C’è ancora domani

È tecnicamente valido: con la sua esperienza (il suo gradevolissimo film precedente, Gli ultimi saranno ultimi, basato sul suo monologo teatrale, fu diretto da Massimiliano Bruno nel 2015, ma tutto quanto era suo), Paola Cortellesi riesce ad assemblare dei tecnici capaci di garantire un lussuoso bianco e nero, e delle composizioni d’inquadratura congruenti sia con i classici (soprattutto il Visconti di Bellissima) sia con le elaborazione più cronologicamente vicine (il correlativo oggettivo di Una giornata particolare, pur nel solo bianco e nero, è evidente, in special modo nello sventolio delle lenzuola; ed evidente anche il rapporto con roba già tentata, tipo Ladri di saponette di Maurizio Nichetti, 1989)…

gustoso anche il movimento di macchina circolare su Cortellesi e Marchioni a sottolineare la loro intimità immaginata… certo: né il budget né la capacità inventiva è quella di certi mostri sacri (da Dreyer a Fassbinder a Branagh), ma nessuno, oggi, è capace di tanto (neanche il tanto adorato Eggers), e l’idea è davvero ottima…

ottimo il connubio tra visione retro e musica contemporanea (alle musiche c’è Lele Marchitelli)…

Se è impossibile non essere d’accordo con la tesi di fondo, e se è intollerabile negare la vivacità di essere riusciti a rendere come racconto un’istanza civile, è però lecito porsi dei dubbi

  • sulla manifesta spiattellatezza didascalica dell’operazione:
    tutto carino, ma nella similarità del soggetto con Del perduto amore di Michele Placido (1998), quest’ultimo aveva meno ansia di manifestare e più naturalezza di narrare…
  • sull’opportunità di far vedere i lividi che spariscono nelle scene musicali delle violenze:
    quella di non fare un film pieno di schiaffi alle donne è stata un’idea apprezzabilissima, così come rendere quegli schiaffi come danze per “smorzare” la sempre probabile compiaciutezza che i malati avvertono nelle scene sadiche (e le botte come danza sono carinamente rappresentate come in The Warriors di Walter Hill, quindi nel miglior modo possibile), ma l’edulcorare ancora di più le prevaricazioni facendo sparire i segni, i lividi, che lasciano sulla pelle, mi è risultato meno comprensibile…
  • sulla scelta forse esagerata di far scegliere alla madre cosa è meglio per la figlia invece di farci vedere, in qualche modo (magari proprio all’indomani dell’istanza civica del finale), una presa di coscienza della stessa figlia…
  • sulla pesante ridondanza:
    è tutto molto carino, ma per un film così 2h sono troppe: lunghe le chiacchiere con Fanelli, lunghi gli interventi di Colangeli, lunghe le presenze del militare americano, lunghi, e del tutto accessori, gli scambi di battute con Marchioni, lunga è la parabola del fidanzamento della figlia, che poi, per giunta, finisce anche quasi in nulla…
  • sull’oscillazione di tono che hanno sempre questi film benintenzionati: la fluttuazione tra tragedia e risata è tutto sommato ben calibrata, ma aleggia spesso una sorta di “imbarazzo” nel vedere risolte in facile burletta anche le situazioni peggiori…
  • sulla particolare figura di personaggio incarnato oramai per due volte consecutive da Cortellesi nei film davvero suoi:
    nello sforzo di fare una poetica alla Ken Loach, cioè nel voler essere qualcuno che vuole soltanto un posticino nel mondo e niente di più e niente di meno, Cortellesi finisce però quasi per accontentarsi del “meno” e mai a pretendere il “di più”, come invece fa Loach…
    per capirsi: sia Luciana degli Ultimi saranno ultimi sia Delia di C’è ancora domani sembrano alla fine voler vivacchiare senza forse neanche sperare in qualcos’altro: la cosa è lecita, ma spesso sembra più dettata da “ignoranza” invece che da volontà…

e anche se sono certo di non spiegarmi, non andrò oltre, perché C’è ancora domani, a parte queste mie inutili critiche, è un film bello, importante, da vedere, che veicola molto bene, per il pubblico poltrone italiano di oggi, quel messaggio fondamentale della partecipazione e dell’equità tra generi… per altro in una confezione tecnica che non sfigura affatto…

non c’è che da fargli i complimenti

6 pensieri riguardo “C’è ancora domani

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  1. Oh, ne parlate bene tutti. Io non sopporto la Cortellesi, ma mi toccherà guardare questo film. Ma solo quando arriva in tv eh… 😉🤫

  2. Inizio a vergognarmi un sacco per non averlo ancora visto, giuro che tra oggi e domani lo faccio!
    Alla faccia di quanti ne hanno detto peste e corna solo perché (nell’ordine): italiano (e si sa che in Italia i film belli non si riescono a fare mai), diretto da una donna (e si sa che le donne non sono capaci di dirigere un film), affronta tematiche sociali (e si sa che la politica deve stare fuori dai film, altrimenti è becero indottrinamento), è in bianco e nero (e si sa che il bianco e nero è, a seconda di chi scrive, noioso o pretenzioso).
    Sono molto felice per il successo di Paola Cortellesi, che ammiro moltissimo da sempre e reputo davvero molto intelligente e un’abilissa performer. Le auguro di riuscire a inaugurare una brillante carriera anche da regista.

  3. A me è piaciuto molto, forse non è un capolavoro del cinema, ma racconta una bella storia, rende bene i personaggi, ha una bella fotografia e affronta un tema importante. Forse un po’ didascalico? Può darsi. Ma è riuscito a portare in sala e a coinvolgere, e commuovere, tante spettatrici e spettatori, e dai, io l’ho visto proprio volentieri

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