Blonde

Si sa dai tempi di Arrival e di Revenant che a me le imitazioni di Malick provocano rigurgiti bolici…

Blonde dura 3h…

Ci si rende conto 3h?

3h di caleidoscopio visivo che più che a un capolavoro avanguardista di assenza di stilemi e di costrutti narrativi (come vorrebbe essere) somiglia a vomito (come il Suspuria di Guadagnino)…
vomito di tante cose tracannate in fretta, mangiate bulimicamente, rimasticate ansiosamente, e poi rigurgitate su un piatto d’argento ed esposte come arte contemporanea
…ma è vomito…

Le tante idee d’avanguardia si sfilacciano in una serie di puntillistici eventi, malamente congiunti, che però, fastidiosamente, obbediscono alle regole del biopic classico (quelle dette in Walk the Line), e quindi rendono l’avanguardismo, già di per sé esibito, ostentato, lustro e sbatacchiato, completamente inutile: cosa c’entra l’avanguardismo con il biopic classico?

l’avanguardismo, invece che rinverdire il biopic scemotto di Hollywood, finisce per annacquarlo ancora di più: la vita di Monroe impressa dai traumi dell’infanzia, e “composta” in soli 3 o 4 eventi risaputi (le regole del biopic), con l’avanguardismo diventa una sorta di sogno ibrido tra film, vita e rappresentazione, con contorni sfocati e impossibilità di chiarezza…
e nella confusione voluta dall’avanguardismo il difetto è che quei 3 o 4 eventi rimangono, e dall’avanguardismo vengono travolti, stroncati e sminuzzati in un magma di decotto visivo astruso, inesplicabile e noioso, in cui, paradossalmente, sono proprio i 3 o 4 eventi a rimanere come punto di riferimento!
il risultato è che il fiume limaccioso di avanguardismo volgare (quello della densità dell’immagine senza motivo, dei trucchi fotografici non necessari, degli scherzi con il frame gratuiti, tutta roba fatta solo per far vedere che la si sa fare: Dominik non è nuovo a tali brodaglie gasate di ego) non fa che incorniciare ancora di più la poltiglia edulcorata del biopic
finisce che l’avanguardismo inonda il biopic senza portarlo via nella corrente: l’avanguardismo evidenzia il biopic
nei 3 o 4 appigli di diegesi rimasti nel vortice di nulla della fasulla videoarte presunta e presuntuosa, si scorgono i 3 o 4 eventi smorti e risaputi del biopic hollywoodiano più logoro, anche peggio dei vari Rocketman e Bohemian Rhapsody… e anche più noioso di Elvis!

l’avanguardismo esibito così pronograficamente (e i colori lavoratissimi, e il montaggio smanioso di esibirsi, e la fotografia erraticamente varia, quasi più di quella di Natural Born Killers [che almeno aveva un senso effettivamente “disturbante”]) diventa inutile perché quello che vuol far vedere sono solo 3 o 4 eventi risaputissimi e spesso anche finti (i matrimoni, Kennedy, la tossico-dipendenza, e le cose inventate da Joyce Carol Oates, nel suo romanzo del 2000 su cui Dominik ha lavorato [del romanzo c’era già stata una trasposizione televisiva in due puntate, opera di Joyce Chopra, con Poppy Montgomery, nel 2001], cioè il ménage à trois con Charlie Chaplin jr. ed Edward G. Robinson jr., e la voglia di paternità freudiana), apposta per disorientarci ancora di più, noi pubblico come fu disorientata Monroe nella sua vita infelice rovinata dai barbiturici e dagli uomini lubrichi di Hollywood…

ma il disturbo, siccome i 3 o 4 eventi di “perno” rimangono plastici e rassicuranti, diventa solo fastidio visivo più che fattore costruttivo…

per capirsi: dovremmo perderci nella disperazione di Monroe, ingoiati dalla poltiglia maschilista di Hollywood, agganciati ai nostri traumi infantili, incapaci di capire cosa come e quando siamo, ma invece siamo solo uggiati dai tempi morti della finta avanguardia, siamo scocciati dall’esibizione gratuita di stranezze di montaggio compiaciute, e siamo annoiati a mille dal fatto che ci voglia così tanto, e così tanti stupidi mezzucci visivi, per dire così poco!

L’intento è palese, e farlo durare 3h di massiva cupidigia artistoide è una sevizia immensa…

i più di 1000 cambi di fuoco senza senso… le più di 5000 immagini sfumate di pittoricismo d’accatto tirate fuori solo per inquadrare le tette di de Armas… i giochi di luce o ombre saputelli che Dominik fa durare secondi e secondi interminabili… rompono le palle già dopo mezz’ora, figuriamoci dopo 3h!

e l’aleggiare del tutto raggelante dell’anti-abortismo su tutto (con tanto di bambino che dice «non ammazzarmi» con vocina da “tiny little baby”) fa concludere che le 3h di Blonde sono davvero accostabili alla tortura…

Ana de Armas meriterà certamente se dovesse vincere l’Oscar, ma ha costruito un personaggio che non è granché diverso dalla pulitina, inconsapevole, bamboleggiante e ingenua che ha interpretato in Knives Out, con un po’ di pianti in più…
e se dovessimo fare davvero i femministi, i suoi capezzoli ci sono forse un po’ troppo anche là dove non ci incastrano nulla: e per un film che denuncia i sessuomani è una sorta di caso, anche se certamente io non ho pianto nel vederli (sono forse un sessuomane bacchettone?)

Assai meglio il lavoro fatto da Brody su Arthur Miller, da Cannavale su Joe DiMaggio e da Julianne Nicholson all’inizio…

Tediosissima la musica ambient di Nick Cave…

per osservare un avanguardismo cinefotografico spinto applicato bene a una narrazione, oltre a Natural Born Killers (di Oliver Stone, 1994), rivedersi Sunshine di Danny Boyle (2007)…

10 pensieri riguardo “Blonde

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      1. In verità non ho scelto io ma mi hanno chiesto loro delle avanguardie 😁
        E cmq io volevo parlare dei tedeschi non dei francesi

Scrivi una risposta a marisasalabelle Cancella risposta

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