L’immensità

Di Crialese ho visto solo Nuovomondo e non mi disse un cacchio di niente…

Che Crialese sia stato, un tempo, una ragazza, e che a nessuno gli sia mai venuto un sospetto, è la prova provata, l’ennesima, che la paura dei transgender è da cretini patentati…

sono 20 anni che Crialese fa i film e nessuno si è mai accorto per un cacchio del suo genere
poiché il genere è una componente del tutto ininfluente a qualsiasi cosa…

difatti, Crialese ha detto del suo essere transgender facendo rimanere a bocca aperta tutti quanti proprio perché il suo essere uomo è indiscutibile, perché uomo è ed è sempre stato…

e quelli che ora sbraiteranno «eh, ma eh, è donna e quindi è contro natura» dopo 20 anni in cui lo hanno considerato un uomo a tutti gli effetti saranno dei completi deficienti…

In tutto questo, purtroppo, non vuol dire che Crialese i film li sappia fare…

L’immensità è come Padrenostro: una sbrodolata fatta più per se stessi che per gli altri, che suggerisce mille cose senza affrontarne nessuna, crogiolandosi nel fare, e perfino bullandosi di fare, un mix stopposo di tutto l’episodico possibile sul tempo e lo spazio che si è vissuto…

un episodico che si riflette anche nella fattura visiva, fatta di tutti gli stilemi possibili (calchi televisivi, macchina a mano, long take, stacchi vertiginosi), senza *alcuna* coerenza che sia una…

La Roma anni ’70 (con citazioni quasi verbatim da Brutti, sporchi e cattivi di Scola da fare vergogna), la RAI, la Carrà, il modernariato dell’arredamento, il fratello che caga sul tappeto per avere attenzione, i tantissimi parenti scemi, le violenze subite da Cruz, l’amore tra il protagonista e la bambina contorsionista, l’angoscia di Cruz…
…tutta roba che produce frammenti di un tutto, di un film, che è appunto fatto di scheggette di episodietti, che non si concretizza in un insieme, ma solo in immaginette che non chiariscono, che non esprimono, ma solo intendono, suggeriscono, la buttano là… poi chi si adatta, si adatta… e chi non si adatta, vabbé…

questo metodo, che poi è quello di Guadagnino e Sorrentino, di fare calderone di autobiografismo con pesca a strascico di situazioni che si sa essere state vissute anche da altri, sicuri che così almeno questi altri nella “rete” ci rimangono, risulta in un film in cui il transgenderismo del protagonista (una comunque sopraffina e simpatica Luana Giuliani) manco è raccontato, manco è vissuto…

o, ancora peggio, se è vissuto, è vissuto alla Povia, cioè adombrandolo con un complesso di Edipo che ai coglioni tipo Adinolfi farà dire «lo vedete che i transgender non esistono e sono solo dei poveri malati mentali che non sono riusciti a uscire da complesso di Edipo!»…

e in questo “peggio”, gli stacchetti musical per ricreare Studio Uno o Canzonissima, allungano un brodo anche troppo lungo per via della gestione random della trama mai centrale, fatta appunto di frammentini senza alcuna legatura tra loro…

Sicché, L’immensità non fa schifo, anche perché la documentazione dei ’70s appunto può acchiappare (ed è meno pedissequa e paracula rispetto a quella di Sorrentino), ma due palle è di sicuro…

e risulta un pochino odioso perché getta alle ortiche, e in pasto alle Povie di fiume, la seria tematica degli F to M così poco rappresentati al cinema (vedi anche la mia listina)…

Uno spreco…

3 pensieri riguardo “L’immensità

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  1. l’ho visto ieri

    se dovessi descrivere il film lo definirei episodico, nel senso che non ha inizio o fine ma descrive un intervallo di tempo

    più che altro ho apprezzato Penelope, che da quello che ho capito ha recitato in italiano, ma lei è sempre divina
    la ragazza protagonista invece mmmh, acerba e nemmeno così espressiva, era più incisiva la sorella più piccola con la sua erre moscia adorabile

    il lato trans interessante ma non ho visto molti altri film a tema per fare confronti; interessante che alla fine l’unica discriminazione la riceve in famiglia mentre con la sua amica-amante(?) va a zonzo senza problemi (mi sarei aspettato o un chiarimento o una scena madre tra le due) ma fila

    sì insomma… bello soprattutto per la moda dell’epoca ma non lo riguarderei

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