; i costumi (di Kurt and Bart) sono magici; la musica (di Cristóbal Tapia de Veer), tutta costruita su sospirini (tra i Neri per Caso e Rossini), è inventivissima!

Reijn illustra la sua trama insulsa e senza senso con un accattivante uso di una diffidente macchina a mano, che si aggira negli ambienti asettici dei suoi cristallini set rendendo davvero bene l’angustia moralistica, tutta tremori e ritrosie, di Kidman, che viene arricchita da uno stilettante montaggio (di Matthew Hannam) di shots ricordosi, sognosi e allucinatori…

un sistema visivo (e sonoro) che meritava forse un soggetto più compiuto…

Kidman si sforza, ma è maniera di Big Little Lies

Banderas regge…

i giovinastri (Harris Dickinson e Sophie Wilde), invece, non sono all’altezza…

naturali e felici le due ragazzine (Esther McGregor la grande e Vaughan Reilly la piccola), figlie di Kidman e Banderas, che, in pochi minuti di spazio, rubano la scena tanto da farmi desiderare che il film smettesse di interessarsi ai loro genitori per concentrarsi su di loro!

Peccato che i film che approcciano queste tematiche siano sempre bruttissimi: vedi anche quella cavolata di Unfaithful di Adrian Lyne, dal soggetto forse simile, del 2002…

5 pensieri riguardo “Babygirl

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  1. Non ho visto Babygirl, ma mettere insieme Kidman e Banderas credo sia come pretendere di fare piacere la pizza all’ananas a un napoletano.

  2. Alla Kidman sono sempre piaciuti i personaggi sessualmente estremi (potrei citarti almeno altri 2 esempi oltre alla protagonista di questo film: Eyes Wide Shut e The Paperboy). Non so se li sceglie perché anche lei è un po’ peperina oppure perché è consapevole che questi film fanno scandalo, e quindi sono perfetti per mantenere alta l’attenzione su di lei. Bene o male purché se ne parli, diceva Oscar Wilde.
    Banderas invece da un bel pezzo a questa parte accetta qualsiasi copione gli propongano. Non gli interessa se il ruolo è grande o piccolo, se il film è di serie A o di serie Z: dategli il grano e lui firma, fine della storia. Tuttavia, in mezzo a tutta la monnezza che ha fatto negli ultimi anni c’è anche un film che a me è piaciuto moltissimo: Cult Killer.

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