Il papiro del 2023/2024

Grazie a numerose ridistribuzioni e a un paio di film sdoppiati in due puntate, questo papiro contiene ben 53 titoli (raggiungendo statistiche alte di questo blog: 53 titoli ha anche il 2018/’19; 54 ce n’ha il 2017/’18)…

ci sono:
11 SuperUp
10 Up
14 Not so Up
3 Not so Down
5 Down
10 SuperDown

Un’annata densa di film in due parti, di ridistribuzioni di classici, e soprattutto di pellicole che pretendono di essere satire o denunce dei comportamenti che però rappresentano e quindi sotto sotto promuovono… una bella antinomia che per me è stata grandemente fastidiosa…

Ci sono però tante sorprese: da Garland a Ferrara!

1) OPPENHEIMER – Christoper Nolan – Universal — Not so Up
Mi dispiace essere sempre severo con Christopher Nolan, e Oppenheimer è bello, ma non bilancia bene le giuste remore di stare rappresentando una strage con un adeguato occhio internazionale: è un film nazionalista (un difetto in cui Nolan incorre spesso, vedi Dunkirk), che inizia elaborando le ombre del protagonista per poi cadere nella sua santificazione, completa di paraculaggine democratica (con l’allusione a John Fitzgerald Kennedy); è un film che si autoincensa con la rappresentazione del quantistico, ma questo quantistico si limita solo alle solite parcellizzazioni visive (colori diversi per compartimenti narrativi diversi) che Nolan fa da 20 anni; è un film che è per lo meno disastroso dal punto di vista drammaturgico, con ben due Handlungen (quella di Florence Pugh e quella del processo, con il ridicolo whodunit che addita come colpevole per più di 10 volte Robert Downey Jr.: alla fine, quando Nolan strombazza che effettivamente è stato Downey Jr., dopo che l’ha suggerito in tutti i modi, il sorriso del ridicolo mi è scattato eccome!) assolutamente inutili, che lo gonfiano a una durata impossibile…
per far avvicinare la Storia a un pubblico piccolo è forse ok, ma il livello storico è comunque elementare: l’assurdità della situazione (cioè stare lì a pianificare la fine del mondo pur di ottenere una vittoria contro qualcuno che minacciava proprio di praticare la stessa fine del mondo: ed è un’assurdità che la sceneggiatura sfiora senza davvero comprendere, visto l’incensamento finale di Oppenheimer) è risolta in imperialismo americano (col solito innuendo: «finché ad ammazzare siamo noi americani, allora i morti sono necessari»), e le componenti etiche, che Nolan è convinto di aver reso il piatto principale, si perdono nelle troppe scene del processo…
Alla fine è un filmetto che guardi, ma che ti va via senza lasciarti contento se della Storia (e della quantistica) hai una concezione un pochino più in là della semplice infarinatura elementare (confronti con la pièce Copenagher di Michael Frayn e con l’episodio 3.8 di Twin Peaks di Lynch, sicure fonti di Nolan, lo lasciano a brandelli)…

2) JEANNE DU BARRY – Maïwenn – Medusa (Notorious) — Down
Dichiarazioni ambivalenti di Maïwenn sul lavorare con Johnny Depp: a ridosso dell’uscita, con gli oneri di promozione del film, Maïwenn ha incensato Depp come il più grande attore del mondo, ma oggi, dopo quasi un anno dall’uscita, ha ridimensionato l’elogio descrivendolo come sempre ubriaco sul set, con diverse tensioni dovute al suo comportamento erratico…
Depp comunque regge in un film con cui, però, non posso essere d’accordo:
se visivamente i calchi settecenteschi da Sofia Coppola e Kubrick forse funzionano, il pietismo verso un personaggio che viene descritto meritevole di compassione invece che come privilegiato lascia un po’ perplessi…

3) L’ORDINE DEL TEMPO – Liliana Cavani – Universal — Not so Down
Film che per certi versi sfiora il ridicolo, ma che a livello visivo regala estraniamenti davvero eccezionali, soprattutto dal punto di vista del metacinema

4) IO CAPITANO – Matteo Garrone – 01 Distribution — SuperUp!
Garrone dimostra di avere gli argomenti visivi ed etici molto più sul pezzo rispetto a Nolan: il suo film riesce a essere insieme onirico e stragevolmente realistico; insieme speranzoso per la solidarietà tra disperati che presenta e disperato per lo sfruttamento degli schiaviasti; insieme tragico nell’esprimere i problemi e trasceso di sognata illusione per quel che è… e davvero struggente è la felicità del protagonista, contento di aver portato tutti vivi in Italia, con il peso delle torture subite, che non si rende conto come quel che ha fatto possa essere considerato sbagliato
un film necessario che mostra i nonsense delle destre e dei razzisti e che racconta quel che è miscelando benissimo documento e narrazione ottenendo quel mix tra orrore e compassione che fin dall’antichità costituisce la paideia, l’educazione del Mondo (soprattutto occidentale, quello più bersagliato dall’ipocrisia e la vergogna verso l’argomento, ma non solo)…

5) PASSAGES – Ira Sachs – Lucky Red — Not so Up
Un Franz Rogowski che imita se stesso, un Ben Whishaw buono e una strepitosa Adèle Exarchopoulos cercano di animare un film visivamente molto coerente e interessante, ma che a livello di trama scade, e neanche capiamo come, nel tradizionalista proprio quando vorrebbe essere libertario…
non credo di averlo capito…

6) A HAUNTING IN VENICE – Kenneth Branagh – 20th Century Studios (Disney) — SuperUp!
È incredibile come il Poirot di Branagh riesca a galvanizzarmi, soprattutto quando, con tutti gli argomenti inconsci e metacinematografici possibili, riesce a sorpassare di molto il precedente capitolo
La metafora di psiche, la maestria dei tecnici, la sapienza narrativa e l’inventiva visivo-narrativa sono assolutamente insuperabili!

7) ASTEROID CITY – Wes Anderson – Universal/Focus Features — SuperDown!
Per la seconda volta consecutiva, Anderson ci mostra il suo modellino di trenino che si fabbrica e si ammira da solo…
più che un film è una masturbazione in pubblico…

8) A STRANGE WAY OF LIFE – Pedro Almodóvar – Teodora — SuperUp!
Quello che è produttivamente partito come uno spot per una casa di moda è risultato in 31 minuti densi e grumosi di quello che è un meta-western strepitoso di istanze psicologico-teoriche…
Lo sguardo mostra le riflessioni e le intenzioni più che le vere azioni, e la calligrafia fotografico-scenografico-musicale, adiuvata da una delle recitazioni più sopraffine viste al cinema da tanto tempo, è al servizio di un testo tanto obliquo e reticente per quel che riguarda l’Handlung quanto eloquente e appassionato nel suggerire al pubblico le reazioni del cuore a quell’Handlung quasi mancante…
Indimenticabile!

9) THE PALACE – Roman Polanski – 01 Distribution — SuperDown!
È veramente un peccato vedere un maestro incorrere in un tale disastro tematico, narrativo e visivo…
Molti esegeti hanno visto come significativi i calchi verbatim dei classici di Vanzina e Oldoini, e hanno trovato geniali certe allusioni cafonal stanti per la grettezza del mondo odierno, nata appunto in quel capodanno del 1999 dove quei Vanzina, quegli Oldoini e quei cafonal imperavano…
per questi esegeti, Polanski ha voluto denunciare la grettezza di quei film…
tutto può essere, come no…
che un senso possa pretendersi è forse suggerito dalla palese fintezza della messa in scena, con scenografie che sembrano presepi e luci sbrelluccicose completamente sballate…
Non lo so…
A me, più che una denuncia che calca uno stile in polemica, m’è sembrata una imitazione venuta male, che considerare parodica o satirica è quanto meno una supposizione…
Infatti, quel che rimane di questo film è uno strano compiacimento per le Vacanze di Natale, con tutte le minchiate delle Vacanze di Natale, che suscitano lo stesso schifo, anche se sulla confezione c’è scritto Polanski invece di Vanzina…

10) DOGMAN – Luc Besson – Lucky Red — Not so Down
Besson fa un bel compitino che non stona…
c’è da dire, però, che forse non lascia tanta traccia…

11) KILLERS OF THE FLOWER MOON – Martin Scorsese – 01 Distribution [Paramount/Apple] — Up
È un film bello, che Scorsese gira con passione e atarassia stilistica (inevitabile dopo più di 50 anni), che parla di argomenti nutrienti e interessanti, che forse risente un po’ di gigioneria attorica (sia di DiCaprio sia di De Niro), ma che al passivo ha, soprattutto, una immotivata durata, davvero smisurata…
Era già bello, perché farlo durare più di 3h?

12) NAPOLEON – Ridley Scott – Columbia (Sony)/Apple — Not so Up
Stupisce davvero vedere un mago della complessità come Scott maneggiare la complessità fatta persona, Napoleone, con voluta semplificazione…
Il passaggio tra l’aristocrazia e la borghesia, lo strazio della gestione della giustizia (se ghigliottinare tutti o magari discernere), la riflessione sull’esportazione di una giusta Rivoluzione anche con la violenza: tutta roba con cui lo Scott di 30 anni fa si sarebbe baloccato, anche compiacendosi di non trovare la quadra (vedi 1492)…
Invece in questo Napoleon (di cui ancora non ho visto la versione di 4h streaming), alla consueta gestione sopraffina dell’oscurità fotografica, Scott affianca una strana voglia di tirarla via, tralasciando molte sfumature, moltissimi aspetti, e una miriade di fatti…
Un po’ come per Oppenheimer, chi non conosce l’argomento, va bene, forse qualcosa impara, chi invece qualcosa mastica (dal Novantatré di Hugo a Büchner a Balzac), esce dalla sala forse insoddisfatto…

13) C’È ANCORA DOMANI – Paola Cortellesi – Universal/Vision — Up
Il più grande successo del cinema italiano è molto carino ed è molto curato, ma certamente ha leggere cadute e anche ferite immense di tono e rappresentazione (se le botte danzate per non mostrare la violenza forse funzionano si stenta però a capire perché i lividi spariscano), così come l’incertezza se voler davvero far ridere o davvero far piangere…
finisce in pareggio…
ma parlare di certe cose è necessario…

14) LA CHIMERA – Alba Rohrwacher – 01 Distribution — Up
Una prodigiosa fotografia al servizio di un film che forse si vuole troppo bene, scorre malissimo, sembra non sapere dove andare a parare, e ha un’interminabile coda finale…
Ma la fotografia e il cinema che propone sono ottimi!

15) PALAZZINA LAF – Michele Riondino – BIM — Up
Riordino gira bene; costruisce molti caratteri in fondo un po’ macchiettistici ma funzionali al racconto, e illustra bene, anche al profano, che il problema di Taranto, oltre alla salute, è proprio la presenza dell’acciaieria tout court, che ispira solo drammi e prevaricazione…
da confrontare con Dark Waters di Haynes

16) ANATOMIE D’UNE CHUTE – Justine Triet – Teodora — SuperUp!
Il fastidio atroce di non riuscire mai a carpire un qualcosa di pensabile come la verità in questa esistenza fatta di sbandate emotive, di inconoscibile temporale, di gelosie e sentimenti deprecati, produce la necessità di fabbricarsi, di raccontarsi, NON bugie (non siamo in un tossico testo di Mahmood & Blanco), ma storie, fiction capaci di indirizzare la fallace logica fuzzy dei frame mentali dei nostri inadempienti cervelli verso un quid che possa giustificarci lo sforzo di respirare…
Un grumo di istanze esistenziali realizzato con un tripudio di idee visive al servizio di quelle istanze…
Uno dei migliori dell’anno!

17) WONKA – Paul King – WB — SuperDown!
Ho sentito gente apprezzarlo perché «è pura fantasia»…
…così tanta da rasentare il delirio…
ed è davvero una bella fantasia quando il protagonista non fa che agire per interesse e denaro, e finisce perfino miliardario grazie a un know how che è ereditato…
Lo Wonka di Chalamet è l’ennesimo self-made-man hollywoodiano, la cui ricompensa è solo il soldo…
e agisce nelle solite scene virtuali che sono fantasiose quanto ostentate nullità di senso…

18) COUP DE CHANCE – Woody Allen – Lucky Red — Down
Bellissimi occhioni blu della protagonista, stanze illuminate da un pittore di luce degno del Rinascimento fiammingo, e la solita trama che appena la vedi la conosci già…
il Woody Allen compulsivo che ormai lavora per patologia…

19) FOGLIE AL VENTO – Aki Kaurismäki – Lucky Red/BIM — SuperUp!
…e dopo il manierismo pestilenziale alleniano, ecco il manierismo che più ne hai e più ne vorresti di Kaurismäki, che costruisce un mondo fuori dal tempo per comunicarti un incomunicabile bisogno di contatto e di affetto che sboccia tremante e fragile nella melma del contratto sociale liberista…

20) TROIS COULEURS: BLEUE – Krzystof Kieślowski – MK2 — SuperUp!
Lo so che sto barando, ammettendo nel papiro riedizioni di film vecchi: ma tali riedizioni sono comunque film visti in sala, e Bleue, ancora dopo 30 anni, è quanto di meglio la narrazione per immagini abbia prodotto…
è indescrivibile la resa visiva contrappuntata di lampetti luminosi, di lucine fluttuanti e di riflessi ipnotizzanti di Idziak; è avvolgente la musica melodiosa di Preisner; sono chiare le istanze di rivendicazione di identità; è impagabile e inarrivata la rappresentazione della musica, con la macchina da presa che scorre sui pentagrammi…
Un incanto nutriente…

21) TROIS COULEURS: BLANC – Krzystof Kieślowski – MK2 — SuperUp!
…e dire che non l’ho mai amato granché…
non ho mai partecipato nella relazione assai tossica con la capricciosa Julie Delpy, e non ho mai granché riso all’amaro senso di commedia che ho sempre trovato quasi mal posto…
però, vabbé…

22) TROIS COULEURS: ROUGE – Krzystof Kieślowski – MK2 — SuperUp!
Nonostante un innegabile senso di prolissità, la leggiadria di Irène Jacobs e la arcigna consapevolezza di Trintignant animano una storia strambissima di sognati e pretesi Doppelgänger esercitanti un senso di percepita e voluta voglia o di seconda occasione o di déjà vu perenne a un passo dall’Eterno ritorno…
Al posto dei riflessi e dei lampi, Sobociński gioca più sugli specchi e i primi piani reticenti, e Preisner, col suo martellante, ripetitivo e onnipresente Boléro, evocativo, fascinoso e cangiante, commenta tutto quanto!

23) MAESTRO – Bradley Cooper – Netflix — Down
Dopo Kieślowski, vedere questa che dovrebbe essere la biografia di un compositore, è un po’ estraniante…
è un compositore che non compone una nota, un marito fedifrago con uomini di cui però non si può dire male, il compagno di una moglie che vorrebbe essere la vera protagonista del film, e un attore truccato che si muove all’interno di un lusso scenografico e fotografico che avrebbe meritato ben altre sapienze narratologiche e registiche…
finisce che il film su Bernstein è ciò che Bernstein non è mai stato: noioso, inutile, reticente e superfluo…
La tanto celebrata ricostruzione della seconda di Mahler a Bly è smontabile andando a vedere il video che ne fece Humphrey Burton su YouTube…

24) SALTBURN – Emerald Fennell – Amazon — SuperDown!
Come Polanski, anche Fennell cerca il cafonal e lo schifiltevole per sensazionalismo, tra sperma maschile che si beve dall’acqua dello scarico della vasca da bagno, cunnilingus mestruali, e penetrazioni del terreno delle tombe nei cimiteri…
La pretesa di essere dei geni visivi è dimostrata e ostentata in ogni singolo fotogramma, architettato come se fosse la più superba delle opere d’arte…
…una pretesa di stare applicando tanto estro e tanto denaro a una storia che fa acqua non solo per le ragioni ovvie e perfino trascurabili di trama (cioè, in primis, l’amante che si scopa la tomba dell’amato che poi però confessa di averlo sempre odiato e di averlo voluto ammazzare; in secundis, il killer che fa fuori una sorta di famiglia reale onde ottenere l’eredità e la ottiene senza che nessuno dica nulla, a partire dalla polizia per finire ai parenti stretti) ma anche per le inconsistenze ideologiche di un film che mentre ti dice «i ricchi sono scemi e stronzi» afferma anche che i poveri sono calcolatori assassini e gelosi…
sembra tanto uno che dice «non sono razzista ma», oppure «non sono né di destra né di sinistra», proprio mentre ti costruisce grandi immagini art pour l’art che, secondo tanti, dovrebbero costituire senso che per molti è inclusivo… siccome le immagini sono arte allora non possono illustrare trame reazionarie? Bella cazzata!
è come quando Pierre Boulez, negli anni ’60, nazisteggiava e nazisticamente bullizzava i compositori melodici proprio mentre diceva che il solo scrivere post-serialista gli dava la patente del comunista!
o come quando Marco Rizzo o Giorgio Montanini si professano per i diritti di tutti, in quanto dichiarati comunisti, mentre prendono per il culo i gay…
evviva

25) LA GRANDE ABBUFFATA – Marco Ferreri – Cat People — Not so Up
Altra redistribuzione!
Come si sa è un capolavoro enigmatico, che a me convince sempre poco…
I colori sfumati e quasi puntillisti di Mario Vulpiani incorniciano la storia del capitalismo che si autodistrugge e si imbruttisce e abbrutisce amoreggiando con una morte (forse la stessa burrosissima Andréa Ferréol) che coccola e insieme concorre al delirio schifoso che l’autodistruzione abbrutita comporta…
Dopo 50 anni è un film che fa ancora schifo, e dopo 50 anni è ancora chiaro quanto Ferreri manchi davvero il bersaglio, scegliendo appunto di fare schifo, e quindi di parlare all’intestino invece che al cervello… è forse l’errore che hanno commesso Paolo Villaggio nei Fantozzi, o Franz Schreker nella Repubblica di Weimar, o Lérmontov nell’Eroe del nostro tempo, e cioè l’intendere la denuncia ma ottenere l’emulazione…

26) IL RAGAZZO E L’AIRONE – Hayao Miyazaki – Lucky Red — Not so Up
È tutto molto bello, ma l’odore del cincischiamento alla Woody Allen si sente tutto…

27) PERFECT DAYS – Wim Wenders – Lucky Red — Up
A livello visivo (e musicale) è mirabolante, e anche al livello di montaggio, che forse maschera uno scorrere del tempo diegetico più ampio rispetto a quanto sembri…
La sua poetica incanta e nutre, anche se non presenta davvero un momento cardine di una vita, ma solo l’accettazione di uno status quo: e forse a livello drammatico quel momento avrebbe giovato…
così come avrebbe giovato farlo durare almeno un’ora meno!

28) IL MALE NON ESISTE – Ryusuke Hamaguchi – Teodora — Up
Spacciato come un bel filmettino naturalista e misoneista contro un campeggio in montagna, reo di portare scompiglio e inquinamento nel bel villaggetto idillico dove si va a prendere l’acqua al fiume comodamente in 13 ore, si smaschera ben presto come un colpo nello stomaco di nichilismo, delirio e ossessione che presentano il bel paesello tanto idolatrato come una delle tante entità di quest’esistenza votata solo e soltanto all’inutilità del senso…
Raggelante

29) POOR THINGS – Yorgos Lanthimos – Fox Searchlight (Disney) — Not so Up
È di quelli che ti devono piacere per forza, anche se lo trovi ideologicamente confuso (con la protagonista che blatera e agisce tutto il film in ottemperanza alla liberazione personale ma poi finisce per stare in panciolle a vivere di soldi ereditati compiacendosi perfino di avere degli amici-schiavetti, con il socialismo preso in giro), visivamente incoerente, pretenzioso e compiaciuto (cambia la macchina da presa quasi a ogni fotogramma pur mantenendo un montaggio il più spregevolmente hollywoodiano a livello diegetico), e, come Saltburn, tutto art pour l’art come se il godimento per il ninnolo potesse sopravanzare e far dimenticare la mancanza di ciò che è necessario…
Sì, è un film che si guarda e illumina certe istanze sociali, ok…
e il tanto lavoro svolto tra trucco, parrucco e sartoria merita sicuramente rispetto…
ma capolavoro per me non è: è buona rimasticata di istanze dell’Ottocento, che, come Napoleon, se hai un minimo di curiosità in più per quelli che sono i suoi modelli ispirativi, alla fine ti sembra un Bignami che a forza di riassumere ti spiega anche poco bene la materia…

30) THE HOLDOVERS – Alexander Payne – Miramax/Focus Features (Universal) — Not so Up
Ma sì, ma quant’è carino come film natalizio! Proprio un chicchino di buoni sentimenti…
Però non finisce mai, la trama del professore buono e dell’allievo da redimere è stantia, e la gestione visiva ricercata quanto televisiva non aiuta…
La pateticità di Giamatti, però, da sola, porta al film molto senso…

31) HOW TO HAVE SEX – Molly Manning Walker – Teodora — Not so Up
La capacità visiva di Manning Walker acchiappa, e la storiella carpisce forse bene i problemi della mancata educazione al sentimento…
ma un po’ inconcludente è la cornice da festa estrogeno-adolescenziale…

32) PAST LIVES – Celia Song – Lucky Red [A24] — Not so Up
Molto rigoroso a livello visivo, ma un pochino smorto a livello di trama, e leggermente occidentalista nelle conclusioni…
La tematica delle vite passate che influiscono sul presente, bah, possono interessare a qualcuno, ma possono anche essere tacciate di essere mero pretesto…

33) SMOKE SAUNA SISTERHOOD – Anna Hints – Wanted — Up
Ottimo testo sull’impalpabilità del femmineo e di quanto esso sia stato martoriato nel tempo…
certe idee sono indimenticabili, ma un leggero dubbio lascia la poca vocazione al contemporaneo per concentrarsi sull’archetipo…
non è un male eh, ma è una caratteristica che forse mi ha spiazzato…

34) THE ZONE OF INTEREST – Jonathan Glazer – I Wonder — SuperUp!
Rimarrà immortale l’idea di riprendere la ferocia nazista come una sit com o un reality show con al centro una “bella famigliola” nazista, che ritiene perfettamente legittimo vivere in mezzo a un posto in cui per stare bene si deve sterminare gli altri…
e le immagini di un principesco paradiso circondato da fili spinati al di là dei quali si uccide sistematicamente la gente come se fosse un mestiere equiparabile all’imbottigliare un succo di frutta fanno subito pensare alle magioni dei ricchi del Nord del mondo fortificate apposta per essere separate dai disperati del Sud del mondo il cui sfruttamento (e/o sterminio) ha prodotto la loro ricchezza…
Massimo Ceccherini ha contrapposto Zone of Interest a Io capitano, ma invece parlavano esattamente della stessa cosa…

35) AMERICAN FICTION – Cord Jefferson – Orion [Amazon/MGM] — SuperDown!
Già la minchiata dei luoghi comuni sui neri sfruttati dagli editori woke era un’idea balorda, dalle parti di Claudio Bisio e di Zelig più che di altre cose, ma quella minchiata è per giunta soffocata dalle troppe e ridicole storie ancillari, lacrimevoli apposta, spregevolmente americane nella comunicazione (e cioè superficiali, macchiettistiche, ovvie e improbabili) e inefficaci nella costruzione drammatica…
uno schifo

36) DUNE DUE – Denis Villeneuve – WB — SuperDown!
La solita puttanata interminabile di Villeneuve:
visivamente sciatta che però si atteggia come se fosse un Géricault;
più reazionaria non si può, con bombe atomiche e isterismo religioso guerrafondaio pienamente giustificati, che però si atteggia (come Lanthimos e compagnia) a libertaria;
maschilista, machista e niccianamente odiosa di prevaricazione del forte sul debole, che però si atteggia a femminile solo perché Zendaya, alla fine, riesce a mandare affanculo la suocera;
eugenetista e atavica (con tutto che si risolve, come sempre nei fasci, nel sangue e nella terra: oddio che palle! e che obbrobrio vedere Erde und Blut ancora nel 2024! non solo dopo il nazismo ma anche dopo Israele e perfino dopo le guerre nei Balcani dei 1990s), che però si presenta come criticante quelle visioni solo perché fa finire bruciati sia i nonni sia i nipoti (ancora l’equivoco di chi non è né di destra né di sinistra e finisce, guarda caso, per equiparare tutti, anche chi non se lo meriterebbe!)…
bah…
questa sagra del paraculo spacciata da fenomeno vivente spero che duri poco (i libri, però, sono un po’ tantini, e il seguito religioso per ‘sta roba è incontenibile, come fu per Harry Potter)

37) DAS LEHRERZIMMER – Ilker Çatak – Lucky Red — Up
E dopo tante paraculate, finalmente una denuncia fatta bene, che non propone soluzioni ma neanche ha l’irritante quaquaraquismo di spiegarti la vita: fa solo il tentativo di illuminare insolubili complessità della società odierna, con un tripudio di immagini splendide…
davvero un gioiellino!

38) ALL OF US STRANGERS – Andrew Haigh – Fox Serachlight (Disney) — Down
Fa incazzare come una delle scritture per immagini più spettacolari dell’anno sia al sevizio di una trama obbrobriosamente soprannaturale che è una vera sciacquonata…

39) UN ALTRO FERRAGOSTO – Paolo Virzì – 01 Distribution — Down
Maremma majala, che palle Virzì!
Anche lui in quanto a giustificare anche le peggio merde è arrivato a livelli di fastidio atroci dopo più di 30 anni!

40) PRISCILLA – Sofia Coppola – Vision/Universal — Not so Up
Quant’è carino…
ma quanto non dice una minchia…
…e quanto è paragonabile, in cincischio manierista, ad Allen e Miyazaki…

41) GHOSTBUSTERS: FROZEN EMPIRE – Gil Kenan – Columbia (Sony) — Not so Down
Si sta parlando di un film per bimbi, ma che per i bimbi è realizzato ottimamente, con le battute giuste, le funzioni attanziali che ci vogliono e le metafore là dove devono stare…

42) GLORIA! – Margherita Vicario – 01 Distribution — Up
Molto carino e da vedere e rivedere, ma mentirei nel dire che si fa fatica a capire come va a finire (nonostante alcuni innuendo tutt’altro che scontati e palesi)

43) CIVIL WAR – Alex Garland – A24 — SuperUp!
Sorprendente zampata di Garland, che gira il suo solito film (è la trama di Annihilation) applicandolo bene alle istanze psichiche che diventano civili: davvero da vedere!

44) CHALLENGERS – Luca Guadagnino – MGM [Amazon]/WB — SuperDown!
Una stronzata girata a caso (il solito Guadagnino che riprende gli alberi e non sai perché, che piazza la macchina da presa addirittura sotto il campo da gioco trasparentizzandolo, o che ritiene guardabile la soggettiva di una racchetta: tutte cose che lui ritiene geniali invece che portatrici malate di ridicolo involontario), scritta peggio (non si capisce mai in quale momento siamo nella diegesi) in cui si sembra stigmatizzare un ménage a trois più che conclamato tra coetanei consenzienti, e si sembra addittare come «cose brutte» lo scambiare il sesso con lo sport, come se ognuno non fosse libero di fare il cazzo che gli pare…
mah…
a ma ha fatto ridere!

45) FURIOSA: A MAD MAX SAGA – George Miller – WB — Not so Up
Sì, per carità, tanto carino eh:
le sparatorie sono stupende danze di macchina da presa…
…ma rimangono scazzottate…
e gli attori, tranne un paio di caratteristi, non ci credono, e quindi drenano anche l’interesse per i personaggi e per una trama tutt’altro che concisa…

46) L’ARTE DELLA GIOIA, PARTE 1 – Valeria Golino – Vision/Universal — Up
Golino esordisce con un botto di invenzioni gotiche ricche di know how al servizio di una storia acchiappante!
Ovvio, non ha nulla a che vedere col romanzo, ma chissene!

47) KINDS OF KINDNESS – Yorgos Lanthimos – Fox Searchlight (Disney) — SuperDown!
E riecco Lanthimos con un’altra sprologuiata di 3h, stavolta perfino deistica: ennesimo film che ti dice di essere sotto sotto in disaccordo con quello che mostra ma intanto te lo mostra come l’unica soluzione possibile…
Insopportabile…

48) L’ARTE DELLA GIOIA, PARTE 2 – Valeria Golino – Vision/Universal — SuperDown!
Nella seconda parte, Golino perde il focus: tralascia i problemi politici della trama, abbandona i goticismi e rende la sua protagonista tutto tranne che meritevole di attenzione…
Un disastro…

49) HORIZON, PARTE 1 – Kevin Costner – WB — SuperDown!
Altre 3h e mezzo di serie TV non si sa perché uscita in sala, con personaggi bidimensionali, situazioni trattate con la superficialità della TV, e il passo incerto e lento di un regista che il ritmo non ha mai saputo cosa fosse…

50) DOSTOEVSKIJ, PARTE 1 – Fratelli D’Innocenzo – Vision/Universal — Not so Up
Vedere shots alla Fernando Di Leo è ok, e la prima parte fa entrare nel mood bene…
ma i tempi morti sono tanti…

51) DOSTOEVSKIJ, PARTE 2 – Fratelli D’Innocenzo – Vision/Universal — Not so Up
Comincia il delirio del detective che cerca di trovare il colpevole coi fondi di caffè e gli occultamenti di cadavere nelle case dei misteri come in Dario Argento…
La seconda parte è peggio…

52) INSIDE OUT 2 – Kelsey Mann – Disney — Not so Up
Tutto molto carino e divertente, ma il protagonismo della gioia di vivere (Joy) non credo di averlo compreso… e 100 minuti di film su una cena della pubertà mi è sembrato tanto…
però, ripeto, è tanto carino e divertente…

53) PADRE PIO – Abel Ferrara – RS — SuperUp!
Il rischio di andare a vedere un film religioso su Francesco Forgione si infrange in uno dei testi più ficcanti di antifascismo che si possano vedere: l’eccidio di San Giovanni Rotondo dell’ottobre del 1920 è rappresentato come si deve, e nel contempo si vede benissimo l’atteggiamento della Chiesa (che benedice le armi dell’eccidio) e quello del “santo” (che sembra non sapere nulla, o addirittura fregarsene)…
Il tutto in uno stupendo showing fatto di indugianti soggettive condite con abbaglianti citazioni pittoriche…



15 pensieri riguardo “Il papiro del 2023/2024

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  1. Deve aver richiesto un gran lavoro preparare questo “Pagellone”, complimenti! Non ne ho visto nessuno (per vari motivi sto andando in sala sempre mano), alcuni li evito volentieri, altri mi hai dissuaso dal vederli, altri sono nella lista dei film da vedere e prima o poi di certo capiterà. In generale comunque noto le delusioni da parte di tutti i “grandi vecchi” e tanto atteggiarsi e pavoneggiarsi senza averne motivo. Non pretendo mica che tutti siano dei geni, ma ogni tanto qualche onesto film di personaggi o anche qualche commedia intelligente mi piacerebbe che uscissero.

  2. Hai fatto un grandissimo lavoro. Ne ho visto qualcuno e sono d’accordo con te su “Dune”, “Maestro”, Wonka”, “Saltburn” che ho trovato penoso. Giusto un paio di giorni (chissà perché) mi sono chiesta che fiena avessero fatto i famosi “tre colori” di Hieslwoski. “Priscilla” mi ha divertito molto anche se diceva poco. “C’è ancora domani” proprio non l’ho digerito, mi è sembrato una fredda operazione commerciale studiata a tavolino con un b/n finto e non credibile.

  3. Il parere di Ceccherini potevi anche non citarlo, perché parlarne (anche solo per confutarlo) significa implicitamente riconoscerlo come autorevole. E invece non lo è, perché stiamo parlando di un “attore” che recita nel sottobosco delle commediole all’italiana, e perfino in quei film di serie Z non gliela fa a ritagliarsi un ruolo da protagonista, al massimo gli fanno fare la spalla. Stavo per scrivere che è il corrispettivo di Alvaro Vitali nelle commedie sexy degli anni 70, invece è perfino sotto, perché Alvaro Vitali qualche volta il protagonista l’ha fatto, Ceccherini mai (escludendo ovviamente i film in cui era il regista era lui stesso).
    Detto questo, ho visto soltanto 2 dei film da te nominati: uno è proprio La zona d’interesse, l’altro è C’è ancora domani. Il primo mi è piaciuto decisamente meno rispetto a te, il secondo mi sarebbe piaciuto se avesse avuto il coraggio del lieto fine. E invece la Cortellesi ha temuto che facendolo finir bene il suo film sarebbe diventato banale, stucchevole e troppo poco d’autore, quindi ha fatto marcia indietro, rovinando proprio sul finale quello che altrimenti sarebbe stato un film da 3 stelle convinte.
    Anzi no, ho visto pure Furiosa. Tu dici che la trama non è concisa: io ti rispondo “Almeno c’è una trama”. In Mad Max: Fury Road invece una trama vera e propria non c’era, perché quel film non era altro che un collage di scene d’azione tutte uguali identiche le une alle altre. Quando lo guardi sembra che si sia attivato uno screen saver che ti fa rivedere all’infinito sempre le solite immagini. Con Furiosa George Miller ha fatto un netto progresso, a riprova del fatto che non è mai troppo tardi per migliorare.

    1. Su Ceccherini sei stato così assertivo che non posso che risponderti “ma Ceccherini ha anche dei difetti!”…
      Sulla Cortellesi non posso che aggiungere che, secondo me, con la madre che si impiccia nel mettere la bomba al bar del fidanzato della figlia, non fa capire alla figlia un bel nulla della violenza del fidanzato…
      Su Fury Road ti dico che, se non ci vedi la trama di liberazione, vuol dire che proprio staresti bene sotto il giogo di Immortan Joe… non mi stupirebbe tu simpatizzassi per questo governo!

      1. Dire che simpatizzo per questo governo è riduttivo. Ho votato la Meloni ogni volta che ho potuto dalle europee del 2014 in poi. Pensa che in quell’occasione Giorgia non riuscì neanche a superare lo sbarramento: allora sarebbe stato assolutamente imprevedibile che solo 8 anni dopo lei sarebbe diventata la prima donna presidente del Consiglio nella storia d’Italia. Quanta strada abbiamo fatto insieme, Giorgia. E quante volte mi hai reso orgoglioso di te in questi anni, prima e dopo aver preso le redini di questo paese.
        Mi pare di capire che tu invece non sostieni questo governo angelico (lo definisco tale perché è celestiale la Meravigliosa Creatura che lo presiede): spero che questo non intacchi minimamente la splendida amicizia virtuale che abbiamo stretto ormai diversi anni orsono. Ho sempre odiato gli stupidi che diventano nemici giurati di quelli che la pensano in maniera diversa da loro per quanto riguarda la politica, e ho troppa stima della tua intelligenza per pensare che tu possa essere uno di loro.

      2. Estremamente estraniante sentire designare una versione femminile (solo di genere, perché di grammatica è ugualmente maschile per sua preferenza) di Immortan Joe come angelica meravigliosa creatura: ma a ciascuno le sue gioie…
        E per quel che riguarda la stupidità, vale sempre “stupido è chi lo stupido fa”…
        In ogni caso: prima ‘sto governo se ne va e meglio sarà per tutti… perché “politica” è purtroppo ogni cosa..

      3. Una precisazione: anche se nutro un’evidente stima nei confronti di Giorgia Meloni, non approvo tutto ciò che ha fatto nei 10 anni in cui l’ho votata. Ad esempio, ho trovato irresponsabili i suoi ammiccamenti ai novax durante la pandemia. Anzi, mi hanno fatto proprio schifo, perché lei ammiccava ai novax non perché ritenesse saggia la loro posizione, ma solo perché le faceva gola l’idea di arraffare i loro voti.
        Ho disapprovato anche la sua legge sull’autonomia differenziata (anche se va detto che lei l’ha approvata solo perché altrimenti i leghisti staccavano la spina al suo governo). A venirne danneggiati sarebbero non solo i meridionali, ma gli italiani in generale, perché sarebbero costretti a fare tutto nella propria regione, e quindi sarebbero in pratica imprigionati al suo interno. Per me che tengo moltissimo alla mia libertà questa sarebbe una costrizione inaccettabile.
        Giorgia you’re just too good to be true, I can’t take my eyes off of you.

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