«The Shards» di Bret Easton Ellis

Da fan dello scrittore (cito Rules of Attractions anche là dove non c’entra nulla), ero sicuro di precipitarmi a comprare il suo ultimo bestseller immediatamente dopo l’annuncio dell’uscita in Italia…

invece, i rumors sui diritti per una serie già affidati a Guadagnino (il mio regista detestato), mi hanno fatto un po’ scemare l’aspettativa…

e, infatti, il libro alla fine mi è caduto in testa dall’alto: cioè me l’hanno regalato!

mi hanno ovviamente regalato l’ebook dell’edizione ufficiale italiana, con traduzione di Giuseppe Culicchia, distribuita da Einaudi nel 2023…

Less than Zero (’85) e Rules of Attractions (’87), Easton Ellis li pubblicò con Simon & Schuster, che provvidero ai diritti di traduzione cercando il miglior offerente…
quando un accordo sembrava fatto con Mondadori invece prevalse l’offerta dell’editore avventuriero napoletano Tullio Pironti…
Pironti fa tradurre a Francesco Durante sia Less than Zero (Meno di zero, ’86) sia Rules of Attractions (’88, la traduzione di Durante di Rules of Attractions io l’ho detestata)…

American Psycho è invece pubblicato da Knopf, che riimbastisce i contratti e sceglie Bompiani per la distribuzione italiana, contemporanea all’americana, nel 1991…
Bompiani affida la traduzione a Pier Francesco Paolini, un professionista che si era misurato anche con William Golding e Watership Down

Knopf va avanti con Bompiani anche per The Informers, che fa tradurre a Francesco Saba Sardi (Acqua dal sole) ancora in contemporanea con gli USA, nel 1994…

poi però, intorno al 1995, Knopf, per chissà quale ragione, decide di affidare l’intero blocco librario di Easton Ellis a Einaudi, con tanto di massicce operazioni di ripresentazione, spesso anche con traduzioni nuove!

nel ’96, Marisa Caramella ritraduce Less than Zero con veste Einaudi, mentre nel ’97, le Rules of Attractions di Einaudi mantengono la versione di Durante…

alla stessa altezza cronologica, Knopf ed Einaudi devono aver disposto l’esclusiva anche dei romanzi futuri…

Nel 1998, Glamorama esce direttamente con Einaudi, un anno dopo la prima americana, con traduzione di Katia Bagnoli…

Nel 2001, allo scoccare del decennio della prima edizione, Einaudi ripropone American Psycho con una traduzione nuova di Giuseppe Culicchia…

e da allora Easton Ellis diventa materia di Culicchia, che traduce in diretta americana, anche Lunar Park (2005), Imperial Bedrooms (2010), White (Bianco, 2019) e questo Schegge, Shards

sfugge a Culicchia la sola ripresentazione di The Informers nel 2006, che mantiene la versione di Francesco Saba Sardi…

nonostante i successi, le cose non devono sempre essere andate bene per Easton Ellis: le sue esternazioni, spesso molto poco politically correct, forse devono aver influito sul non farlo davvero ben volere nell’America che, piano piano, si scopriva o trumpiana o ferocemente anti-trumpiana, con poco spazio per interventi più complessi

forse la svolta un po’ troppo autobiografica di Lunar Park, che radicalizzava le già presenti nuances autobiografiche degli altri romanzi, non ha effettivamente pagato, così come non ha pagato, magari, ripiegare su un vero e proprio “seguito”, cioè Imperial Bedrooms, sequel di Less than Zero

oppure è stata la sua sfarfallonata per il cinema…

da tutti i suoi romanzi fino a The Informers sono stati tratti dei film:
di Less than Zero se n’è occupato Marek Kaniewska nel 1987;
American Psycho è diventato il cult di Mary Harron del 2000…
Rules of Attractions è diventato il capolavorino di Roger Avary del 2002;
di The Informers si sono occupati Nicholas Jarecki e Gregor Jordan nel 2008…

da allora Easton Ellis cerca Hollywood a più non posso: quella Hollywood dove è cresciuto, quella San Fernando Valley dove ha respirato…
ma Hollywood non sembra affatto ricambiare…

un remake di Quentin Tarantino di Less than Zero, da lavorare dopo il 2002 per la Fox (proprio sull’onda di Rules of Attractions, girato da Avary, che era un tarantiniano), non viene fatto…

nel 2012, Easton Ellis cerca in tutti i modi di farsi assumere per la sceneggiatura di 50 shades of Grey, e in qualche modo deve aver lavorato con Universal alle prime idee di cast (pare che suggerì Robert Pattinson), ma poi tutto quanto fu messo in mano ad altri scrittori (tra cui Patrick Marber)…

tra vari progetti incompiuti, Easton Ellis riesce a entrare nel giro di Paul Shrader: scrivono un paio di cose insieme, ma poi riescono a ottenere un nulla osta degli studios solo per The Canyons, in quanto riescono a produrlo loro con diversi modi di finanziamento (anche Kickstarter), con il produttore Braxton Pope, da allora socio cinematografico di Easton Ellis…
Shrader trasforma la sceneggiatura moltissimo e sulle prime Easton Ellis e Pope hanno da ridire e cercano perfino di far montare il film ad altri (a Steven Soderbergh, per esempio), ma poi Shrader ha la meglio…
The Canyons, uscito nel 2013, oggi è un piccolo cult, ma allora fu un fallimento…

quindi Easton Ellis sembra tampinare per un po’ Gus Van Sant, attore di The Canyons scritturato da Pope, tra 2013 e 2014… si accordano per fare un film intitolato The Golden Suicide
ma non ne esce niente…

con Pope manda avanti per qualche mese Golden Suicide, arrivando ad assumere ufficialmente Gaspar Noé, ma tra Noé ed Easton Ellis non corre buon sangue: Easton Ellis ha poi detto che Noé aveva un comportamento «erratico»…

dal fallimento di Golden Suicide, Easton Ellis ripiega in un podcast tutto suo, su Patreon, nel quale parla del suo lavoro, dell’attualità e quant’altro, invitando spesso diversi ospiti amici…

nel 2016 scrive The Curse of Downers Grove per Derick Martini, basato su un romanzo di Michael Hornburg… non lo vede quasi nessuno…

ancora nel 2016 si produce e si dirige da solo una webseries, The Deleted… ininfluente…

una serie di Less than Zero, proposta proprio da Easton Ellis a Hulu nel 2018, non viene comprata…

…allora scrive White, una raccolta di saggi, e riesce a produrre (con Pope e la Lionsgate) Smiley Face Killers del vecchio Tim Hunter nel 2020… ma solo per l’on demand e l’home video

…e i libri, veri ed effettivi, mancano addirittura dal 2010…

dopo tutti questi flop, la Knopf (oramai Knopf Doubleday del colosso Penguin Random House) non deve essere stata così ansiosa di pubblicare il nuovo romanzo di un scrittore poco “redditizio” da quasi 15 anni…

The Shards, infatti, viene prodotto completamente da Easton Ellis sul suo podcast, in 25 puntate tra 2020 e 2021…

e solo dopo il podcast, Knopf si muove e lo pubblica…

io ho seguito molto agilmente Culicchia finché non ho letto «un bel bocconcino» nel capitolo 5…
e quella perifrasi, non so perché, mi ha stonato

quindi ho comperato l’ebook di Knopf, in inglese (la prima edizione della collana Borzoi), e dal capitolo 5 ho letto tutto in inglese…
il «bel bocconcino» è «She’s hot, quite the little honey»…

e ho visto un paio di idiozie paragrafematiche discordarti tra Einaudi e Knopf…
i capitoli sono 31, con in più una nota preliminare, in tutte e due le versioni…
in Einaudi, però, la scansione interna degli episodi all’interno dei capitoli non è evidenziata in nessun modo: c’è solo un semplice spazio tra un episodio e l’altro…
in Knopf, invece, il passaggio di episodio è indicato con una lineetta e con la maiuscolizzazione delle prime parole dell’episodio…
in Einaudi, il capitolo 31 fluisce senza soluzione di continuità fino alla fine…
in Knopf, quello che in Einaudi è l’ultimo episodio del capitolo 31 è invece una Author’s Note completamente a parte…
in Einaudi c’è una dettagliata nota di copyright per i numerosi testi delle canzoni citate…
in Knopf non c’è…

Easton Ellis ritorna, si diceva, dopo quasi 15 anni di assenza dalla narrativa con uno dei suoi romanzi un po’ soliti

è di nuovo interminabile (come lo era American Psycho), di nuovo sessualissimo e di nuovo disperatamente nichilista…

ed è di nuovo autobiografico

ma ancora una volta i motivi per rimanere attaccati a The Shards, come si rimaneva attaccati ad American Psycho, ci sono…

Bret Easton Ellis in persona ci dice che all’inizio degli anni ’80 gli sono successe cose molti tristi… e inizia a raccontarcele…

All’inizio dell’autunno del 1981, Easton Ellis si presenta a noi con una sua versione fictionalizzata
è un 17enne alla fine della High School losangelina, prossima a Hollywood, già a lavoro su Less than Zero, e per miracolo connesso con i ricconi super-glamour della sua scuola, cioè la sua migliore amica Susan, immancabile Homecoming Queen, la sua ragazza Debbie, e il suo migliore amico, immancabile quarterback di football, Thom…

Susan e Thom stanno insieme, come è prassi che la Homecoming Queen stia insieme al quarterback, e Debbie è la figlia di un produttore abbastanza importante, Terry…

Easton Ellis, nel romanzo sempre Bret, sembra voler bene agli amici, ma è consapevole che la loro amicizia è una facciata…
Bret non seguirà le vite già scritte, da privilegiati, degli amici: i suoi genitori sono sì ricchi ma non così tanto, e lui è sì palestrato e carino, ma non è il figone che è Thom…

e poi Bret è scrittore, è un drammatico e un tragico, spesso solitario, e molte volte non si diverte come si divertono gli amici…

e poi Bret ha la sensazione che gli amici abbiano una vita tutta loro, senza di lui…

però anche lui ha una vita tutta sua, senza gli amici: e gli amici lo sanno…

quindi sono amici, ma amici che non si confidano tutto; amici un po’ sì e un po’ no…

il segreto maggiore che custodisce Bret è l’essere bisessuale, e il fare sesso con almeno un paio di compagni di scuola, Matt e Ryan: è solo sesso, e ben nascosto a tutti, e le implicazioni sentimentali sembrano non affiorare neanche nell’immaginazione dei ragazzi…
perché è il 1981, e i gay sì, sono tollerati, ma i bisessuali sono ancora considerati dei poveri indecisi con zero rispetto di genere
e i gay sono tollerati fino a un certo punto…
si percepisce che Debbie avverte i tradimenti di Bret e li avverte ancora di più perché sono omoerotici, e la cosa non è taciuta come invece si cerca malamente di fare in Maestro

inoltre, Bret è un adolescente un po’ parecchio fissato col sesso…
sì, ha amplessi efficaci con Debbie, ma quello che vorrebbe di più sarebbe una cosa a tre con Susan e Thom… e poi tende ad assimilare, o semplicemente a “provare”, qualsiasi emozione con effetti sessuali: veri e propri orgasmi emotivi…

l’esistenza di Bret non sembra andare via piena di felicità, perché questi rapporti a metà lo fanno soffrire; la mancanza di fiducia con gli amici, che sanno e non sanno della sua bisessualità, lo tormenta; e l’ansia di venire scoperto come semplice frocio nella perbenista High School riccona è tantissima…

inoltre, con i suoi amici, la vita di Bret va avanti a metaqualone, alcool, valium e cocaina, ben disponibili nelle principesche feste nei manieri degli amici ricconi che hanno cadenza quasi settimanale!

ma le droghe e l’ansia di affetti non sono mai un motivo di vita facile, specie per uno scrittorino già di per sé drammatico e tragico, che, con le droghe e l’ansia, ci dimostra spesso che quello che vede non è esattamente quello che c’è…

e il fatto che tutto quanto sia narrato dall’io narrante di un Easton Ellis 60enne che rimembra il se stesso 17enne, dichiaratamente ricordandosi dei ricordi che probabilmente sono solo effetti lisergici e non traccia della realtà di ciò che è stato, complica tutto quanto…

fatto sta che la fantasia un pochino fervida di Bret viene molto scombussolata dalle notizie della cronaca locale sull’azione di un serial killer, The Trawler (il pescatore a strascico): un serial killer che entra nelle case delle future vittime, e in quelle delle persone loro vicine, sposta i mobili, manda per posta i manifesti di concerti di cantanti, fa telefonate mute, e uccide gli animali domestici!
un serial killer che sembra agire in contemporanea a un culto satanico, i Raiders of the Afterlife (i cavalieri dell’oltretomba), che fa azioni dimostrative vandale contro i country clubs milionari (manomette i bagni, per esempio)…

tra un cacchio e l’altro, Bret si convince che The Trawler sia un suo compagno di classe, tale Robert Mallory, appena piovuto da Chicago proprio il primo giorno dell’ultimo anno (l’anno senior) della High School…

un Robert Mallory che ha subito successo a scuola e che lega assai con gli amici, perfino con Matt e Ryan e, tragedia, soprattutto con Susan…

Bret vede in Robert un elemento estraneo che apre le piaghe di diffidenza già presentissime tra lui e i presunti amici…

che Susan parli di più con Robert è motivo di enorme risentimento…

che Susan cominci, perfino, a preferire Robert a Thom è tragedia…

e tragedia maggiore è che Susan non parli a Bret, al suo «migliore amico», di quanto le sta succedendo e del suo rapporto con Robert!

e per Bret è anche moralmente odioso che Susan cominci a innamorarsi di Robert senza comunicare nulla all’ignaro Thom, che avverte i problemi ma che non riesce davvero a enumerarli!

Bret si ossessiona a Robert…
lo vede dappertutto: con Matt e con Ryan… con Susan e con Thom…
lo vede nei posti dove The Trawler ha colpito…

Bret comincia a seguire Robert con la macchina della madre…
e lo vede andare in una casa abbandonata sulle colline hollywoodiane…

è convinto che “coincidenze” simili al modus operandi di The Trawler colpiscano i suoi amici: in camera di Matt compare il manifesto di un cantante arrivato per posta; i telefoni suonano a Debbie e a Matt, e alla risposta nessuno parla; sparisce il gatto di Matt; uccidono il cavallo di Debbie…

poi Matt muore…

Bret è convinto sia vittima del Trawler e si ossessiona ancora di più con Robert…

però Bret alimenta queste ossessioni con le droghe, droghe che sovrappongono in maniera insana i sospetti su Robert con la semplice constatazione che i suoi amici sono estranei

i suoi amici preferiscono Robert
e i suoi amici dicono i loro segreti a Robert!

ma Bret non riesce ad ammettere che i segreti lui, agli amici, non li ha mai detti: nessuno sa che fa sesso con Matt e Ryan…

e che sia stato un amante di Matt lo renderebbe lui stesso un perfetto sospettato, non Robert!

e le telefonate mute, i manifesti recapitati ecc., potrebbe benissimo farle Bret stesso, non solo Robert!

difatti, Robert sa che qualcuno lo segue, e sospetta di Bret: e dice dei suoi sospetti a tutti: a Susan, a Ryan, a tutti!
e Robert è convintissimo che Bret sia coinvolto nella morte di Matt, e ha numerosissimi sospetti che Bret sia omosessuale: non lo vede sbavare come sbava lui su Susan, per esempio; non lo vede così felice in compagnia di Debbie; e lo vede molto “attratto” da Ryan e Thom… e, soprattutto, lo vede disposto a dare il culo al padre di Debbie pur di lavorare a Hollywood!

Robert sospetta di Bret, e ne rileva i tanti segreti molesti
e Bret sospetta di Robert, e anche lui ne rileva i tanti segreti molesti:
che il padre lo considera responsabile della morte della madre, caduta dalle scale, forse spinta da Robert, anche se non c’è alcuna prova;
che forse ha violentato la sorellastra minorenne;
e che è uscito un paio di sere con la prima vittima del Trawler!

ma anche Bret usciva con Matt, presunta vittima del Trawler…

questo gioco di diffidenza, proiettato su tutta la sfera sociale di Bret, rappresenta il tempo dell’High School davvero come un momento di paranoia, di segreti inconfessati, di relazioni tra persone che fanno finta di essere qualcun altro, per esempio i ruoli e le maschere standardizzate della High School (la Homecoming Queen, il quarterback: semplici funzioni da impersonare, volenti o nolenti) e che si spacciano come amiconi per sceneggiatura quando invece di te non gliene frega niente; un tempo tutto anabolizzato e pompato dalla droga…

ed è il mondo ideale di American Psycho!

Bret identifica il serial killer proprio in colui, Robert, che uccide i suoi affetti prendendo il suo posto, senza mai ammettere che quegli affetti in realtà non c’erano, erano facciata e che anche Robert potrebbe dire lo stesso di Bret: un Bret che lo sputtana come pazzoide basandosi su dicerie e su malintesi di fatti così come Robert stigmatizza Bret come frocio senza conoscere la vera natura dei suoi rapporti con Susan, con Thom, con Matt, Debbie e Ryan, e giudica solo per tassonomie larghe, brute e imprecise…

e la verità, in questo scontro di diverse convinzioni, non interessa granché, perché non esiste verità se non percezione…
e uno è percepito serial killer se uccide un’amicizia, anche se quell’amicizia era già morta o non c’era mai stata; oppure è stata uccisa dagli stessi agenti, gli stessi falsi amici, senza bisogno di alcun serial killer “esterno”…

ma la suggestione consolatoria di dare la colpa a qualcun altro, a una maledizione pazza e dissennata che ti ammazza gli amici, è molto più facile che fare un esame di coscienza e dire che tutti «muoiono», e tu stesso muori, solo per colpa tua e dell’entropia raggelante e sempre presente della vita fasulla sotto droga e sotto la dittatura della ricchezza: un’esistenza che implica paranoia, finzione, diffidenza, e, dietro la facciata, nasconde solo sfacelo, morte e cadaveri morali in decomposizione…

…vivi in un posto di facciata che fa dell’ipocrisia, e della paranoia che l’ipocrisia venga smascherata, la cifra del mondo: e tu stesso diventi paranoico, e ti metti a nascondere tutto quanto, così tanto che tutti sanno che la verità non c’è, c’è solo la facciata…
e poi, la sensibilità riaffiora solo per accorgersi che della verità, dopo anni di allenamento nel nasconderla, non solo non frega nulla a nessuno, ma nessuno è più in grado di riconoscerla

Gli inseguimenti di Bret a Robert sono interminabili, e sono un tedioso stradario di Los Angeles…
Le scene di sesso, soprattutto omoerotiche, sono tantissime, sempre con l’eccesso svarionato e iperbolico delle scene di sesso di Easton Ellis…
L’andamento episodico del romanzo, nato a puntate su un podcast, allunga il brodo in modi indicibili…
La narrazione, finché non viene fuori l’inghippo del metanarrativo e dell’allucinazione, è di un esattezza quasi ottocentesca, tutta positività e sicurezza, che fa davvero male a chi ha conosciuto l’Easton Ellis immediatamente strano, senza alcun preambolo, degli altri romanzi…

alla fine, le 700 pagine di The Shards ti mangiano e affogano…

però poi constati che il modo di Easton Ellis di raccontare tutti i dettagli del sesso e tutti i momenti dello stradario losangelino, alla fine, ci hanno stancato come hanno stancato lui…

nel profluvio dei dettagli inconsistenti delle azioni inutili di sesso, inseguimento e convenevoli scolastici, il personaggio Bret perde la trebisonda del reale, e anche noi, così affogati nel superfluo, non vediamo più l’essenziale

e difatti anche noi ci disorientiamo con Bret…

anche noi abbiamo inutilmente inseguito Robert alla casa in collina per coglierlo in una flagranza di reato che non c’è…
anche noi abbiamo scopato Matt, Ryan e Debbie senza convincimento…
anche noi siamo stati molestati dal padre di Debbie…

e anche noi abbiamo i sospetti che Robert sia colpevole…

ma noi lettori conserviamo sempre la lucidità che anche Bret potrebbe essere The Trawler, o che potrebbe servirsi del Trawler per vendicarsi di quei falsi amici che hanno preferito un estraneo a lui, che si sono fidati dei pettegolezzi sulla sua bisessualità invece che confrontarsi con lui…

ma quella lucidità, come la verità, non serve a niente: ce la teniamo noi…

e nel dirla nessuno ci crederà…

perché anche noi, immersi nel mare di noia di The Shards, viviamo oramai anche noi nell’acquitrino di facciata di Bel Air…
in cui chiunque cerchi la verità è zittito dalla normalità di facciata
tutti i personaggi passano sotto alle forche caudine di essere zittiti dai benpensanti: non solo Bret, con le sue fumisterie contro Robert, è preso in giro da tutti, ma anche Debbie, sicura che il padre sia “coinvolto” con Bret, è zittita da tutti; Thom, sicuro che Susan lo tradisca con Robert, è zittito da tutti, con le sue preoccupazioni liquidate come paranoie; e Susan, sicura che sia stato Bret a pugnalarla, è zittita da tutti, con la scusa che quella sicurezza è inconsistente per via dei calmanti e dell’anestesia del ricovero…

alla fine, tutti, nonostante siano stati zittiti, sono sicuri di aver detto la verità:
e difatti si sa che Susan tradiva Thom con Robert…
si sa che Bret ha scopato, forse molestato forse no, col padre di Debbie…

e magari si sa anche che è stato Bret, travestito da Trawler, a pugnalare Susan apposta per dare la colpa a Robert…

ma invece non sappiamo niente, non c’è conferma… c’è solo il sospetto, quel sospetto che serpeggia, che c’è sempre, che non puoi provare, ma che è più forte di qualsiasi evidenza: quella malsicura insicurezza dovuta a una vita di facciata, di falsità e diffidenza, secondo la quale ormai percepiamo ogni cosa…

non c’è conferma neanche che Robert abbia fatto quello che Bret è convinto abbia fatto (cioè uccidere la madre, violentare la sorellastra e essere connesso con la prima vittima del Trawler: tutte cose che Bret deduce e sospetta senza però alcuna prova)…

dall’altro lato Robert era convinto che Bret avesse a che fare con la morte di Matt, e noi sappiamo che non è vero…

ma la nostra posizione è esattamente come quella di Bret…

siamo avvinti da una storia, una vita di paranoia che cerchiamo di imbrigliare e organizzare, con numerosi dettagli noiosi, ma che alla fine ci sfugge…

il fine ultimo del Trawler e dei suoi Raiders of the Afterlife, chiaramente ispirati un po’ a Zodiac un po’ alla Family di Manson, rimane solo nei vaniloqui delle lettere pazzoidi e senza senso che vengono scritte alla polizia e “firmate” da sedicenti Trawler e Raiders…

il coinvolgimento di Bret, quello di Robert, la morte di Matt…
…tutto rimane lì, irrisolto, come la vita stessa: e va a finire nel fluire dell’indifferenza di un mondo a cui non frega niente se uno c’è o non c’è: e a cui non frega niente di come chiunque riesca a organizzarsi i fatti per ottenere una sua verità

Bret/Robert: uno doppio dell’altro (con tanto di immancabile carica erotica per un Bret per cui ogni buco è galleria, carica erotica schifata da Robert, cosa che aumenta un risentimento e una voglia di rivalsa in Bret, che comunque è quasi attizzato dalla vergogna di provare attrazione per uno che disprezza e ritiene serial killer!) nello sfacelo del sospetto dovuto all’ipocrisia in cui niente rimane…

…se non le amicizie fasulle mascherate da rapporti imprescindibili della vita…
…e i nostri goffi e rabbiosi tentativi di vendicarsi, tentativi di rivalsa sociale, di un meno ricco nei confronti dei ricchi, in un’adolescenza di merda nelle gabbie d’oro delle facciate paranoidi, tentativi di riprendersi quegli amici che non abbiamo mai avuto, tentativi che sono tutti miseramente falliti…
perché ormai gli amici sono persi…
…di anni ne abbiamo ormai 60…
e tutti i dettagli, che sembravano così precisi, sono sogni lontani che non comprovano, non riscontrato e non dimostrano, un beato cazzo… se non che nella vita siamo stati soli, affogati nella paranoia della diffidenza, e che gli amici non ce li abbiamo mai avuti…
…e per questo saremo sempre soli
soli in un mondo senza una verità che possa essere una nostra verità, perché è solo proiezione della paranoia…

…e per esprimere questo, per rendere questo qualcosa di tangibile, anche se solo scritto o immaginato, quale metafora migliore del serial killer, dell’uccisore che, col suo schema pazzoide, razionalissimo nella sua follia, rende palese quanto la razionalità possa diventare pazzia in un baleno…
quell’uccisore che manifesta come morte le amicizie che si credevano vive ma che vive non sono mai state: quel serial killer simbolo della nostra marcescenza vergognosa privata e psichica che, con schemi che sembrano logici quando invece sono una sequela di panzane autopensate, sceglie cosa far sparire…
i nostri finti amici, il nostro mondo e noi stessi: far sparire tutto quanto per esprimere il vuoto interiore che abbiamo a causa dell’ambiente e che, vendicandoci, vorremmo estinguere, rendendo vuoto lo stesso ambiente e tutto il resto…

perché solo quando il tutto sarà nulla perderà finalmente di significato quel mio nulla che mi opprime

a me i libri così piacciono!
anche se dal capitolo 5 al capitolo 25 mi volevo strappare le gonadi dalla noia!

ovviamente so già che Guadagnino, nell’imminente serie (si dice per HBO), farà un pastrocchio di superficie, cioè un soft porn adolescenziale con, ogni tanto, sequenze di ragazzetti che guidano la macchina…
pare che Jacob Elordi e Zendaya potrebbero essere scritturati…
e che Easton Ellis sembra voglia dirigere di persona un paio di puntate…

2 pensieri riguardo “«The Shards» di Bret Easton Ellis

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