Aida in studio

Carlo Sabajno, Teatro alla Scala, 1919
Aida – Valentina Bartolomasi
Radamès – Enrico Trentini
Amneris – Rosita Pagani
Amonasro – Adolfo Pacini
Ramfis- Guido Fernandez
Il Re di Egitto – Pietro Brilli
Una Sacerdotessa – Valentina Bartolomasi
Un Messaggero – Gaetano Mazzanti

Secondo tutti è stata incisa tra 7 e 14 novembre 1919 forse alla stessa Scala, anche se in diversi stampaggi 78 giri l’orchestra è indicata solo come Grande orchestra
chi riesce ad ascoltarla è bravo, poiché non sono riuscito a trovarla online se non alcuni stralci gracchianti di vecchiezza…

Lorenzo Molajoli, Teatro alla Scala, 1928
Aida – Giannina Arangi-Lombardi
Radamès – Aroldo Lindi
Amneris – Maria Capuana
Amonasro – Armando Borgioli
Ramfis – Tancredi Pasero
Il Re di Egitto – Salvatore Baccaloni
Un Messaggero – Giuseppe Nessi

Non se ne sa tanto di più rispetto alla precedente, ma grazie alla Columbia ha circolato con più continuità, tanto da finire anche nel catalogo Naxos e la si può sentire tutta quanta su YouTube…
È molto breve e dai tempi strettissimi!

Carlo Sabajno, Teatro alla Scala, 1928
Aida – Dusolina Giannini
Radamès – Aureliano Pertile
Amneris – Irene Minghini-Cattaneo
Amonasro – Giovanni Inghilleri
Ramfis – Luigi Manfrini
Il Re di Egitto – Guglielmo Masini
Un Messaggero – Giuseppe Nessi

Anche questa è bella disponibile un po’ dappertutto, e gli appassionati hanno accertato sia stata catturata alla Scala in un tempo assai vasto, addirittura tra 5 ottobre e 17 dicembre 1928, una cosa meno inverosimile di quanto si pensi: visti gli impegni dei cantanti era facile fare sessions disperse nel tempo, con quell’aria incisa quel giorno, e quel duetto inciso magari un mese dopo!
È finita anche nel catalogo EMI, e la cosa gli ha garantito una pulizia di suono molto più chiara rispetto alle precedenti…
I tempi sono leggermente meno stretti di quelli di Molajoli e a Sabajno piacciono i lussi degli acutoni prolungati (Pertile era negli anni di massimo divismo), anche dove non ci sarebbero…
Ovvio, là dove non c’è da cantare ma solo da recitare (vedi il finale terzo), i cantanti non figurano neanche…
Nonostante tutti i difetti, il «Voi la terra e i numi oltraggiate» di Minghini-Cattaneo è tragicissimo!

Tullio Serafin, Opera di Roma, 1946
Aida – Maria Caniglia
Radamès – Beniamino Gigli
Amneris – Ebe Stignani
Amonasro – Gino Bechi
Ramfis – Tancredi Pasero
Il Re di Egitto – Italo Tajo
Una Sacerdotessa – Maria Huder
Un Messaggero – Adelio Zagonora

Arriva il leggendario dopoguerra e il mitologico Serafin apre una piazza, l’Opera di Roma (il disco si incide a luglio ’46 al Costanzi), che sarà molto importante per le incisioni studiose di Aida
È un’incisione molto diffusa, da EMI, da Naxos, e poi da diverse riviste appassionate di canto…
In ambiente ancora mono ma con leggere accortezze d’audio migliori delle precedenti, le vocione educatissime e mai drammatiche, forse tra le più strong di quei tempi, spiccano a mille, e Serafin le accompagna speditamente, in modo molto brusco e puntuto (quasi sacrificando certe melodie)…

Alberto Paoletti, Opera di Roma, 1950
Aida – Stella Roman
Radamès – Gino Sarri
Amneris – Sylvia Sawyer
Amonasro – Antonio Manca Serra
Ramfis – Vittorio Tatozzi
Il Re di Egitto – Franco Pugliese
Una Sacerdotessa – Anna (Maria) Marcangeli
Un Messaggero – Paolo Caroli

Non mi è riuscito di sentirla…

Alberto Erede, Santa Cecilia, 1952
Aida – Renata Tebaldi
Radamès – Mario Del Monaco
Amneris – Ebe Stignani
Amonasro – Aldo Protti
Ramfis – Dario Caselli
Il Re di Egitto – Fernando Corena
Una Sacerdotessa – Suzanne Danco
Un Messaggero – Piero De Palma

Arriva la Decca, con tutto il cucuzzaro dei mostri sacri sotto contratto, nel rovente agosto 1952, forse all’Auditorio Pio di Via della Conciliazione (e per la prima volta con un’orchestra estranea a un teatro), e se mantiene Ebe Stignani dei vecchi, eterna per la prima volta in studio quei pesi massimi, allora agli “inizi”, che furono Tebaldi, Del Monaco e Protti, con uno stipendiato, Erede, meno puntuto di Serafin, un po’ più monumentale e grandioso (e già vicino a tempi “umani” e drammatici: la sua durata è quasi 2h 25′, quasi 6 in più rispetto a quelle precedenti) ma con un’orchestra assolutamente smussata… si sente che tutta la parte del ballo non è il piatto forte…

Franco Capuana, La Fenice di Venezia, 1953? 1954?
Aida – Maria Curtis Verna
Radamès – Umberto Borso
Amneris – Oralia Domínguez
Amonasro – Ettore Bastianini
Ramfis – Norman Scott
Il Re di Egitto – Enzo Felicitati
Un Messaggero – Uberto Scaglione

Sono riuscito a sentire solo piccoli stralci in cui, pur in mono, si sente un cambio di passo evidente rispetto alle precedenti: sebbene le voci siano ancora ectoplasmi canterini mai recitanti, la loro nobiltà, specie di Bastianini, è ieratica e somma, e l’attenzione per il suono di Capuana, spessissimo e prorompente (fa davvero piangere il fatto che sia in mono), è coinvolgentissima, e anticipa sia Karajan sia Solti!

Aleksandr Melik-Pašaev, Bol’šoj, 1953
Aida – Natalia Sokolova
Radamès – Georgi Nelepp
Amneris – Vera Aleksandrovna Davydova
Amonasro – Pavel Lisitsian
Ramfis – Ivan Petrov
Il Re di Egitto – Igor Mikhailov
Una Sacerdotessa – Antonia Ivanova
Un Messaggero – A Syrovatko-Zolotarëv

È in russo…
Non sono riuscito a sentirla tutta e non mi metterò certo a verificare la traslitterazione dei nomi russi che mi offre CLOR (il database che consulto: sono sicuro solo di Melik-Pašaev), ma sottolineo che i pezzi che ho sentito hanno un’intensità drammatica che spacca!
Sarebbe la prima con un’orchestra non italiana, ma il suo essere in russo la rende difficile da far rientrare in qualsiasi statistica…

A questo punto ci sarebbe il film di Clemente Fracassi con colonna sonora registrata da Giuseppe Morelli alla RAI di Roma nel 1953 con Renata Tebaldi, Giuseppe Campora, Ebe Stignani, Gino Bechi, Giulio Neri ed Endico Formichi…
A differenza di altri filmopera, la colonna sonora non è paragonabile a un disco e un giorno ne parleremo con un post apposta!

Ionel Perlea, Opera di Roma, 1955
Aida – Zinka Milanov
Radamès – Jussi Björling
Amneris – Fedora Barbieri
Amonasro – Leonard Warren
Ramfis – Boris Christoff
Il Re di Egitto – Plinio Clabassi
Una Sacerdotessa – Bruna Rizzoli
Un Messaggero – Mario Carlin

La RCA registra questa Aida nei giorni 2, 6, 8, 9, 11 e 13 luglio 1955 al Costanzi… Perlea era già più che 50enne, ma il cast, stiloso ed elegante, desta qualche interesse… Io non amo granché certe leziosità di Björling, ma Milanov, Barbieri, Warren e Christoff sono effettivamente in spolvero, benché, ancora, nell’ambito dei canterini non recitanti…
Peccato l’assenza di qualsivoglia taglio interpretativo…

Tullio Serafin, Teatro alla Scala, 1955
Aida – Maria Callas
Radamès – Richard Tucker
Amneris – Fedora Barbieri
Amonasro – Tito Gobbi
Ramfis – Giuseppe Modesti
Il Re di Egitto – Nicola Zaccaria
Una Sacerdotessa – Elvira Galassi
Un Messaggero – Franco Ricciardi

Arriva la Callas…
solo un mese dopo Milanov (si incide alla Scala i giorni 10, 11, 12, 16, 17, 18, 19, 20, 23 e 24 agosto 1955) e con la stessa Barbieri, Callas acchiappa le maestranze EMI con i classici (Gobbi, Zaccaria), riesumando Serafin, e chiamando il divo americano Tucker…
Nonostante il mono, questa incisione è “rimasta” come le altre di quel periodo studioso callassiano con Walter Legge in persona a fare da producer, perché fatta completamente per lei: la si sente gorgheggiare più forte degli altri in tutti i concertati e a lei si dà uno spazio sonoro che gli altri non hanno…
Serafin smussa gli angoli rispetto al 1946 e si avvicina anche lui alle 2h 25’…

Fausto Cleva, Metropolitan Opera, 1956?
Aida – Lucine Amara
Radamès – Albert Da Costa
Amneris – Rosalind Elias
Amonasro – Frank Guarrera
Ramfis – Giorgio Tozzi
Il Re di Egitto – Louis (Luigi) Sgarro
Una Sacerdotessa – Shakeh Vartenissian
Un Messaggero – James McCracken

Non se ne sa granché, ma se ne trovano ampi stralci (anche se non tutta) su YouTube…
Ha una volumetria kolossal non brutta, un’orchestra per la prima volta non europea e per la prima volta primeggiante (si sentono bene i cimbassi nel finale III), ed è forse una delle prime che sente l’urgenza drammatica più che canora… Amara è cristallinissima, Guarrera è incazzatissimo ed Elias è ferocissima!
Io non l’ho ascoltata per niente male!

Angelo Questa, RAI Torino, 1956
Aida – Maria Curtis Verna
Radamès – Franco Corelli
Amneris – Miriam Pirazzini
Amonasro – Giangiacomo Guelfi
Ramfis – Giulio Neri
Il Re di Egitto – Antonio Zerbini
Un Messaggero – Athos Cesarini

Non si sa se è live, perché destinata alla radio (molti dànno il broadcast al 18 dicembre 1956), o se è da considerare studio (cioè l’Auditorium RAI di Torino) perché è stata catturata prima della messa in onda…
Dopo solo due anni, Curtis Verna sembra non arrivarci più…
Corelli già sbraca ma non è ancora il divo che sarà dopo 10 anni con Mehta…
Guelfi è terrorizzante…
Angelo Questa è diligente e apre a momenti un po’ più possenti, pur nel mono, ma torna a non far recitare per niente (il finale III è mutilo)…

Ernesto Barbini, Opera di Roma, 1958?
Aida – Anna de’ Cavalieri
Radamès – Aldo Bertocci
Amneris – Ira Malaniuk
Amonasro – Scipio Colombo
Ramfis – Paolo Dari
Il Re di Egitto – Ugo Trama
Un Messaggero – Walter Bertelli

Se ne trovano alcune tracks su YouTube e non è per niente male!…
De’ Cavalieri (che in realtà si chiamava McKnight e che in certi stampaggi è scritta De Cavallieri) ha una dizione perfetta e un timbro impagabile, e Barbini, pur spiccio (e mono), nei ristampaggi più puliti risulta caldo e focoso!

Herbert von Karajan, Wiener Philharmoniker, 1959
Aida – Renata Tebaldi
Radamès – Carlo Bergonzi
Amneris – Giulietta Simionato
Amonasro – Cornell MacNeil
Ramfis – Arnold Van Mill
Il Re di Egitto – Fernando Corena
Una Sacerdotessa – Eugenia Ratti
Un Messaggero – Piero De Palma

Arriva Karajan e stavolta comanda lui in Decca…
e porta lo stereo, catturato dai mostri sacri, alla Sofiensaal di Vienna, nel settembre 1959…
Karajan tocca le 2h 30′ tonde: avanza di altri 5 minuti lo standard finora sostenuto…
Oltre allo stereo, Karajan porta lo smalto sonoro, l’estasi mitica (e mistica?) della musica e un senso immoto della tragedia, artefatta e perfetta come un archetipo primordiale, sia azione disperata sia inazione di puro compiacimento fonico…
Tebaldi è 7 anni più vecchia di quanto era con Erede, ma nell’impostazione di Karajan non stona…
Bergonzi è caldo e carezzevole…
per tanti rompiballe lamentosi è ancora oggi la migliore

Georg Solti, Opera di Roma, 1961
Aida – Leontyne Price
Radamès – Jon Vickers
Amneris – Rita Gorr
Amonasro – Robert Merrill
Ramfis – Giorgio Tozzi
Il Re di Egitto – Plinio Clabassi
Una Sacerdotessa – Mietta Sighele
Un Messaggero – Franco Ricciardi

Di questa incisione se ne è parlato tanto…
ai tempi potevano sorgere dubbi sul suo essere stata catturata al Costanzi o chissà dove (magari all’RCA di Via Tiburtina), ma poi sono uscite le foto che mostrano chiaramente il cast al Costanzi, tra 24 giugno e 26 luglio 1961…
Ugualmente tragica come Karajan, ma di una tragedia davvero viva e strappaccuore, senza stilizzazioni, e con un suono sì lussuosissimo (gli ottoni strombano, quasi gridano, in un modo appassionantissimo) ma anche in qualche modo straziante, perfino sporco (adattissimi i finti legati tipici di Solti, che usa anche in Wagner, con il suono sì staccato ma così fluente da essere davvero ai limiti del legato: la cosa dava a tutto un senso di Streben che ti assassina!)…
Leontyne Price è estremamente variegata di emozioni e stati d’animo rispetto all’apparizione fonica che era Tebaldi…
Vickers dà a Radamès una concretezza psicologica che allora non aveva nessun altro, e canta con un calore e una passione che allora non aveva nessun altro (e forse nessuno ha più avuto, forse Domingo)…
Rita Gorr è nobilissima, magari meno varia di come sarà una Grace Bumbry, ma dà davvero l’idea della viziata ragazzina rampolla dei sovrani che alla fine prende coscienza del suo odio…
Io la adoro completamente!

Zubin Mehta, Opera di Roma, 1967
Aida – Birgit Nilsson
Radamès – Franco Corelli
Amneris – Grace Bumbry
Amonasro – Mario Sereni
Ramfis – Bonaldo Giaiotti
Il Re di Egitto – Ferruccio Mazzoli
Una Sacerdotessa – Mirella Fiorentini
Un Messaggero – Piero De Palma

Ci sono controversie sull’effettiva data di cattura di questo disco: in tanti lo datano al 1966 (alcuni addirittura al 1965), anche se la EMI ha sempre dichiarato, in tutti i numerosi stampaggi, le sessions effettuate dal 21 giugno al 6 luglio, e poi un ritocco (una colonna separata? o un pezzo d’insieme?) il 6 agosto 1967…
Dopo pochi anni (il Trovatore RCA del ’69-’70, Tosca RCA e Turandot Decca entrambe del ’72) avrebbe imposto più news, anche a livello di cast (i primi Domingo, i primi Milnes), ma in questa Aida, Mehta opta per un’operazione quasi di mediazione tra le grosse potenze interpretative di Karajan e Solti e il glorioso passato dei Molajoli, Erede e Serafin…
I tempi tornano a essere strettissimi (ca. 2h 20′: lo standard pre-Karajan), i cantanti tornano a essere al centro rispetto all’impostazione direttoriale (Corelli, soprattutto, fa il bello e il cattivo tempo), ma Mehta non rinuncia a dire la sua sul versante narrativo: alle tragedie poderose e dolenti di Karajan e Solti contrappone una verve d’urgenza, d’azione rapidissima, che, sebbene non ancora col grado di efficacia che ci sarà tra due anni con Domingo e Milnes, riesce in parecchi casi a coinvolgere i cantanti, se non Corelli, di sicuro Nilsson, Bumbry e Sereni…
È un’Aida che, certo, recupera i modi spicci del passato, ed è consapevole di stare lavorando per i cantanti più che per altro, ma riesce, in questo star system, a instillare la logica del diegetico, dell’immediatezza del narrato, del pressing dello psicologico…
È, appunto, un mediare tra i tanti colpi di genio di Karajan e Solti e una nostalgia di quando si cantava e basta: riesce a cantare e a narrare insieme…
Certo, dopo l’ondata ermeneutica di Solti fa l’effetto di un brusco tornare al passato, che anche per i nostalgici può apparire inadeguato, poiché il focus sui cantanti è rattrappito dal loro adeguarsi all’espressività narrativa… ma, alla lunga, questo suo cerchiobottismo ha molto pagato in diffusione: se prima scontentava un po’ tutti, ha finito, poi (dopo la filologia di Muti, Abbado e Harnoncourt), per rappresentare per un po’ tutti un punto di non ritorno o una linea di demarcazione tra il nuovo e il vecchio magari da additare come exemplum!

Erich Leinsdorf, London Symphony, 1970
Aida – Leontyne Price
Radamès – Plácido Domingo
Amneris – Grace Bumbry
Amonasro – Sherrill Milnes
Ramfis – Ruggero Raimondi
Il Re di Egitto – Hans Sotin
Una Sacerdotessa – Joyce Mathis
Un Messaggero – Bruce Brewer

Il vero restauratore è Leinsdorf…
se non fosse per il cast del tutto svecchiato, Leinsdorf (alla Walthamstowe Assembly Hall, nel luglio del ’70) torna al modo di Alberto Erede, non solo coi tempi speditelli (ca. 2h 25′) ma anche coi modi bruschi del tutto disinteressati alla melodia…
Fu, però, molto pubblicizzata come edizione del centenario, e la RCA si beò delle tecniche di registrazione state of the art

Ivan Marinov, Opera di Sofia, 1971
Aida – Julia Viner-Čeniševa
Radamès – Nikola Nikolov
Amneris – Aleksandrina Milčeva
Amonasro – Nikolai Smočevski
Ramfis – Nikola Gjuzelev
Il Re di Egitto – Stefan Tsigančev
Una Sacerdotessa – Maria Dimčevska
Un Messaggero – Verter Vrachovski

È tranquillamente reperibile su YouTube, anche se, ai tempi, non dev’essere circolata granché…
Anche lei si pubblicizzò come edizione del centenario
Rispetto a Leinsdorf, Marinov sembra Karajan: determinato e con un passo sicuro ma melodiosissimo, pasciuto e regale, tutto da ascoltare, anche se il suono non è purtroppo paragonabile alle altre…
Gjuzelev e Nikolov (quasi un Carreras bulgaro) sono in spolvero…
Milčeva, 34enne, è un’Amneris luciferina interessantissima!
Viner-Čeniševa (più conosciuta con la grafia tedescofona di Julia Wiener) ha un timbro limpidissimo e ha le acute piazzatissime, anche se è affetta da varie ombre di emulazione della Callas…

Riccardo Muti, Philharmonia, 1974
Aida – Montserrat Caballé
Radamès – Plácido Domingo
Amneris – Fiorenza Cossotto
Amonasro – Piero Cappuccilli
Ramfis – Nikolai Gjaurov
Il Re di Egitto – Luigi Roni
Una Sacerdotessa – Esther Casas
Un Messaggero – Nicola Martinucci

Dove incise Leinsdorf 4 anni prima (alla Walthamstow Assembly Hall di Londra, dal 2 al 9 e poi l’11 luglio 1974), Muti incide l’Aida come uno dei primi dischi del suo appena firmato contratto con la Philharmonia…
È ovvio che il nome di Muti, l’eco dei divi e la massiccia distribuzione EMI l’hanno fatta adorare da tutti…
Muti sembra fare un po’ come Mehta, spulciando il dettaglio narrativo psicologico con una verve spedita e lesta, quasi del passato (i tempi sono entro i “limiti Serafin”, senza lentezze alla Karajan o Solti), ma garantendo il suono di una vera gestione di studio all’avanguardia (molto più dei proclami di Leinsdorf e dell’RCA) e lo smalto dei divi giovani senza dare alcun via libera all’ad libitum
Viene fuori un’Aida molto compatta, certo, interessante, ma mai dolente né davvero emozionata: Muti segue sì i rivolti psicologici ma dal versante dell’azione, spesso sacrificando le melodie, con l’eccezione del «Fuggiam gli ardori inospiti», tagliato estremamente lento…

Herbert von Karajan, Wiener Philharmoniker, 1979
Aida – Mirella Freni
Radamès – José Carreras
Amneris – Agnes Baltsa
Amonasro – Piero Cappuccilli
Ramfis – Ruggero Raimondi
Il Re di Egitto – José van Dam
Una Sacerdotessa – Katia Ricciarelli
Un Messaggero – Thomas Moser

Sala d’oro del Musikverein di Vienna, probabilmente nel maggio del 1979: 20 anni tondi dopo la sua prima incisione, Karajan ritorna…
Si dice che i contratti anni ’70-’80 con EMI, Karajan li abbia fatti apposta per fare incisioni in cui lui stesso fosse producer, con voce in capitolo anche sul mixing…
La filosofia del ’59 si aggiorna aprendosi a un po’ più di anima: Freni e Baltsa sono molto più vivide di Tebaldi e Simionato, e Carreras è un po’ più verosimile rispetto al dolcissimo Bergonzi…
e il suono stavolta è potentissimo, veramente sconvolgente…
Tanti amano di più l’eleganza del ’59, io però non rimango indifferente a questa lettura del ’79, magari più scenografica e bombastic, ma davvero ben comunicante il mito!

Claudio Abbado, Teatro alla Scala, 1981
Aida – Katia Ricciarelli
Radamès – Plácido Domingo
Amneris – Elena Obrazcova
Amonasro – Leo Nucci
Ramfis – Nikolai Gjaurov
Il Re di Egitto – Ruggero Raimondi
Una Sacerdotessa – Lucia Valentini-Terrani
Un Messaggero – Piero De Palma

Per tanti, il Centro Telecinematografico Culturale di Milano era inadatto alle incisioni d’opera: l’orchestra era troppo lontana dai cantanti… e, per tanti, la lavorazione in due tempi, una a gennaio e una giugno del 1981 inficiarono sulla qualità di questa incisione, che rimase colpita assai da stampa parecchio cattiva…
Tutte le volte che l’ascolto, però, io sento un bel lavoro…
Abbado (che torna a incidere Aida con la Scala dopo 26 anni dall’ultimo disco in studio) non arriva alle vette di Solti, ma, pur nei “tempi Serafin”, riesce a infondere sentimenti profondi, a mio avviso più di Muti…
Ricciarelli appare quasi ideale, dolcissima e vellutata… Obrazcova forse è un po’ troppo pazza ma coinvolge alla perfezione, Nucci è smagliante di intenzioni e recitazione, e Domingo trova forse per la prima volta un direttore che lo fa sbalzare!

Lorin Maazel, Teatro alla Scala, 1986
Aida – Maria Chiara
Radamès – Luciano Pavarotti
Amneris – Gena Dimitrova
Amonasro – Leo Nucci
Ramfis – Paata Burčuladze
Il Re di Egitto – Luigi Roni
Una Sacerdotessa – Madelyn Renée
Un Messaggero – Ernesto Gavazzi

Allo Studio Abanella di Milano, tra dicembre ’85 e gennaio ’86, Maazel sovrintende la versione in studio della sua prima scaligera dell’8 dicembre ’85 (con regia di Ronconi: ne esiste una ripresa video di Derek Bailey)…
Maazel opta per magniloquenti tempi alla Karajan (2h e 30′ quasi tonde) e sa come gestire sia le masse sia i grossi nomi, tutti effettivamente in spolvero (forse un po’ tronfio Burčuladze, giunto a sostituire il Gjaurov che c’era dal vivo)…
forse riesce meno a dare a tutto un taglio interpretativo coerente e psicologico anche alla musica, oltre che ai cantanti… ma se uno si trova ad ascoltare solo questa, non ascolta una brutta Aida

James Levine, Metropolitan Opera, 1990
Aida – Aprile Millo
Radamès – Plácido Domingo
Amneris – Dolora Zajick
Amonasro – James Morris
Ramfis – Samuel Ramey
Il Re di Egitto – Terry Cook
Una Sacerdotessa – Hei-Kyung Hong
Un Messaggero – Charles Anthony

Al Manhattan Center di New York, dal 18 al 26 maggio 1990, Levine, 35 anni dopo Cleva, torna al kolossal americano con l’orchestra del Metropolitan…
C’è tutto, e i cantanti, pur non così avvezzi a quest’opera (tranne Domingo), recitano che è una meraviglia…
Tutto è sparato a mille e riluce di effetti speciali…
Galvanizza molto e per molti può bastare…
Io, però, non ci sento mai vero sentimento…

Rico Saccani, National Symphony Orchestra of Ireland, 1994
Aida – Maria Dragoni
Radamès – Kristjan Johannsson
Amneris – Barbara Dever
Amonasro – Mark Rucker
Ramfis – Francesco Ellero d’Artegna
Il Re di Egitto – Riccardo Ferrari
Una Sacerdotessa – Monica Trini
Un Messaggero – Antonio Marceno

Gran classico Naxos, registrato alla Concert Hall di Dublino dal 1° al 4 ottobre 1994…
Il suono è ottimo e i cantanti sono in partissima!
Saccani stacca tempi giusti, molto coinvolgenti… ok, forse gli manca quel graffio di Abbado (per non parlare di Solti), ma fa ascoltare una bella musica, anche se certamente non guida maestranze così maestose, e anche se la dizione italiana del coro è pessima…

Nikolaus Harnoncourt, Wiener Philharmoniker, 2001
Aida – Cristina Gallardo-Domâs
Radamès – Vincenzo La Scola
Amneris – Olga Borodina
Amonasro – Thomas Hampson
Ramfis – Matti Salminen
Il Re di Egitto – László Polgár
Una Sacerdotessa – Dorothea Röschmann
Un Messaggero – Kurt Streit

Nella Sala d’Oro del Musikverein di Vienna, 22 anni dopo l’ultimo Karajan, in due tempi, gennaio e aprile 2001, 7 anni dopo l’economico Saccani e 11 dopo l’americanata di Levine, il direttore meno associato a Verdi e al Romanticismo tardo analizza Aida con cura micragnosa, raggiungendo forse il record di lentezza (quasi 2h 38′), e dando a tutto un’aura notturna, non poco lussuosa né poco fragorosa, ma sicuramente dal suono attutito, una sorta di Aida “urlata sottovoce”, in una notte senza luna, in cui risaltano strumenti “inediti” (l’arpa là dove spesso è inudibile) e in cui si dà spazio quasi cinematografico ai dettagli di trama (certi snodi, nei concertati, sono esaltati ed evidenziati con repentini cambi di tempo dialogici e diegetici)…
È un’Aida del tutto avulsa da qualsiasi tradizione, in cui ogni nota è vista, rivista e rivoltata non solo come se fosse letta per la prima volta e senza preconcetti ma anche con la volontà di sviscerarne qualsiasi senso intrinseco, qualsiasi implicazione musicale, narrativa e sonora: ne esce un Egitto stilizzato (come effettivamente era quello di Verdi), diafano, sottile come un geroglifico, ma con tutto, con i trionfi, le pomposità, le potenze: un Egitto rilucente nel buio, maestoso di una maestà lontana e rispettosa, come l’antichità grandiosa degli scenografici quadri ottocenteschi…
Sentirla fa effettivamente strano, ma dopo tanti ascolti diventa una delle Aide indispensabili, quella che ti fa capire davvero molte cose…
Il cast è tutto al di là del sorprendente: Gallardo-Domâs è piccola, brillante, indifesa e adorabile; Borodina spaventa per rabbia, assertività, crudeltà e perfezione di gesto; La Scola è scintillante, cristrallino e agile; Hampson recita un Amonasro da Lieder, tutto interpretato, tutto sottovoce e furente!

David Parry, Philharmonia, 2001
Aida – Jane Eaglen
Radamès – Dennis O’Neill
Amneris – Rosalind Plowright
Amonasro – Gregory Yurisich
Ramfis – Alastair Miles
Il Re di Egitto – Peter Rose
Una Sacerdotessa – Susan Gritton
Un Messaggero – Alfred Boe

È in inglese…
Nello stesso aprile 2001, nella Blackheath Hall di Londra, Parry, per Chandos, continua la sua eterna opera di inglesizzazione delle grandi opere facendo davvero molto bene!
Si instrada quasi sulla via di Maazel, facendo tutto il décors con smalto, senza le esagerazioni di Levine, ma con puntine interpretative davvero gustose, quasi alla Solti!
È una sorpresa!

Antonio Pappano, Santa Cecilia, 2015
Aida – Anja Harteros
Radamès – Jonas Kaufmann
Amneris – Ekaterina Semenčuk
Amonasro – Ludovic Tézier
Ramfis – Erwin Schrott
Il Re di Egitto – Marco Spotti
Una Sacerdotessa – Eleonora Buratto
Un Messaggero – Paolo Fanale

Febbraio 2015, Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica di Roma: Pappano è convinto di resuscitare le incisioni in studio dopo 15 anni di stanca con un’orchestrona (la cui ultima Aida era quella di Erede di 63 anni prima) e con un cast che, spesso, non aveva mai affrontato l’opera dal vivo (che però se la cava: magari Kaufmann sembra un pesce fuor d’acqua: certe volte caldissimo di sussurrati e altre urlante: sembra sfoggiarsi più per autocompiacimento che per motivi musicali)…
Ne ho tanto parlato male in passato e il mio giudizio continua a essere discontinuo: a seconda degli stampaggi digitali il suono è davvero maestosissimo, e l’emozione c’è, spesso a mille… Ma ancora la trovo un po’ esteriore e tecnica: ne fanno le spese, molto spesso, i pezzi dialogati…


Zubin Mehta, Maggio Musicale Fiorentino, 2015
Aida – Kristin Lewis
Radamès – Andrea Bocelli
Amneris – Veronica Simeoni
Amonasro – Ambrogio Maestri
Ramfis – Carlo Colombara
Il Re di Egitto – Giorgio Giuseppini
Una Sacerdotessa – Maria Katzarava
Un Messaggero – Juan José de Leon

Catturata nel Nuovo Teatro del Maggio, ad aprile 2015…
Mai compreso l’incapricciamento di Mehta per Bocelli…
È un disco costruito dalla casa discografica di Bocelli, postprodotto per Bocelli (e infatti il suono dell’arpa nell’aria della Sacerdotessa è ridicolo, e il risaltare a mixer di Bocelli in «Nume, custode e vindice» è da galera)…
Dopo tanta esperienza dal vivo, Mehta smussa un po’ i tempi rispetto a 50 anni prima ma mantiene la sua coesione diegetica quasi alla perfezione, sfrutta molto bene l’orchestra e fa cantare con passione il suo cast, che ha una Simeoni in stato di grazia, una Lewis adattissima, e Maestri un po’ pomposino ma corretto… per certi versi, è anche meglio della lettura del ’67!
Resta Bocelli, con la sua voce diafanissima rispetto agli altri, molto stentoreo nel suo tentativo di scalare gli acuti e molto fiacco per quel che riguarda la personalità…

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