The Voice of Hind Rajab

Io sono un cinico…
e che l’esercito israeliano spari anche alle ambulanze e ai bimbi di 5 anni lo so già…

The Voice of Hind Rajab è praticamente girato da due persone, la regista Kaouther Ben Hania, anche montatrice, e dall’operatore Juan Sarmiento G.

lo sforzo dei tanti executive accreditati (anche la Plan B di Brad Pitt e la casa di produzione di Joaquin Phoenix e Rooney Mara: i titoli finali sono costituiti quasi all’80% da executives americani), deve essersi concentrato di più sul distribuirlo a livello internazionale che sul farlo a livello pratico…

Ben Hanania e Sarmiento giocano col fuoco a livelli eccellenti: la stupefazione del fuoco, fatta dai primissimi piani, spesso anche dettagli dei volti, nella parte vicina del frame, che si alternano lo sfocamento con lo sfondo del frame, è ottimerrima, e crea massimamente sia l’urgenza sia la disperazione

anche l’alternare audio e video del fatto con la ricostruzione di fiction, sottolineando la semplice illustrazione delle immagini di ciò che è stato, funziona…

e sono ingredienti bastanti a giustificare il Gran Premio della Giuria a Venezia (nel 2009, il Leone d’Oro l’aveva vinto Lebanon di Samuel Maoz, film israeliano che faceva una sorta di autocritica delle sevizie perpetrate dagli israeliani nella seconda loro invasione libanese del 1982, quella di Sabra e Shatila, quando, invece di Hamas, il nemico di Israele era ancora l’OLP: la violenterrima Hamas venne finanziata successivamente da Israele apposta per annichilire l’OLP… e ancora oggi tanti dicono che con gli aiuti provenienti dal mondo, OLP e Hamas si comprano armi invece che costruire politicamente uno stato palestinese: convinzioni forse giuste ma che non tengono conto che uno stato si fa poco bene se per avere il passaporto o battere moneta, o per fare accordi commerciali, devi sottostare alle regole di un altro stato che non solo se ne sbatte dei tuoi problemi ma che ti rema pure contro perché sei di religione diversa… poi, ok, la reazione palestinese è di ammazzare più israeliani possibile, ma la narrazione dei buoni e dei cattivi non funziona proprio mai: anche perché ospedali e medicine israeliane, state of the art, poi chi glieli dà ai palestinesi? e i vecchi 90enni israelitici ce l’hanno davvero una casa lontano da Tel Aviv? e davvero chi prega in un modo e chi in un altro, e tutti vogliono che l’autorità statale li tuteli contro le bestemmie reciproche, possono convivere? o tenteranno sempre di farsi fuori, in modo genocidiario [che Israele riesce a fare con più efficacia perché ha più denaro], sfruttando tutti i pretesti possibili, e le vendette conseguenti, per tutti i millenni che verranno? boh… in un mondo laico forse sì, ma in un mondo fondamentalista come quel cacchio di Medio Oriente magari no… ma sto blaterando…)

Come film in se stesso, ok, le cose potrebbero essere tecnicamente fatte bene, ma regge meno il fatto che degli 89 minuti del film, 80 siano di puro patetismo (sono crudele), sicuro di prendere per forza, con la voce rotta di una povera bambina agonizzante…

più centrato il colpo di scena finale, almeno per gli occidentali, cioè che l’esercito israeliano spari sia alle bimbe di 5 anni sia alle ambulanze che le vanno a soccorrere… è una cosa che un occidentale ben pensante magari non si aspetta, e Ben Hania è brava a costruirlo alla perfezione in diegesi…

io, ripeto, lo sapevo, ma magari qualcuno in USA lo potrà venire a sapere adesso, col carico da novanta della presa per forza, grazie a questo filmettino…

e magari un americano vedrà quanto i soccorsi palestinesi (le ambulanze rappresentate sono dell’autorità sanitaria, formalmente palestinese, di Ramallah), oltre che essere essi stessi bersaglio, siano completamente ostacolati da una burocrazia israeliana sorda alle esigenze di salvataggio (perché il “governo palestinese” di Ramallah de facto non esiste e deve quindi far accettare le proprie decisioni da un Israele che vuole essere solo e soltanto uno stato ebraico e che quindi usa tutti i pretesti per ammazzare più palestinesi possibile quando se ne presenta l’occasione, anche, e soprattutto, i bambini, così da annullare il futuro)…

come denuncia internazionale di tutto questo, The Voice of Hind Rajab potrebbe funzionare per chi non ne sa niente, e vive nell’illusione che tra Israele e Palestina possa sussistere qualsiasi cosa non sia sterminio…

…ma per chi è cinico come me, The Voice of Hind Rajab fa quasi esclamare «dimmi qualcosa che non so»

e io sono anche troppo cinico, purtroppo, per farmi commuovere da 80 minuti di una bambina che urla «aiuto mi sparano, salvatemi, fate presto», e che i soccorritori al telefono cercano di distrarre proprio con le preghierine ad Allah, che la bimba sa ovviamente a memoria (poiché sono posti in cui non esiste la laicità, e a scuola ti fanno imparare a memoria le preghiere come fanno imparare le puttanate cattoliche del «Padre nostro» e dell’«Ave Maria» nell’Italia vaticana… io sono anche troppo ateo per non provare un immotivato fastidio sentendo certe cose)

l’essere umano riesce a uccidere bambini sbattendosene le palle da millenni…
…muovere a pietà per una bimba che piange, grazie al cinema, non salva i miliardi che muoiono senza che nessuno li riprenda con la telecamera (e anche quando qualcuno riprende, come nel caso di Alan Kurdy, 10 anni fa, lo sdegno dei tanti «mai più» dura un soffio e i «mai più» diventano una sequela reiterata e infinta di «ancora una volta» senza che nessuno si muova a pietà proprio per un cazzo)…

io mi sento di piangere per tutti…
…senza che nessuno mi faccia piangere per forza

ma così sono troppo polemico

anche perché, come succede in The Constant Gardner di Fernando Meirelles (2005), davanti a quelli che dicono «ne muoiono miliardi: non possiamo salvarli tutti», non è brutto rispondere «possiamo salvarne uno proprio adesso, qui e ora»

e se per far dire questo si debba prendere per forza qualche benpensante caduto dal pero, bah, allora che lo si prenda per forza!

Un pensiero riguardo “The Voice of Hind Rajab

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  1. Conoscevo già la storia di Hind Rajab perché l’avevo letta nel libro di Francesca Albanese Quando il mondo dorme, e conosco tutte le turpitudini che Israele sta commettendo a Gaza e in Cisgiordania, ma non sono andata a vedere il film perché mi sembra intollerabile sentire la vera voce della bambina così barbaramente uccisa

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