Lavorato mentre si leccava le ferite del licenziamento da parte dei Salkind da Superman II, è un film a cui Donner lavorò molto e che finì per produrre quasi da solo dopo l’iniziale interessamento della Paramount…
Girato con sicura grana visiva da Laszlo Kovacs, che garantisce colori sgargianti e una fantastica motilità narrativa della macchina da presa, mobile proprio per evitare virtuosisticamente gli stacchi, in una danza tutta da ammirare, tra specchi, neon e “atterraggi” millimetrici su voluti e necessari primi piani, e supportato da attori molto capaci (forse proprio il protagonista, John Savage, gioca troppo sull’esagerato, e le testimonianze lo ricordano come non così interessato al progetto), Inside Moves è un film personale di Donner, uno di quelli in cui Donner si riconosce, per stile e soggetto…
in mezzo ai suoi capolavori, dopo Omen e Superman e prima di Ladyhawke e dei Goonies, Inside Moves non sfigura affatto… anzi, si può dire che partecipa al massimo a un “percorso autoriale” di Donner, in cui The Toy (’82) è forse capitato per caso…
Inside Moves anticipa il Donner post Lethal Weapon per diversi frangenti:
- è una storia di amicizia virile, in cui si implicano valori antirazzisti con ironia…
- inizia con un rovinoso “suicidio” col corpo che finisce su un’automobile: un suicidio agito in silenzio, come quello di Lethal Weapon e come quello visto e rivisto da tante angolazioni…
- ha interventi aggiuntivi di improvvisazione di battute di spirito varie ed eventuali che non c’entrano niente con la storia…
- ha i titoli finali impressi su una foto onnicomprensiva della troupe e ironizza sulla letteratura erotico-rosa, come avverrà in Lethal Weapon 4, 18 anni dopo (che però non ha una sola foto ma un intero album)…
- ha una scena natalizia, stagione in cui di ambienta Lethal Weapon… e c’è tutta una sequenza coi baci sotto al vischio del tutto propedeutica a Scrooged…
ed è, inoltre, la prima grande love story di Donner…
ha, però, diversi problemi di calibrazione della trama…
lo script degli allora coniugi Barry Levinson e Valerie Curtin, basato sul romanzo di Todd Walton, aveva meno direttrici da seguire rispetto a quelle imposte dalla Paramount nella prima fase di sviluppo… è stata la Paramount a volere più spazio per lo sport, il basket…
quando la Paramount si ritrae, Donner va avanti da solo coi soldi di due imprenditori novellini (uno, in futuro, avrebbe poi fatto fortuna finanziando X-Files), ma non riesce a rimediare all’immissione del basket…
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La storia sarebbe, grosso modo, quella di un sopravvissuto al suicidio, Roary, rimasto storpio, che si affeziona a una combriccola di avventori di uno scalcagnato bar, il Max’s Bar… in particolare si affeziona a Jerry, promettente giocatore di basket affetto da una non meglio chiarita zoppia che però non gli impedisce di giocare quasi alla pari con Alvin, cestista professionista…
Jerry ha una relazione tossica con una prostituta drogata, Anne, che accetta perfino la “protezione” di un gangster locale…
Nonostante Roary aiuti Jerry a lasciare Anne, e convinca Alvin a pagare un’operazione che consenta a Jerry di guarirgli la gamba malata così da farlo finalmente giocare da professionista, Jerry mette gli occhi addosso a Louise, cameriera del bar a cui Roary, molto faticosamente, fa la corte…
Tra Roary e Louise c’è un lento e adolescenziale avvicinamento, che giunge quasi alla friendzone da parte di lei, più per paura di stare vicino a uno storpio (la natura della disfunzionalità di Roary non è così chiarita nel film: sembra che sia senza una gamba, e di certo cammina molto male) che per altro…
riescono a baciarsi sotto il vischio per natale, e le cose sembrano “procedere”, con tante speranze che la friendzone si affievolisca piano piano, ma proprio allora Jerry comincia a corteggiare Louise…
Roary si confronta con Jerry sulla natura della loro amicizia: Roary tentò il suicidio proprio perché non ebbe mai nessuno a dirgli quanto poteva contare… e Roary ha invece sempre detto a Jerry quanto valeva, nel basket come nella vita, e lo ha aiutato a ottenere un successo che, una volta giunto, ha fatto dimenticare a Jerry gli amici, sia Roary sia tutta la combriccola del Max’s Bar…
Dopo lo sfogo, Jerry capisce di essere stato uno stronzo: lascia perdere Louise e va a trovare la combriccola del Max’s Bar…
alla fine Louise ce la fa ad amare Roary e tutti insieme stanno andando a vedere la prima partita da professionista di Jerry, quando, a un angolo di strada, Roary vede Anne, ancora prostituta e ancora drogata, che gli ricorda che loro sono e saranno sempre degli outcasts della società…
e il film, in un primo momento, finiva così, con questo menagramo anatema a gravare su tutti quanti… poi Donner volle qualcosa di più benevolo, e ha inserito la partita di Jerry: sugli spalti, Roary, con la gamba di legno, fa lo sgambetto al gangster locale che tormentava Anne: lo fa capitombolare giù dalle scale del palazzetto dello sport in maniere ridanciane: Jerry, sul campo di gioco, se ne accorge e lui e Roary si fanno un gesto d’amicizia e d’intesa a distanza…
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La prima scena del suicidio è veramente strepitosa, con Kovacs davvero al suo meglio…
per il resto, a parte, si diceva, Kovacs che garantisce l’optimum visivo, il film ha innumerevoli momenti di stanca…
la combriccola del Max’s Bar (un nero in sedia a rotelle, un cieco, e uno senza mani), foriera di freddure casuali, rimane un po’ volante…
la story arc della povera Anne è senza senso, e Donner l’ha tagliata quasi tutta per evitare la durata di più di 3h che aveva il primo cut: avrebbe forse fatto meglio a tagliarla del tutto, visto che l’anatema finale di Anne, rimasto nel montaggio finale, non sfocia in niente…
ma la love story di lento avvicinamento tra Roary e Louise è efficacissima, ed è, si diceva, la vera prima love story appassionata di Donner… si vocifera che riecheggi quella che Donner disse di aver avuto con Liv Ullmann: un emozionale leva e metti probabilmente durato dal 1970 al 1977…
Diana Scarwid è ottima nella parte della reticente ma amichevole Louise, e Donner si vede che in quella love story crede tantissimo, tra Frank Sinatra in colonna sonora e passionali long take impiegati per lo showing dei baci…
per il resto, si avverte che Donner voleva a tutti i costi fare un film di buoni sentimenti, di grande inclusione e di anti-abilismo, tanto bramoso di dimostrare che con l’amicizia le cose si aggiustano e migliorano… un terreno scivoloso per la lucidità complessiva, in questi soggetti sempre minacciata da cadute di stile didascaliche o patetiche…
grazie all’intelligenza realistica di Kovacs, Inside Moves evita quasi del tutto la melassa e si finisce davvero per crederci…
certamente, però, gli allenamenti, le partite, il gangster locale, e gli interventi comicaroli, allungano un po’ troppo i 113 minuti…
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John Barry, alle musiche (lui e Donner si erano frequentati a Londra negli anni 1960s), fa un tema sentimentalissimo che forse non riesce a evitare il patetismo come fanno le immagini di Kovacs…
Barry fu la terza scelta: Donner voleva di nuovo John Williams (dopo Superman) o Jerry Goldsmith…
quella tra Donner e Jerry Goldsmith è davvero una storia di amore/odio: dopo tante collaborazioni televisive (Goldsmith scrisse la musica per diversi telefilm a cui lavorò Donner nei 1950s-1960s, da Perry Mason alla Twilight Zone a U.N.C.L.E. a Wagon Train a Jericho) i due si trovarono benissimo insieme in The Omen, nel ’76, per cui Goldsmith vinse perfino l’Oscar… poi, per tanti motivi, Donner rifiutò l’apporto di Goldsmith sia qui in Inside Moves sia in Ladyhawke… dal 1987, Donner, da Lethal Weapon in giù, ha poi lavorato a stretto contatto con Michael Kamen per diversa roba, cosa che lo ha fatto allontanare da Goldsmith per parecchio…
Alla fine, Goldsmith è tornato a comporre per Donner in Timeline nel 2003 (guarda caso l’anno in cui muore Kamen), ma il suo lavoro sono stati costretti a cestinarlo per via di un re-editing… e nel 2004, Goldsmith è morto…
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Donner fa un’apparizione come Alfred Hitchcock: è uno degli uomini che aiuta a caricare Savage in ambulanza dopo il tentato suicidio…
Steve Kahn, il cugino di Donner, ha la sua bella particina… invece Paul Tuerpe, presente nei titoli, non si vede quasi per niente…
Donner scritturerà David Morse nel 1992 (12 anni dopo Inside Moves) in un episodietto di un telefilm horror di quelli che produceva con Joel Silver e Robert Zemeckis…
e Morse ha una parte eccezionale in 16 Blocks, l’ultimo film di Donner, del 2006… questo nonostante le testimonianze del set l’abbiano descritto come assolutamente musone, taciturno e così introverso da rasentare il mutismo…
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Distribuito in sordina da un conglomerato indipendente, Inside Moves gode di un buon passaparola, ma la circolazione su vasta scala non funziona, e finisce per essere uno dei più cocenti flop di Donner insieme a The Toy, Scrooged, Radio Flyer e Timeline (sull’effettiva performance di Assassins e Maverick, nel biennio ’94-’95, c’è dibattito)…
Diana Scarwid però ce la fa a ottenere una nomination agli Oscar come supporting…
con anche The Toy , appena l’anno successivo, a naufragare, è davvero un miracolo che Ladyhawke, il cui primo script viene presentato a Donner proprio dopo il wrap di Inside Moves, sia riuscito a trovare la luce… e solo il successo gemello di Ladyhawke e Goonies ha fatto avere a Donner le spalle larghe per fare i veri soldi con Lethal Weapon…
ma Inside Moves, come Superman, è rimasto lì, a essere una delle esperienze più centrali per Donner: il primo film davvero autoprodotto, il primo film di sentimento, il primo film di attori più che di SFX, il secondo film, dopo Superman con Unsworth, girato con un cinematographer esperto, che gli ha fatto capire come si gira con efficacia…
un «termine di paragone» davvero importante, nel bene e nel male: quando Donner amministra bene le emozioni, si vede che riesce a farlo perché ha girato Inside Moves… ma quando tentò di “rifarlo” direttamente, con Radio Flyer, fallì di nuovo miseramente…
un film, quindi, davvero fondante una carriera intera…
Questo mi manca! Però guarda la coincidenza: mi sono appena procurato Ladyhawk in Bluray! :–D
Che triste la storia tra Donner e Goldsmith che hai scritto… :–(
Ladyhawke l’ho rivisto felicemente a natale innamorandomene di nuovo!
Io non vedo l’ora di godermi il Bluray! :–D