«I giorni di Vetro» di Nicoletta Verna

Purtroppo centra in pieno alcuni immediati motivi d’odio di questo blog…

Un primissimo motivo è la mia idiosincrasia contro il fondamentalismo dei testi che per principio dicono «eh ma allora era così», facendo passare il racconto odierno della Storia come la storia stessa…

io sono evidentemente troppo filologo per appassionarmi a testi che non sono intelligentemente mediati (la vicenda rappresenta uno dei filoni più floridi di questo blog, vedi, recenti, West Side Story e la polemica iniziale di The Return sul Nosferatu di Eggers)…

Già in West Side Story facevo l’esempio di Petrarca, del Vaticanum Latinum 3195…
se si ragiona con «eh ma allora era così» si dovrebbe tutti leggere i Rerum vulgarium fragmenta (quelli che a scuola diventano il Canzoniere) di Petrarca direttamente dal Vaticanum Latinum 3195, e quindi concludere che «non ci si capisce una minchia» e perciò Petrarca è un demente…
e l’eroico lavoro di Gianfranco Contini, di lunghissima durata e con esiti sempre diversi nelle sue diverse edizioni, per rendere comprensibile Petrarca, al di là della “problematica contingenza” del Vaticanum Latinum 3195, dovrebbe essere tacciato di inutile acribia, perché tanto il testo di Petrarca è quello, e prova che Petrarca era un demente, perché nel suo scritto (il primo autografo della letteratura europea) non ci si capisce una minchia…

Eppure ci sono critiche sulla Malnata di Beatrice Salvioni basate proprio su questo, su «non è storico perché le femministe nel 1938 non c’erano»…

e ok

allora facciamo un testo senza le femministe, del tutto «1938», ma lo facciamo nel 2025, copiando il 1938 e incollandolo nel 2025: così, senza mediazione: come il Vaticanum Latinum 3195 senza Gianfranco Contini…

e ci dovrebbe piacere solo perché «allora era così»?

boh

io, in certe operazioni, non ci vedo mai la passione del ninnolo storico, ma ci vedo, velata (vedi anche Northman), perfino complicità con quel «1938»: perché, essendo, come tutte le storie di questo tipo (vedi L’arminuta), anche storia di «nostalgia degli scapaccioni» («nostalgia anche di quello che si è sofferto»: e io queste storie le ho a noia, vedi anche Oliva Denaro e Grande meraviglia), viene fuori che sì il «1938» era brutto ma essendo l’unica cosa che si è conosciuto, allora… allora va bene

…e se va bene puppati un testo con le donne che devono solo figliare e raccomandarsi alla madonna, che sopportano di buon grado, perché mandati dall’imperscrutabile volontà del signore (dato che nel «1938» non esistevano le atee), angherie, sadismi e maschilismi, con quell’unico esempio (la solita nonna) che aveva ammazzato il marito violento, unica goccia nel mare del conformismo di quei tempi «perché allora era così» (e tra l’altro la nonna manco la si imita ma la si stigmatizza perché non ha accettato la volontà diddío e ha vissuto nella maldicenza tutta la vita)…

e se era così allora, ridiccelo anche oggi: senza mediazione…

…neanche quella, pur blanda, del Color Purple (Oprah Winfrey che almeno si incazza con Whoopi Goldberg per aver convinto il marito a picchiarla, o la stessa Whoopi Goldberg che, alla fine della vita, almeno riesce a mandare affanculo Danny Glover), no no: sono cose che non sono storiche

…allora facciamo ‘sta bella storia di soprusi sulle donne, per far vedere quanto siamo state trattate male in passato, ma non parliamo al presente, non mediamo al presente, perché così le bimbe di oggi mediano da sole e capiscono, come no: così come non serve la mediazione tra il lettore di oggi e il Vaticanum Latinum 3195 per capire Petrarca perché il Vaticanum Latinum 3195 si percepisce da solo senza Contini…
…ma vai sicuro! certissimamente!

e uguale fai anche, oggi va di moda, un testo che, sotto sotto, equipara fascisti e partigiani: tutti maschilisti…
il partigiano e il fascio sadico, sì, tutto sommato, erano facce della stessa medaglia…
poi, ok, sì, il fascio era sadico e il partigiano no, ma alla fin fine…
in quel «1938» sia fasci sia partigiani hanno sparato e ammazzato, e allora entrambi sono da mettere nei torti della Storia…
e anche la ricostruzione post-bellica, mah, mica poi c’ha fatto stare così bene: quasi quasi erano meglio i bei tempi andati del fascio…

bah…

ma quando c’è da essere emozionali, allora le emozioni sono di oggi… cioè quando non servono a nulla…

Le donne agiscono solo per amore o per ormoni sessuali: era così nel «1938» ed è così oggi: e la cosa si rivendica, come se una donna che ragiona con la vagina fosse meno ridicola dell’uomo che vede un pelo di figa e sragiona…
bah, forse sì…
o forse no…

Si fa un intreccio alla Perrin, tirato per le lunghe come le tagliatelle, in cui arrivi al dunque e ti viene detto «pensavi di essere arrivato alla fine, invece beccati quest’altre 390 pagine con la storia che hai letto fino ad adesso vista dal punto di vista di un altro personaggio! dai! è interessante!»
boja: è interessante: come no!
non vedevo davvero l’ora di rileggere quanto già so solo perché mi vengono rivelati particolari idioti e fasulli colpi di scena su quella notte, o quel dettaglio sedicente indispensabile, di cui, sinceramente, non me ne fregava invece un cacchio!

anche perché quel dettaglio è quella minchiatella da soap opera, da telenovela, da incesti scemi ottocenteschi, dall’estetica del «gesùmmìo» secondo cui «ah, per quello non la trombava, perché c’entrava zia Maria, nonno Pino, cugino Alfredo!»
cacchio che freschezza!

proprio le puttanate incestuoso-edipiche prese para para da quell’altra fascistata travestita che fu il Canale Mussolini di Pennacchi (cenni nei Blog preferiti)…
puttanate che ti vengono dette come atroci colpi di scena, davvero con il piglio non solo di Perrin ma proprio di Beautiful, anche se sono cose di cui, una volta sapute, proprio perché dette con quella ridicola enfasi caricata e allungata, non ti frega veramente niente…

così come non ti fregherebbe niente delle infanzie, delle zie, delle sorelle:
che delle protagoniste si debba sapere tutto, anche cosa hanno fatto i genitori prima che nascessero, è una cavolata presa boh, forse da Postorino (nominata nei ringraziamenti finali), ed è estenuante…

ci voleva tanto a far incominciare tutto quando le ragazze hanno 14 anni (si risparmiavano per lo meno 200 pagine)?

no: ti devi sorbire il world building di colore locale storico su com’era la vita di mmerda nel paesetto in culo al mondo perché così fai atmosfera… un’atmosfera di 300 pagine di superstizioni, di gente rimbecillita, di regionalismo sciatto, con la solita idea, velata, che, poverini, anche i più rincoglioniti stavano nell’unico modo in cui sapevano stare, cosa che dovrebbe suscitare pietà e simpatia per loro invece che noia pura per la carta sprecata a dirci l’ennesima minchiata che il paesello si ama in maniera acritica solo per quella cosa che scrivi nostalgia ma che è pura sindrome di Stoccolma, descritta nei minimi particolari…

ti devi sorbire i dettagli della vita di ben 3 sorelle, ognuna che ti dice di quando ha pisciato la prima volta, di quando ha visto la neve la prima volta, di quando ha visto il maiale ammazzato la prima volta ecc. ecc. ecc. tutto ripetuto 3 volte!

e tutto ha la doppia mandata della seconda protagonista che ti racconta di traumi sessuali che non hanno alcuna utilità, proprio nessuna, neanche psicologica: sono solo pagine in più…

con il vero trash finale delle seviziate che per tutta la vita conservano un pezzo anatomico del seviziatore: come se il cane conservasse e leccasse il bastone che lo ha sempre colpito…
bah…
sarà anche psicologico, ok…
ma io, cinico, leggendo de ‘sta idiozia (simile allo zio imbalsamato in quell’ulcera varicosa che fu Uvaspina) ho riso e mi sono anche un po’ schifato…

sì, va bene, c’è lo studio della lingua e della focalizzazione: con una protagonista del tutto incolta che parla ‘st’accidente di romagnolo letterario e l’altra più studiata che parla la koinè italiana e descrive meglio… naturalmente, in tempi di diffidenza verso qualsiasi cosa non provenga dall’università della vita, lo spazio e la simpatia del narratario sono tutte per la prima, ovvio: cioè per quella che è bigotta e sottomessa perché non ha conosciuto nient’altro, e quindi è allegoria dell’intera vicenda, dell’interno «1938», dell’intera baracca… la vera protagonista… quella che si offre alle ragazzine di oggi: una poraccia che subisce e basta perché così le hanno insegnato, che accetta la volontà del signore-gesù, e che è tanto buona da porgere cristianamente l’altra guancia

cioè si presenta nel 2025 un’eroina che è una donna autentica del «1938» e le si contrappone una più scafatina deuteragonista, di eguale portata emblematica, che però ragiona con la vulva e dice che i partigiani erano tutti stronzi…

e le due si muovono in un mood che è, in pratica, squisitamente fatalista, secondo cui c’è il destino, un fato incestuoso, luttuoso, menagramo, che ti viene dietro, che non puoi cambiare nonostante tutti gli sforzi, o che, peggio, si incarognisce proprio perché lo vuoi cambiare (un’ombra dell’ottocentesca «morale dell’ostrica»?), e che è tremendo perché è inconsapevole, sconosciuto, inconoscibile, e determinato da semplici fole, da casualità che mentre le fai sembrano non avere importanza, ma invece sì, ce l’hanno, e ce l’hanno per farti male…
…e te, che sei devota, questo fato lo devi accettare o adattartici, nella consapevolezza che, forse, bene, male, sadismo, sindrome di Stoccolma, schiaffi, graffi, cicatrici, tutto quanto va amato o detestato allo stesso modo perché questa ormai è la tua vita ed è l’unica cosa che conosci e quindi va accarezzata perché così è stato… tra l’antistorico e la vituperata nostalgia…

bah

boh

buh

io davvero non capisco

mi spappolo i coglioni con le trame raccontate due volte (e prima da una protagonista e dopo dall’altra) e replicate nei personaggi (sorelle, mamme, nonne, fidanzatini, fantasmi, fratelli mai nati) di cui mi è importato quanto la notifica mail del buono sconto Tecnomat sui bulloni da 8…

e, per tantissime cose, mi schifo…

8 pensieri riguardo “«I giorni di Vetro» di Nicoletta Verna

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      1. eh, prima devo leggerlo però… metto in coda di lettura volentieri (ma lo prendo in prestito)

  1. Quando leggo queste tue recensioni, appluado. Come per “La straniera”, meglio dei libri. Posso pero’ fare una domanda? Perchè si pubblicano a raffica queste cose/robe (cit. Crozza che fa Della Valle). E come mai le pubblica per lo più Einaudi?

    1. Credo sia per cavalcare un certo gusto: se una Malnata carina fa successo (soprattutto di critica, visto che i libri non vendono), allora, forse, si cerca di replicare con roba simile… ma non saprei proprio… il “brand” autobiografista non è esaurito purtroppo, e magari lo si “trasla” in altre autobiografie mascherate, però, da romanzi storici…
      boh…
      il dramma è che gli editori, in Italia, sembrano tanti ma in realtà sono 4 o 5 (Mondadori, Mauri Spagnol, Giunti, Feltrinelli e pochi altri) che si spartiscono e si riimpallano i marchi (Adelphi, per esempio, è al 10% Mondadori e al 10% Feltrinelli), marchi ad autonomia garantita ma fino a un certo punto… quindi, che 4 o 5 teste decidano di pubblicare bene o male sempre la solita zuppa mi sembra naturale…

      1. Grazie per la risposta. Avevo scritto altrove, che la deriva emotiva, a cui prima la TV e poi la polarizzazione social, secondo me aveva portato a questo. Non conoscevo i dati sulle case editrici che citi. Ora è chiaro. 4 o 5 teste, decidono cosa “dobbiamo leggere”.

  2. Questo libro l’ho letto l’anno scorso, sono andata anche alla presentazione con l’autrice. Il libro non è brutto come lo presenti tu con la tua critica feroce, si lascia leggere più di altre cose, però mi ha sorpreso il fatto che la maggior parte delle persone presenti alla presentazione abbia detto “è il libro più bello che abbia mai letto”, e questo subito mi insospettì, perché insomma… ci sono pure Dostoevkij e Tolstoj e Flaubert… la seconda cosa che mi insospettì fu che tutti ne sottolineavano la “crudezza”, che pare essere requisito indispensabile dei veri capolavori; la terza cosa furono le parole dell’autrice, che disse che il romanzo apparentemente trattava del fascismo, ma che in realtà il vero tema era il Male, il quale occasionalmente prese l’aspetto del fascismo e del crudele Vetro, ma che comunque è il Male, implacabile e ineliminabile…

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