Wonka

Già in Burton V mi veniva da osservare che Rousselot, Pescucci, McDowell, Depp ed Elfman, con la loro corazzata di soldi e know how, non avevano gli artigli abbastanza affilati per lottare corpo a corpo con quella massa di cult che erano, allora dopo 35 ma oggi dopo ben 52 anni, Gene Wilder, Wolper e, soprattutto, Leslie Bricusse e Anthony Newley, le cui melodie, allora (35 anni dopo) e oggi (52 anni dopo), riecheggiano belle pimpanti negli orizzonti culturali di tutti…

Questa cacchiatella di film di Wonka, infatti, Burton non lo considera neanche di sfuggita: non ne contempla proprio l’esistenza…

il tutto è rapportato al film del 1971, quel film che Roald Dahl odiò e che gli eredi disconoscevano tanto da contribuire a pagare il remake di Burton 35 anni dopo…

ma i suoni del film del ’71 sono rimasti lì

è il film del ’71 che impera nell’immaginario

ed è il film del ’71 che Paul King intende, ancora una volta, rifare

Pure Imagination di Newley/Bricusse è il main theme di un musical che vorrebbe costruire quel che arriva prima del film del ’71, i cui suonetti del fischietto, e, ovviamente, il ritmo degli Oompa Loompa di Newley, sono tutti puntualmente citati…

il risultato è un cacca, ma, data l’operazione ci si chiede come sarebbe potuta andare diversamente…

è come Amici Miei Quattocento di Neri Parenti: come poteva valere qualcosa?

è come se Gabriele Muccino rifacesse Accattone di Pasolini (vi ricordate le polemiche che Muccino tirò fuori contro il Pasolini-regista nel 2015?) con Favino e Accorsi e musiche di Povia: come potrebbe venire bene?…

è come se Zack Snyder rifacesse La battaglia di Algeri di Pontecorvo

come se Renzo Martinelli rifacesse Via col Vento con Gabriel Garko nel ruolo di Rhett

come se Checco Zalone girasse il remake di Heat

e sbizzarritevi voi a proporre altre aporie

Il mondo realizzato da Paul King e dalle sue lussuose maestranze (le scenografie sono di Nathal Crowley [evidentemente dopo l’incontro con Damien Chazelle per quel travaso che fu First Man non si è più ripreso], la fotografia è di Chung-hoon Chung [che oggi non va male a Hollywood e che qualcosa di buono l’ha anche fatto], i costumi di Lindy Hemming [un’altra “nolaniana”, dopo Crowley]) è quello dei filmetti per bambini in green screen: tutti sembrano bambolotti o statuine, delle brillanti lampadine, delle porcellane semoventi, che giustificano la loro stantia fintezza con i pretesti di autoproclamazione di cinema o di gioco di prestigio, o di sogno

perché, con un andazzo aperto forse da David Yates e dagli Harry Potter più odiosi, e consolidato dalla eterna prassi dei live action Disney, «il film per bambini» deve essere quella roba lì: quella cosa in cui le istanze di verosimiglianza, o di uso della finzione per giungere alla realtà (cose ancora lievissimamente presenti in quello spot che fu lo Schiaccianoci), non ci devono essere: deve essere solo studio, sound stage, appunto Pure Imagination, come se la Pure Imagination significasse pura evasione, puro scazzo, puro edonismo del rincoglionito che si immagina…

in una puntata dei Simpson, Lisa prova fascinazione per un’amica scrittrice capace di inventarsi storie fantastiche, ma poi si accorge che è completamente “malata” quando le dice che «il mondo reale è per coloro che non riescono a immaginarsene un altro», e si mette a litigarci proprio perché se le fantasie non diventano reali a un certo punto, allora, davvero, cosa si sono inventate a fare?

King porta avanti l’idiozia che l’immaginazione è fine a se stessa, che non serve a niente, che non serve agire se puoi immaginare, che le cose non sono connesse, che immaginare per agire è una direzione che non si può prendere!

e fa un un film così «fuori dal mondo» che manco è incantato, è del tutto finto, così finto che manco è storia ma è direttamente menzogna

Infatti la vera morale dello Wonka del ’71 (e anche dello Wonka di Burton), che comprendeva l’unheimlich di Wonka, la sua perfidia, e la sua dose inquietante, è del tutto tagliata da King: Chalamet è sempre carino, mai “sardonico” come Wilder (o come Depp), mai in qualche modo spaventoso, né al di là del bene e del male, ma solo buonissimo, scemotto, catatonico nei sorrisini da paresi…

e la sua storia è appunto quella menzogna dei film hollywoodiani [e di Dahl tout court, vedi il finale di The Witches], quella per cui la ricchezza non è un male, che è la ricompensa giusta per i giusti, che i soldi sono belli e buoni, e sono cattivi solo perché in mano agli avidi e ai corrotti…

quando Wonka arriva al denaro si mette a dire alla gente: «questo è il nostro denaro per la Res publica»? ovviamente no: se lo tiene lui e ci costruisce la sua impresa privata, che ha fondato sbrindellando un monopolio…
l’ha sbrindellato per etica dell’economia?
per fondare una società solidale?
No…

l’ha sbrindellato, anche lui come i monopolisti, per profitto, per fare i soldi lui, per arricchirsi lui

«eh, ma il suo guadagno è legittimo, mentre i cattivi erano avidi di monopolio e non consentivano la libera impresa, e la libera impresa è la salvezza»

certo…

perché Wonka fa proprio vedere che il suo castello privato annaffierà di tasse lo stato: ovvio… come no…

e fa proprio vedere che tutti potranno fare come lui, certo: proprio quello Wonka che nel ’71 e nel 2005 buttava merda proprio su coloro che gli facevano concorrenza!

Naturalmente, in facciata, tutto sembra tenerone

perché Wonka fa i soldi solo per elaborare il lutto della mamma

li fa solo per far riabbracciare a una bambina la sua famiglia

e li fa con gli amici tanto simpatici e carini, ovvio

perché questo è lo scopo di questi film: la menzogna che chi fa i soldi sia buono, che li fa per un motivo: che chi è riccone e privilegiato lo è solo perché è stato disagiato al principio della vita e che quindi si è meritato la fortuna che ha creato col suo ingegno, con le sue genialità [che possiede anche se è ignorante come le capre: a un certo punto Chalamet quasi si vanta di non saper leggere!]… sicuro…

è una tendenza di oggi, vedi anche Jeanne du Barry e il Napoleon di Scott: quei film che dicono: «ah, gli aristocratici, che poverelli che sono: hanno tanto sofferto»… come no… si soffre tutti tragicamente mentre si mangia a quattro palmenti il caviale: si soffre quasi come quelli che muoiono di fame sotto le bombe: proprio così!

Wonka ci dice che l’ingegno e la genialità ci sono solo per creare denaro, e che si sviluppano a causa di traumi…

evidenzia meno che quelle genialità implicano lo stesso sfruttamento (degli Oompa Loompa, degli animali [le giraffe e i fenicotteri]) che perpetravano i cattivi monopolisti, e che sono state tragicamente ereditate più che scoperte (il cioccolato di Wonka deriva tutto da quello della madre)

e la Pure Imagination del ’71, che ci avvertiva che potevamo essere felici se davvero lo volevamo, e che finiva per far volare Charlie in un ascensore volante, trasparente nelle intenzioni e nei fatti (era di vetro), un Charlie ricco nella gentilezza più che nel portafoglio, quella Pure Imagination che apriva i cancelli della fabbrica a tutti, e che insegnava con quell’apertura alla condivisione, stigmatizzando le brutture del mondo (cioè i ragazzi pestiferi ed egosintonici) è sfregiata da King e Chalamet in una menzogna sozza di capitalismo, la menzogna del capitalismo dalla faccia pulita: una Pure Imagination che fa i soldi solo per uno [e perfino Burton era stato bravino a sancire la superiorità del Golden Ticket rispetto al denaro, e a sferrare un attacco sottile ma acuto ai capitalistoni di fabbrica, facendo del padre di Charlie l’aggiustatore della macchinetta che gli aveva rubato il lavoro: quello sì che era ingegno da glorificare!]…

è un film di plastica

sconnesso dal mondo

traviato del nonsense più malvagio della bugia più egoista…

le canzoni di Neil Hannon sono banali, anche nel solo citare Newley

Chalamet canta male

il resto degli attori recita come Tonio Cartonio, o come gli insopportabili ragazzini geek della Big Bang Theory (perfino Olivia Colman!; Calah Lane non brilla granché; e non parliamo del povero Hugh Grant, del tutto ridicolizzato)…

la trama è accessoria e la si prevede senza sforzi

intendiamoci: la devitalizzazione di un dente è peggio

e poi rimane entro le 2h

quindi ha dei lati positivi

12 pensieri riguardo “Wonka

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  1. Sono molto prevenuta verso questo film, e a quanto mi dici non mi sbaglio. Non ho alcuna stima nè simpatia per Chalamet, e questo ha un peso, ma soprattutto sono cresciuta con tutti i libri di Dahl e con il film con Gene Wilder. Poi, a sorpresa (ma non del tutto perchè Tim Burton, fino a qualche anno fa, era davvero geniale) è arrivato il Wonka di Johnny Depp a raccontare di nuovo la storia, con una spolveratina di origin story che però non stonava, anzi, mi è davvero piaciuta, così come il resto del film. Ma sfido chiunque a dire che il Willy Wonka, così come concepito da Roald Dahl, fosse un tenerone simpaticone! Certo è un personaggio di cui ci si innamora, ma con cui non si vorrebbe mai fare un colloquio di lavoro o un brunch!

  2. Ne ho sentito parlare in radio e ho capito che non mi piace, adesso tu me ne dai conferma.
    Chalamet, che ho visto in qualche film (tra cui l’orrido Dune dove lui non c’entrava proprio per niente), per me non è un attore è un fighetto che può fare pubblicità e fotomodello.

      1. Ho sentito anche parlare del film su Enzo Ferrari, un’americanata con attori che io proprio non considero tali: Adam Driver e Patrick Dempsey, proprio non li sopporto. Ma vadano a fare i fotoromanzi.

  3. finora ho letto recensioni più o meno positive
    ma io non sono molto convinto e una mia amica c’è appena stata (più per l’interprete che per il film) e non le è piaciuto per niente

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