Credo abbia addirittura vinto la sezione Un certain regard a Cannes…
e ha la saggezza insuperabile di durare 90 minuti!
Miracolo!
Esordio di una regista, Molly Manning Walker, che però lavora da più di 10 anni nei corti britannici, soprattutto come direttrice della fotografia…
Con diversi riferimenti alle Spring Breakers di Harmony Korine (2012) e con una spruzzata di visualità “plastica”, con quei colori che sembrano plastilina scolpita, dalle parti di Millennium Mambo di Hou Hsiao-sien (2001, di cui però non ha il gusto per il long takes), Walker confeziona un filmettino effettivamente molto grazioso, ma anche, tutto sommato, un compitino più per uno streaming intelligente che per una serata in sala…
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Le feste ubriache dei personaggi, avvolte nei colori stupefacenti, certo catturano, ma fanno anche un po’ calare la palpebra…
Invece straordinari gli zoom in avanti straniosi, che ristringono l’immagine perfino sacrificando la visibilità degli attori (finisce che abbiamo un frame con solo braccia o gambe di non si sa chi, con al centro non si sa cosa: intrigante!), usati per dare tensione quando la trama sembra volgere al brutto…
però la trama al brutto non volge, ma volge al riflessivo e al teorico, con una trattazione targhettizzata fortemente su una porzione di popolazione, cioè le ragazzine ansiose di entrare nel mondo dei “grandi”, per le quali organizza una dimostrazione, un manuale, di come la loro esperienza potrebbe essere vissuta o vista…
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per chi abbia curiosità di considerare le emozioni e le difficoltà delle ragazzette timidone alle prese con un mondo che appare scafato e disinvolto c’è tanto mondo da scoprire…
per chi è una ragazzina timidona c’è la scoperta che la disinvoltura esposta altro non è che semplice prevaricazione, e l’avvertimento alla prudenza su quanto subire prevaricazioni, anche quando si pensa di volerle subire, non sia affatto piacevole…
per tanti altri c’è uno speciale sottofondo alla Tess dei D’Urberville (dico così solo perché l’ho letto da poco, e perché la collanina indossata dalla protagonista afferma «Angel»), per cui tutti insistono perché tu faccia una cosa, prendendoti in giro perché ancora non l’hai fatta, e quindi sei un cretino, e quando finalmente l’hai fatta, perfino subendo, tutti continuano a prenderti in giro perché adesso che quella cosa l’hai fatta sei finalmente un cesso di persona come tutti gli altri… e ti scappa: «tanto valeva non essere cesso, rimanere cretino, e non subire proprio nulla!»
e inoltre, che tu abbia subito, è comunque colpa tua, perché non l’hai detto subito…
…anche ad amici ai quali, è ovvio, di te si interessano solo per abitudine, e che di fondo si divertono delle tue disgrazie…
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Una rappresentazione sociale uguale a mille altre, rivista dappertutto, e appunto pensata per un circoscrittissimo insieme di pubblico giovanilistico che apprezzerà la ottima sensibilità delle giovani attrici e la conduzione assolutamente onesta del problema…
per gli altri, forse, delle belle immagini consapevoli e capaci, certe volte, di ipnotizzare per la loro superba vena cromatica e avvolgente, e anche intelligenti nel saper suscitare tensione con mezzi tutti visivi, potranno bastare a compensare la bambineria del film, la sua semplicità, il suo troppo insistere sulle videoclippate delle feste etiliche inutili, la sua illustrazione del terzetto di amiche (con la più grandicella che ti canzona e tradisce) così classica da rasentare lo stereotipo, e la sua natura di prontuario per persone specifiche…
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In ogni caso le capacità di Molly Manning Walker come ottima professionista visivo-diegetica sono fantasticamente adatte per rinvigorire qualsiasi industria cinematografica!
Per capirsi, per certi versi, è quasi meglio dei film di Kechiche, ma per altri è un campionario di rivisione dei telefilm americani anni ’80-’90 con qualche perla visiva in più…
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