Emilia Pérez

Audiard ci rifila ancora il suo stile romanzesco e ottocentesco, fatto di atmosfera, personaggi e contorno più che di vicenda, trama e narrazione…

Emilia Pérez non è un film su una persona che cambia sesso (per altro M to F, come la maggior parte delle rappresentazioni che abbiamo: gli F to M continuano a essere rarissimi nei film)…

Non è un film sulla commovente storia della lotta per un amore autentico della sposa di un crudele trafficante di droga..

Non è la storia di una scontenta avvocata giunta alla mezza età senza aver vissuto davvero e senza mai essere stata granché convinta del suo mestiere…

Non è la storia di una onlus che si batte per limitare la corruzione messicana mediante la ricerca di veri e propri desaparecidos delle continue guerre tra trafficanti di droga…

Emilia Pérez prende tutte queste istanze e le mette insieme, non approfondendone nessuna, e facendole convivere quasi soltanto per ribadirci una concezione indifferente e nichilista dell’esistenza:
cioè che tu puoi essere come ti pare, scontenta come ti pare della tua vita, o convinta di fare quello che è giusto per te, ma tanto quello che fai non cambia il mondo, che rimane governato dal denaro e dalla droga lo stesso, con le tue stesse buone intenzioni che si ritorcono contro di te, perché il tuo carattere non può che essere egoistico e fregarsene degli altri, perché anche tu, sotto sotto, sei una trafficante, che racimola tutto quel che può nella disperata consapevolezza che il sistema, un giorno, ti triturerà come ha fatto con tutti gli altri…

non ci rimane che cantare questa disperata consapevolezza senza poterci fare un cacchio di niente…

Quando le leggo, questo tipo di configurazioni letterarie spesso mi piacciono… e mi erano piaciute in quell’affresco d’epoca che era The Sisters Brothers (2018), un precedente film di Audiard…

In Emilia Pérez, il semplice lambire le tematiche senza discernimento, solo per farle compartecipare, apposta disparatamente eterogenee come sono, in un testo che finisce per decantare l’inutilità dell’azione, mi ha quasi dato fastidio…

Tolstój, il mio vate narrativo, quando fa cose simili, almeno non tace della effettiva felicità, anche solo personale o forse anche solo temporanea, di chi è riuscito a trovare la quadra con se stesso…
ed è efficace anche nel narrare quelli che la quadra non la trovano, anche lui appellandosi a un caso per il quale qualsiasi azione è inutile, ma almeno proiettando quel caso in un discorso coerente del suo racconto…
tra VI/2 e VI/6 di Anna Karenina si segue la potenziale storia d’amore tra Sergej Kozynšev, fratello di Lévin, e Varen’ka, amica intima di Kitty: la storia non va in porto per vari e futili motivi di contingenza: sembra un’allungata di brodo, ma invece sottolinea perfettamente come, alla fine, la felicità di Kitty e Levin, e l’infelicità di Anna e Vronskij, sia arrivata più per casualità che per volontà, e questo fato che ci opprime è guardato con molto rispetto da Tolstoj, che lo rende il piatto principale del suo discorso, anche perché regala positivi (Levin e Kitty, ma anche, distortamente, Karenin che si consola con l’astrologia varia) oltre che negativi

Si sente che Audiard vorrebbe fare lo stesso…
ma le sue vicende sono troppo spezzettate… e non prevedono nessun positivo

davvero del travaglio transgender di Manitas, alla trama non gliene frega nulla: è solo un puntello per far vedere che niente ha senso, ma nel frattempo, Audiard quasi ci illude che quel transgenderismo sia lo scopo: ci imbastisce show, musica e canzoni apposta…

davvero, dell’indignazione di Saldaña per i femminicidi edulcorati dai processi, alla trama non gliene frega nulla, ma quell’indignazione è spesso trattata come main theme del film, anche quella con musichette, stacchetti ballati e canzoni…

davvero del destino di Selena Gomez, alla trama non gliene frega niente, eppure sta a imbastirci due o tre canzoni…

come si diceva per il Trovatore allestito da Davide Livermore a Bologna, Audiard compone un’opera lirica italiana (e pare che tutto quanto sia stato appunto originato da un vero e proprio libretto scritto da Audiard) cadendo nei pregiudizi da opera lirica italiana (cioè dell’asse Mozart-Bellini-Donizetti-Verdi, come se le altre opere, cioè quelle tedesche, fossero diverse) di Carl Dahlhaus, cioè dell’opera come catenella di episodi autoconclusivi, che buttano tutta l’expertise emotiva che hanno in piccolissimi frammenti che non sono, se non sottilissiamente, imparentati da un ambiente e da un sentore di trama comune…

Emilia Pérez costruisce arie metastasiane per singoli pezzettini della trama… e li costruisce con tutta la forza che può… una forza puntiforme concentrata su un piccolissimo, singolo, aspetto della sua narrazione superiore, che però esiste solo come pretesto proprio per contenere quelle emozioncine puntiformi… un’architettura strutturale, forse come una libreria, fatta solo per tenere insieme i libri che in essa sono contenuti… e la trama dei libri è però essa stessa condizionata dalla diafanezza, dalla impalpabilità della struttura di contenimento, e quindi sono libri piccoli, insufficienti…

Emilia Pérez butta tutte le sue forze emotive in un calderone messicano di nichilismo dell’inutilità, che non arriva mai al cinismo (ed è un punto debole, perché almeno il cinismo è un argomento: faccio sempre l’esempio di Juggernaut di Dick Lester, ’74), e quindi vede le sue forze annullarsi nelle proprie risultanti…

Tradotto in termini semplici:
Emilia Pérez è due coglioni pinati…
pieno di canzoncine esprimenti tante emotività che non concorrono mai a un fine comune, ma si crogiolano proprio nell’essere deviazioni quasi divertissement a imitazione dell’opera lirica italiana…
e questo dimostra
1) che Audiard ha dell’opera italiana solo il pregiudizio;
2) che il trattare come divertissement problemi belli grossi (la situazione politica del Messico, il transgenderismo, la corruzione, la vita atroce dei trafficanti di droga), tutti insieme, non è trattare di quei problemi, ma è quasi ridicolizzarli in burletta…

è quasi come un Joker. Folie à deux in salsa chili…
e non arriva alla melma di Annette solo per maggiore consapevolezza culturale (perché puoi anche non averci capito niente, ma almeno sei a conoscenza delle opere liriche)…

I Baustelle avevano raccontato praticamente la stessa storia nella canzoncina Contro il mondo (2023) in soli 240 secondi (occhio che la versione su YouTube taglia la significante coda incazzosa) e con molta più coerenza drammatica, senza fronzoli o pregiudizi…

C’è da dire, però, che, a livello tecnico, Audiard sa quello che fa: le sue inquadrature fluiscono spedite e mai timorose in un contesto visivo, fatto di lampadine strutturate alla perfezione, davvero affascinante per i giochi di luce e la veloce mobilità dei carrelli della macchina da presa…

ed è per questo che le sue metafore a caso reggono meglio di quelle di Guadagnino

7 pensieri riguardo “Emilia Pérez

Aggiungi il tuo

    1. Quando le performance includono anche canto e ballo i premi sembrano in qualche modo agevolati…
      Io non sono un fan di Saldaña, ed effettivamente trovo questa sua prova migliore delle altre (anche perché spesso le sue eccellenti doti sono state coperte da motion capture, trucco e altre sciocchezze alle quali non sembra sia stata capace di opporsi), ma non so se un miglioramento suo personale sia da premiare rispetto a gente più costante…

  1. però le due attrici protagoniste, rita ed emilia, sono bravissime

    concordo che la sceneggiatura poteva venire meglio, ma i premi che ha vinto per recitazione e messa in scena ci stanno tutti^^

    1. Bah, oggi sembra che più un film è confuso e non voglia dire un cacchio, oppure più contraddice continuamente se stesso arrivando ad assorbire per autocensura il maanchismo, mascherando l’inconsistenza con canti, balli (con gli attori che si sforzano di performare), lucette e montaggio sincopato, e più piace…

      1. sono le classiche vie di mezzo tra il cinema d’autore bello, perfetto & mattone e la stronzata supereroistica
        fanno presa sul pubblico^^
        poi la messa in scena delle sequenza e la loro recitazione è di livello

Scrivi una risposta a Keep Calm & Drink Coffee Cancella risposta

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Blog su WordPress.com.

Su ↑