Paradise in Gazankulu

 

beh… è morto Andreotti e c’è chi ha detto che era un brav’omo e che c’è da giustificarlo e che la morte non si augura a nessuno… e io ho obbiettato che la morte si augura ai tiranni!…

poi, vabbé, io non sono per la pena di morte… forse solo per i tiranni grossi, ma forse neanche per loro… o forse sì: come vedete non so decidere in proposito, benché poi rifletta su una cosa terribile che spero di esprimere conservando logica (e non credo)…

il discorso è che il vecchio e placido Andreotti la morte non l’ha augurata a nessuno…
l’ha direttamente provocata…
Andreotti ha ammazzato…
e ha ammazzato coloro che cercavano, faticosamente con l’onestà, di riparare ai suoi disastri culturali, sociali ed economici, perpetrati con il male della mafia, del lavoro nero, della costrizione, dell’indifferenza dei bisogni del popolo (le elezioni che non portavano ad altro che alla sua DC in un gioco truccato da lui!) e della rimbecillità di Carosello e degli sceneggiatini Bignami che relegavano la grande cultura a due o tre scene (Carosello, per altro, è tornato: che risate — mi spiego: gli sceneggiati storici e Carosello sono cose sì belle, ma sono paragonabili alla reggia di Caserta: sono Storia, e meritano rispetto ma non riutilizzo, perché se si riutilizzasse oggi la reggia di Caserta vorrebbe dire un ritorno all’Ancien Regime; non solo, mi sento anche di condividere l’idea di sospetto per Carosello che, seppur fatto in modo magistrale, da registoni grossi, fu una subdulissima propaganda verso il consumismo più becero rivolta proprio ai bimbi di allora, che, guarda caso, sono diventati gli elettori di Berlusconi oggi [la tesi non è mia ma è di Paul Ginsborg])…
e la povera gente che cercava di rimediare ai disastri di Andreotti non è campata come Andreotti fino a 98 anni… è morta… morta ammazzata… ammazzata da Andreotti…

il povero Giorgio Ambrosoli, o Mino Pecorelli, o Carlo Alberto Dalla Chiesa, non sono morti nel sonno nel loro letto, ma per la strada, crivellati da pallottole…

ora, quindi, sì, augurare la stessa morte ad Andreotti è certamente da scemi, perché ti abbassi al suo livello: solo gli assassini ammazzano…
quindi io non avrei ucciso Andreotti…
però, come quando muore il tiranno, non posso non gioire… perché l’assassino è morto…
il terrore è finito…
come quando morì Lucio Silla, la paura di Roma, colui che faceva riunire il Senato mentre per strada si sentivano le urla degli oppositori uccisi dai suoi sicari…
quando muore uno così, dovresti avere “rispetto”…?
dai, no!

io non lo ammazzo, certo, ma lui invece a me m’ha ammazzato, spesso, tante volte e in tanti modi…
per cui, se qualcuno dicesse “adesso mi vendico e l’ammazzo”, quel qualcuno sarebbe sì un folle, ma certamente sarebbe anche “vendicatore” nel senso “giustizialista” e primitivo del termine…

io mi auguro certamente una società che già è arrivata a Eschilo e a Sofocle, che, con Elettra e l’Orestea, hanno narrato il fatidico passaggio dalla legge del taglione e della vendetta alla legge delle giustizia…
ma è anche vero che gente come Andreotti ha portato e perpetuato un regime molto indietro rispetto a quello di Eschilo e Sofocle: un regime davvero di terrore e di vendetta simile a quello di Hammurabi e Naram-Sim (colui che è raffigurato in una bellissima stele al Louvre mentre calpesta il nemico)…
ripeto: Andreotti la gente l’ha ammazzata, alle spalle, per poi ridergli in faccia (al morto e a noi povera gente impaurita dalla violenza) perché non poteva essere punito perché era il padrone… e che poteva fare quello che ha fatto all’oppositore a tutti noi… e spesso ce l’ha fatto, facendo deragliare treni, fecendo esplodere stazioni…
tutte morse intorno al nostro collo per farci schiavi…

che gente di 20 anni venga a dirmi che la morte non si augura a gente come Andreotti, e che Andreotti va giustificato perché tutti avrebbero fatto come lui al suo posto, cavolo, mi inquieta…
è segno che il becerismo e la voglia di prevaricazione di Andreotti, in 50 anni, si è radicata fino al midollo in tutti quanti, tanto da investire la nostra “progenie”, tanto che i 20enni definiscono se stessi come potenziali dittatori che farebbero stragi pur di ottenere il potere (è questo essere “al posto di Andreotti”)…
cazzo, io spero che non sia così…

ma il dramma è che vedo gente che spara…
e quelli che sparano sono certo folli, ma il discorso è davvero terribile:
perché quando non c’è democrazia, le menti non istruite e le menti istintive, che sentono d’istinto il bisogno di democrazia e sentono che non ce l’hanno, sono portati ad “esternare” ed “estremizzare” la democrazia, cercandola ad ogni costo e nella sua forma più radicale di egualitarismo: e cioè nella bomba…

la bomba è la democrazia e l’egualitarismo più grande, perché la bomba ammazza tutti: giovani, vecchi, ricchi e poveri, tutti uguali sotto la stessa bomba… o il mitra, è uguale…

e se ci sono spari e bombe vuol dire che questo bisogno di democrazia è lacerante…

per cui: se si fanno gli Andreotti e ci si rinchiude in un regime di Hammurabi, con i politici sul carro-armato, nuovi aristocratici intoccabili a cui è permesso tutto senza punizione e che al contrario elargiscono al popolo pene estreme e raccolgono biecamente decime e guadagni della tratta di schiavi (tale è il caporalato, che finisce in tangenti, che finiscono ad Hammurabi), così come ha fatto Andreotti, con, ogni tanto, qualche strage di massa per creare paura e costrizione…
se si fa così, allora il bisogno di democrazia sarà ancora più grosso…
e allora le bombe aumenteranno!

non sto giustificando chi mette le bombe, che rimane cretino: ma è una figura come Jeli il Pastore di Verga, che ha illustrato perfettamente la mancanza di libertà e la follia che la mancanza della stessa concezione di libertà genera nelle menti primarie…
Jeli, sfruttato a vita dal latifondo, così tanto da non immaginare neanche che possa esistere una vita diversa, quando vede che il latifondo gli porta via anche la donna amata, Jeli prende e pianta il rastrello nella gola del signorotto fedifrago sottrattore perfino dell’amore: liscio, con logica elementare, cristallina, semplicissima…
il bisogno di Jeli di egualitarismo, almeno a livello sentimentale, lo porta a cercare il vero egualitarismo, che è quello della morte…

meno sarà l’egualitarismo e la giustizia e più sarà la morte: per suicidio, omicidio, strage (di stato o di protesta: come narra, fantastico, Hemingway in “Per chi suona la campana”: il franchista deve morire: deve essere “uguale” perché lotta per la “non uguaglianza”; concetto reso visivo perfettamente da Guillermo del Toro ne “Il Labirinto del Fauno” ambientato durante il franchismo)…
perché l’egualitarismo vero, la morte, come la vita, vince sempre…

io auspicherei, quindi, il raggiungimento, o per lo meno il cominciare a pensare a un egualitarismo “terreno” e pratico che moduli e soddisfi in qualche modo la voglia di egualitarismo vero…
altrimenti solo la morte ci sarà, prima del tempo, e per tutti…
solo allora saremo tutti uguali…

forse è bene renderci uguali un po’ prima di morire…


e con gli Andreotti, i Cossiga, i Berlusconi, le Thatcher, i Reagan, i Mussolini, purtroppo, uguali non siamo…
siamo schiavi,
al guinzaglio…

quindi sì, io auguro “l’uguaglianza” a quella gente, ad Andreotti: e sono contento che Andreotti adesso sia “uguale” alle tante vittime dei suoi assassinii…

 

 

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