The room next door

Con la consueta sgargianza sfarzosa a cui ci ha abituato negli ultimi film (Dolor y gloria, Madres paralelas, The Human Voice e Strange Way of Life, questi ultimi due cortometraggi in inglese), Amodóvar (con Eduard Grau, Inbal Weinberg e Bina Daigeler, credo tutti quanti alla prima collaborazione con lui) ci avvolge con i suoi lenti e subliminali movimenti di macchina, carezzevoli verso le sue superbe attrici (Julianne Moore e Tilda Swinton), con le ambientazioni stupende che incarnano in oggetti i personaggi, e con la sua chiarezza di esposizione, eccelsa…

ma stavolta cade in diversi nonsense di scrittura (è sorprendete quanto i flashback siano totalmente inutili: da uno come lui è scioccante vedere buttato via così tanto sforzo scrittorio per nulla) e nella consequenzialità di un compitino fatto più per spiegare che per vivere la tematica dell’eutanasia, compitino che scade tantissimo nel verboso…

Certo, la visione è sopraffina e chi ha l’occhio per vedere rimane estasiato, con nessuno dei 106 minuti a risultare pesante, ma per chi ascolta dialoghi e va dietro alla diegesi, The room next door risulta perfino scolastico da quanto è didascalico…

Ok…
nel bigottismo imperante in questo mondo di sterco è forse necessario avere un film di dialoghi elementari, che dicono pane al pane a prova di imbecille, a spiegare che ognuno può decidere della sua vita come gli pare…
ma tanta evidenza risulta ovvia e poco interessante a chi ‘sta cosa la sa già…

ogni tanto, più che un film, sembra le modalità di preparazione di certe pietanze pronte: roba tipo «disporre il prodotto in una pentola grande abbastanza da contenerlo»…

Oltre allo splendido showing, il film ha dalla sua una certa ironia (vedi il personaggio di Turturro che butta in burletta le preoccupazioni sulla morte di una singola persona quando, a causa del cambiamento climatico, in pochi decenni moriremo tutti), e la capacità di interfacciarsi con semplicità a chi certe cose manco le pensa…

ma chi è che manco le pensa?

forse qualche Gen X poco informato?
qualche Millennial che non ha visto Mar adentro, Les invasions barbares o le puntate serie di Nip/Tuck (tra le tante che non avevano senso), che sono, bene o male, di 20 anni fa e passa e quindi è possibile esserseli dimenticati? (io stesso, per esempio, mi sa che Invasions barbares manco l’ho visto, ma a certe cose ci ho pensato eccome)
i Gen Z che hanno visto solo Berlusconi, Renzi, Salvini, Conte e Meloni? (ricordo che Almodóvar è nato nel 1949)

chi è che per ragionare su certe ovvietà ha bisogno di un film ovvio?

i fanatici religiosi che pregano alla madonna e votano la destra solo per consolazione conservatrice davanti a un mondo che non capiscono?

Non lo so

e mi interessa poco…

Fatto sta che Almodóvar gira così bene da meritare venerazione, ma scrive una cosetta da sussidiario dei dementi, sì carina, sì coinvolgente, ma che finisce per fare un po’ la fine della Mujer fantastica (2017), che vinse perfino l’Oscar per il miglior film straniero solo ribadendo l’ovvio (è nei Film queer)

Bellissimissime le musiche di Alberto Iglesias, invece fido collaboratore di Almodóvar: ha fatto roba schubertiana più Schubert di Schubert stesso!

5 pensieri riguardo “The room next door

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  1. tutti hanno criticato sta cosa del cambiamento climatico, ma è un temino buttato in un discorso dove si parlava di ben altro… invece per il tema dell’eutanasia, ho preferito che non fosse fraintendibile e molto chiaro: ci sono molte persone che rivoltano la frittata a loro piacimento

    cmq, io ho adorato ‘sto film, ho adorato Julianne Moore e mi è venuto un mezzo infarto quando è comparsa la figlia; io lo definirei più che sull’eutanasia sull’attesa

    1. Oh, ma che bello!
      Ma infatti la chiarezza la faccio pesare tanto ma non è un difetto in assoluto!
      L’apparizione della figlia ha suscitato pareri contrastanti nella gente che l’ha visto con me, ma unanime è stata l’incomprensione dei flashback…
      La parte del cambiando climatico secondo me ci stava, sia come macabra ironia, sia come riflessione ulteriore!

      1. io la figlia l’avevo giustificata appena vista proprio perke la moore affermava quanto la figlia e la madre fossero identiche; quindi usare l’eterna swinton per entrambi i ruoli non mi è sembrata un’idea cretina

      2. A me non ha dato fastidio! Però non nego che mi ha fatto l’effetto di un cartello stradale tipo “benvenuti a Biella” quando è già 6km che sei a Biella…
        Chi l’ha visto con me avrebbe preferito un’altra attrice che però si scopriva fare le stesse cose di Swinton con gli stessi manierismi…

  2. A me sono piaciuti i colori, la casa, in generale tutta la parte “visiva” e sicuramente anche le citazioni di Joyce, ma il resto… per me no.
    La figlia… noi in dialetto diciamo “al cuerch” cioè il coperchio quando arriva il colpo di grazia finale su qualcosa già andato storto….

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