«Oliva Denaro» di Viola Ardone

A causa del dannato ipercorrettismo non sapete quante volte, al lavoro, quando, in agosto, ho fatto sostituzioni al pubblico, io che lavoro soprattutto al catalogo, ho digitato nell’OPAC «Olivia Denaro» con la i, invece di Oliva… e l’OPAC non mi restituiva niente…

E non era possibile: il libro è stato un bestseller, qualsiasi biblioteca del mio circuito lo ha comprato… al ché mi accorgo dell’errore… ma intanto l’utente cha mi ha fatto richiesta è rimasto lì quei minuti di troppo che fanno coda (anche d’agosto) e incipiente “malcontento”…

Ho pensato: adesso, di mia iniziativa, aggiungo un titolo D (il campo 517 dell’Unimarc) al record di catalogo con testo «Olivia Denaro», sancendo l’ipercorrettismo anche in catalogo, così da trovare il record sia con lo spelling giusto sia con quello sbagliato!

Ma non è mai una cosa saggia da fare: il catalogo non è mica Google, e la dicitura forse cercavi non è mai bene incorporarla nel catalogo… non è carino cercare La morte di Egor Il’ič di Aleksandr Lavrin (Roma, Biblioteca del Vascello, 1994) e trovarsi sempre un forse cercavi con lampeggiante La morte di Ivan Il’ič di Tolstoj (1886)… tu di libro ne stai cercando un altro, perché mi ammorbi col rumore dei forse cercavi?

In ogni caso, Oliva Denaro in biblioteca non c’è quasi mai stato: è stato quasi sempre in prestito… un bestseller vero, anche in biblioteca…

Io ho prenotato l’ebook sul MLOL appena è stato disponibile e ho dovuto attendere una lista d’attesa di quasi un anno (sta succedendo lo stesso con I miei stupidi intenti); e quando finalmente è arrivata la mail di download, per errore, ho cliccato sul formato sbagliato, che cacchio!… ho dovuto prenotarlo di nuovo e attendere praticamente un altro anno…

E finalmente l’ho letto…

E non è facile parlarne, perché è di quei libri mainstream che dicono anche cose sacrosante, ma le dicono per tutti quanti, con linguaggio piano e liscio, con intreccio morbido e confortevole, con le emozioncine livellate su Harmony, sulla poetica del Gesùmmìo e dell’Omammína

Quei libri maninstream in cui si denunciano sì le cose chiaramente, ma di fondo non si condanna nessuno, perché tutti siamo in buona fede per via dell’educazione, dell’ambiente, della cultura dell’imperante erano altri tempi

Viola Ardone racconta tutto: i rapimenti, gli stupri, l’oppressione sicula anni ’60 della donna, l’infamia del ma era così a quei tempi
e delinea bene i “buoni”, l’arrivo degli “illuminati” istruiti, cólti e generosi, a salvare tutti i retrogradi criminali e testardi…

ma poi, in maniera quasi simile alla Casa degli Spiriti di Allende, quei tempi e quei modi, quei criminali e quelle leggi infami, Ardone non ce la fa ad allontanarli: si limita a “edulcorarli” nel passato, a dire che ormai non sono più, e annacqua ogni cosa con non è colpa di nessuno, con l’«erano altri tempi, era così, c’è poco da fare e meno male che oggi è diverso grazie ai belli, buoni, cólti, disinteressati e santi che ci hanno *salvato*, perché, se era per noi, col cacchio che ci salvavamo da soli: saremmo stati a patire gli altri tempi, e l’era così rassegnandoci, perfino per conformismo»…

Il discorso su come affrontare certi temi in un milieu di teste di cazzo destrorse maggioritarie (non so se avete presente ciò che sta facendo Meloni al governo, tra carabinieri ad ammanettare un raduno di più di 50 persone, il solito teatrino dei poveracci rinchiusi nelle navi che avrebbero dovuto salvarli dall’affogare, gli incentivi economici al matrimonio religioso, le tasse raggranellate da chi è più poveraccio e le dichiarazioni sull’importanza dell’umiliazione e della gogna pubblica nell’educazione dei bulli: tutte cose salutate con applausi di tutti quanti) s’è già fatto tante volte… in Green Book e in La paranza dei bambini, per esempio…

Oliva Denaro rientra nella categoria dei Green Book

la sua non condanna dei retrogradi accontenta chi vede il problema ma si adatta difficilmente al nuovo, chi non riesce ad andare oltre le tradizioni avite dell’infanzia, anche e soprattutto quando sono liberticide (perché da piccini ci si affeziona subito alle ingiustizie), e abbisogna di più tempo per abituarsi all’indifferenza verso quel che fanno gli altri e alle libertà di ognuno…

la sua facile ricostruzione d’ambiente di quei tempi (gli anni ’60), la sua pietosissima descrizione dei contadini, delle matrone, delle piazze assolate, delle cassate ricottose, dei metodi scolastici e dei tempi contadini scalderà il cuore di chi si crogiola nella rievocazione acritica dei tempi andati…

e quella ricostruzione emenda molto le tragedie delle malelingue, dei matrimoni combinati e della delinquenza diffusa, che sono sì descritti, ma che nella cornice di quel diorama si stemperano, e proprio per questo non si condannano…

cerchiamo di capirci:
Viola Ardone è chiara nel dire che nella Sicilia del 1960 essere donna era una gran tragedia per via dell’ottusa cultura contadino-maschilistico-criminale che ammorbava ogni cosa…

ma ammanta quella Sicilia anni ’60 di rievocazione da diorama così accorato da perdere alla fine il focus della denuncia…

denuncia che c’è, ma che è risolta solo da santerelli perfettoni e illuminati rispetto al volgo, come se la soluzione fosse una cosa esterna

denuncia che c’è ma che all’interno del diorama sembra rimpicciolirsi quasi striminzita, ansiosa di far contenti tutti…

sicché si denuncia la tragedia delle donne ma si cerca di dire di quanto quel maschilismo fosse tragico anche per gli uomini, per i padri e i fratelli, incapaci di reagire all’era così e all’erano altri tempi… padri e fratelli che non sanno fare niente se non perpetuare lo status quo maschilista…

si denuncia la tragedia delle figlie ma si dice anche della tragedia delle mamme, anche loro incapaci di immaginare un mondo diverso…

si denuncia la tragedia delle figlie e addirittura si dice anche della tragedia degli uomini maschilisti! anche loro poverini inconsapevoli di aver creato danno e violenza, perché anche loro obnubilati dall’ambiente, dall’era così e dall’erano altri tempi

ne esce una cosa che denuncia il maschilismo ma poi tenta di dire «eh, ma il maschilismo era inevitabile perché connaturato a quel tempo e a quel posto, sicché è inutile stare a incazzarsi con chi in quel maschilismo c’è cascato, non è colpa sua»

è una denuncia che forse voleva rendersi universale, dimostrando che il maschilismo è tragedia per tutti, sia per le donne sia per gli uomini…

ma cercando l’universalità, senza vere stigmatizzazioni, quella denuncia sembra trasformarsi perfino in elegia

cioè quel milieu di stupri e matrimoni combinati, reso universale dalla denuncia senza stigmi, si fa appunto affascinante diorama… un diorama che quasi si *rimpiange*: paradossale!

è come se Viola Ardone dicesse: «per fortuna che quei tempi non ci sono più, grazie agli illuminati cólti prevalentemente forestieri, ma quei tempi ci sono stati e mentre c’erano non c’era altro da fare… e io quei tempi ve li rievoco quasi come se fossero i migliori possibili perché pieni dell’innocenza inconsapevole del vittimismo universale diffuso che non condanna nessuno… poiché, si sa, mal comune…» [il problema di non riuscire a condannare il proprio passato, anche se atroce, solo per nostalgia ed elegia, si vede anche nell’Acqua del lago di Giulia Caminito]

Ardone sembra quasi striminzire la sua denuncia in un target da TV generalista: una denuncia adatta solo a chi quel passato ancora lo idolatra e non sopporta ancora di vederlo smascherato come atroce…

una denuncia quindi adatta a chi con la violenza non ha ancora fatto i conti e ancora la sbandiera come soluzione alle tante riottosità dei giovinastri [quelli che ancora dicono «ai miei tempi si vedeva solo le caviglie delle donne e difatti eravamo maschi mentre invece oggi sono tutti froci» senza che nessuno gli risponda che appunto l’aver sessualizzato perfino le caviglie è stato l’inizio del problema odierno della violenza sulle donne… quelli che dicono «le Olgettine non le ha obbligate nessuno, sono troie per innatismo»… quelli che dicono «ai giovani gli si dà troppa libertà: si dovrebbero mettere a lavorare nel campo finché non crepano, così vedrai che l’ultimo iPhone non te lo chiedono!» e altre idiozie — quelli che, nel tempo, hanno avuto problemi di rapporto tra significante e significato, come Richard Strauss o Clint Eastwood]

persone che conoscono solo la capacità di ragionamento di Harmony, delle emozioni facilone, del poverini, dell’Omammína o del Gesúmmío, delle descrizione piane e liscie, sennò si confondono e non capiscono…

Viola Ardone accontenta tutti questi…

Qualcuno bisogna che parli a questi retrogradi: qualcuno è bene che “sensibilizzi” proprio questi caproni antidiluviani al problema della loro cultura logora… e quindi è bene che Oliva Denaro ci sia…

come magari è bene ci siano testi come Call me by your name e Green Book

…e sarà certamente da verificare se agire con le piume delle descrizioni carine e sciroppose invece che con qualche shock sarà davvero efficace…

Viola Ardone dice alle persone più idiote «guardate, il vostro vivere io non lo condanno, ma crea tristezza e violenza» mentre altri, come David Lynch, a questa stessa gente dice: «Fix your heart or die»

Non so quale è il metodo migliore…

Il fatto che sia stato un bestseller benvoluto fa pensare alla buona riuscita dell’operazione…

ma anche tanti Harmony “storici” denunciano le brutture della chiesa, senza condannarla davvero perché “erano altri tempi”…

e la chiesa è ancora lì…

sicché un Harmony (anche se blasonato con l’etichetta Einaudi e presentato ai premi grossi, che naturalmente, date le descrizioni così elementari, non sono arrivati manco da lontano) sulla violenza alle donne farà davvero qualcosa?

vedremo

intanto c’è e forse è bene gioirne

io, per esempio, sensibile anche alle peggiori fiction tv, ho pianto come un vitello, ma l’ecumenismo del poverini includente anche gli stupratori mi ha un po’ reso dubbioso…

Inoltre, a livello narrativo, che Oliva finiva per sposare quello che sposa, è chiaro fin da subito…

e c’è anche un senso di déjà vu per quello che è quasi un Promessi sposi siculo dei 1960s (anche meno “avventuroso”)…



4 pensieri riguardo “«Oliva Denaro» di Viola Ardone

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  1. Un libro che io definisco “medio”: piace a molti perché è facile e abbastanza ovvio, non dice nulla di nuovo, è fatto apposta per commuovere e edificare. Non è illeggibile, ma appunto, è per palati un po’ grossolani, come del resto il celebratissimo Treno dei bambini.

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