Killers of the Flower Moon

Date le perorazioni degli scorsesiani incalliti, mi aspettavo di vedere un film noiosissimo, lentissimo, con inquadrature lente: una cosa alla Stalker, per capirsi…

E avevo paura, perché alle eterne lungagnate di Nolan, Villeneuve e Marvel io oramai m’addormento…

E invece Killers of the Flower Moon scorre benissimo: è avvincente, incalzante, con un sacco di inquadrature mobili e ritmate, che condisce la peculiare motilità “schiaffeggiante” di Scorsese (i veloci piani sequenza e gli stacchi improvvisi di Schoonmaker sia su action sia su allucinazioni e visioni vivide e insieme stralunate) con sogni sudisti alla Malick (la scenografia è di Fisk e i costumi sono di Jacqueline West, “persone” malickiane, e Prieto imita spesso l’Almendros di Days of Heaven e il Lubezki di The New World), usando spesso rapidissimi e vertiginosi zoommoni, probabilmente digitali effetti di Dolly oppure droni nuovi, che si avvicinano e si allontanano moltissimo (da e a parecchia distanza) al e dal personaggio, qualche volta anche girandogli intorno… Un espediente visivo che dà a tutto un passo forsennato, quasi a riflettere la caduta degli eventi “predestinata” che coinvolge i protagonisti… e nella seconda parte ci sono fantastici shots frontali, a decretare la vergogna, appunto spiattellata e “davanti agli occhi”, degli assassini quotidiani che confessano in tribunale crimini orrendi senza alcuna traccia di fremito umano, oppure nel vedere le bugie proferite, in primo piano frontale, senza alcun battito di ciglio…

La struttura alla Law & Order e alla Colombo di sapere subito chi è l’assassino, con il travaglio di riuscire a trovare le prove, garantisce interesse e mantiene la storia coinvolgente…

La sceneggiatura, scritta col vecchio Eric Roth, è ottima e le conclusioni sono condivisibili, ben comunicate e nutrienti…

Non ci sarebbero difetti, se non la un po’ troppa esagerazione caricaturale dei divi (sia DiCaprio sia De Niro restituiscono un po’ due macchiette), magari riscattata da una meraviglia di non protagonisti (non solo Lithgow, Plemons, Barry Corbin e Brendan Fraser ma anche, come in tutti i film americani di frontiera che si rispettino, anche la stupenda ricchezza dei comprimari caratteristi: Lily Gladstone è discreta, ma forse un pochino marmorizzata nella dama malata e immobile), e, ovvia, la comunque lunga durata, effettivamente immotivata…

Parliamoci chiaro: Scorsese è uno che spesso abbisogna di tanto tempo… e questo film, davvero, non scorre male, anzi: io non mi sono mai annoiato… rispetto alla plateale pesantezza di The Irishman, Killers of the Flower Moon fila via come un treno… Ma la durata fisica del film è innegabile, e fa pensare a una destinazione non teatrale ma domestica, magari sancita da Apple come Netflix la sancì in The Irishman, pur conservando l’ottima prestanza cinematografica delle immagini…

Killers of the Flower Moon non incorre nei problemi di somigliare a una serie che si dicevano in Cruella e Maverick, né nel rimpicciolimento della visione che si vedeva in Marriage Story… però si poteva tranquillamente fruire a casa, o poteva tranquillamente essere tagliato di un’oretta senza conseguenze, dato che sono lontane le retoriche idiote sulla durata “autoriale” contraria alla “durata dell’industria” che si dicevano nel Secondo It...

Però non è per niente una brutta durata… forse più per un pomeriggio sul divano invece che per una serata al cinema… ma di cinema ce n’è davvero tanto, un cinema narrativo intelligente e sopraffinamente lavorato che, anche in sala, nonostante l’eternità, arricchisce assai!

E arricchisce anche se è, di nuovo, dopo The Irishman, un ennesimo remake scorsesiano di Goodfellas

Molto bella la musica di Robbie Robertson, morto ad agosto 2023, a cui il film è dedicato…

Fantastica l’elaborazione alla radio con Scorsese stesso a raccontare: a me ha ricordato i suoi fasti autoironici nel Pap’occhio

7 pensieri riguardo “Killers of the Flower Moon

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  1. Mi avevi già convinta prima, ma quando ho letto “struttura alla Colombo” … :)
    Fissazioni mie a parte, se prima speravo di vederlo presto, dopo aver letto la tua recensione davvero non vedo l’ora!
    GRAZIE

  2. Visto oggi.
    Nonostante si potesse tagliare qualcosina (un’ora no, dai!) non è stato pesante come temevo.
    Sono rimasto un po’ perplesso (ma me l’aspettavo) perché rispetto al libro è molto meno detective story e più focalizzato su dramma familiare/psicologia dei personaggi. (Sai che nel saggio, invece, non è evidente da subito chi siano i colpevoli?) Una scelta autoriale che ci sta, ma che mi porta a chiedermi, inevitabilmente, come sarebbe stato se… Credo che su questo abbia inciso la scelta di DiCaprio di non interpretare il detective dell’FBI, come inizialmente previsto, ma Ernest Burckhart. E che fai? Non dai la parte grossa a DiCaprio?
    Belle le scenografie e i costumi, musica adatta e buona recitazione, nulla da dire.
    Forse andavano illustrate meglio alcune cosette. Ad esempio la faccenda della posizione legale dei nativi e dei tutori. Ai miei amici non è risultata chiarissima e qualcosa si perde. Ma forse uno spettatore americano ne sa di più. Oppure il contesto di violenza: dal film sembra quasi (quasi) che ci siano pochi responsabili e una sola serie di eventi, mentre era tutto più generalizzato e legato al suddetto tutoraggio legale.
    Infine, l’idea di passaggio da un’epoca di frontiera a una più moderna (colpevoli e investigatori erano tutti uomini del West, il retaggio di un mondo di poche leggi e male rispettare era ancora forte, come l’odio razziale, le indagini forensi e l’FBI muovevano i primi passi…).
    Comunque, lo promuovo pienamente!

    1. Ma figurati, non avevo letto nulla sull’argomento né ero al corrente dell’articolo su cui si basa. E la mancanza di delucidazioni sulla situazione economica dei nativi l’ho sentita anch’io, ma non avrei mai voluto altre due ore per illustrarle!

  3. Scorsese, mi dà l’idea di colui che raggiunta una certa età, si è accorto di aver idolatrato inconsapevolmente (?), non sempre, alcune cose:personaggi, ed ora non è più d’accordo con quanto affermasse in gioventu’/maturità. Di li’ il dover sempre allungare il brodo, oltre il necessario, relativamente alla “storia” da narrare, cercando di dare spiegazioni di un qualche tipo, che con “la storia” c’entrano poco. Mi sembra di capire, dopo aver letto la tua recensione, che al di là dei suoi indubbi meriti tecnici, resta ancorato su questo andazzo, anche in questo film. Un caro saluto Nick.

    1. Ma è bello eh, si guarda bene, ma passa il tempo, passa anche bene, ma non sai perché passa. È come quando è finita una cena con amici e si chiacchiericcia alle 3h senza dire niente: stai bene ma “a tempo perso”; nella vita è carino, al cinema forse meno…

      1. Bellissimo questo parallelo con le cene. Si a volte si può anche prendere il cinema come: cena tra amici. Però è altresi vero, che da Scorsese, ti aspetti non la cena per passare bene un paio di ore… dai 3 😁

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