Kinds of Kindness

Non so quanto altro tempo ci vorrà ancora perché il sistema di Lanthimos (quello descritto in Dogtooth) venga finalmente considerato stucchevole…

ok, ogni tanto fa qualcosa di carino, tipo Favourite e Poor Things, che non sono il mio genere di film al 100%, ma forse qualcosa da dire ce l’hanno…

tutti gli altri (e in questo blog trovate anche il Sacred Deer), bah…

io mi ricordo di aver visto con molta piacevolezza Lobster, 10 anni fa…
ed essendo il primo che vedevo non rimasi per niente indifferente al sistema

ma oggi, dopo 10 anni, quel sistema, davvero, stanca…

e in Kinds of Kindness, quel sistema è moltiplicato per 3, e dura 3h…

Naturalmente chi è d’accordo con certa filosofia pasoliniana sadomaso, secondo cui «scandalizzarsi è un piacere e scandalizzare è un dovere», troverà sempre Lanthimos un portento…

io, ripeto, dopo 10 anni, vedo i suoi sempre più cervellotici tentativi di fare l’estremo sempre più ridicoli e sempre meno significanti
trovo i suoi sempre più elaborati modi di disgustare il pubblico del tutto inefficaci, del tutto affetti dall’ansia dell’originale a tutti i costi (e 25 anni fa ci si lamentava di Moulin Rouge perché «aveva l’ansia dell’originalità», diceva Mereghetti)…
trovo le sue lambiccate trame di micragnosa sgradevolezza assurdista completamente prive di vero centro: non si sa, alla fine, cosa voglia dimostrare…

si capisce che il bersaglio vorrebbe essere chi conduce la vita secondo credenze magiche, con una messa alla berlina di tutti i credo, che siano religiosi o capitalisti o patriarcali

questo suo ateismo, capace di prendere per il culo chi crede nel contratto sociale odierno e che in quel credo si accartoccia fino alla follia, alla violenza e alla morte, dovrebbe piacermi tantissimo, ma, sotto sotto, io vedo che quell’ateismo quando va bene fa cilecca nel criticare davvero, e, quando va male, si smaschera come mellifluo complice delle cose che vorrebbe mettere alla berlina!

perché, in quasi tutti i film, nizzole e nazzole, i pazzoidi creduloni nel capitalismo e nella religione si vedono sì colpiti dal contrappasso della violenza e dello sterminio, ma alla fine quella violenza e quello sterminio sono o troppo esagerati da far provare perfino pietà per i capitalisti religiosi, o, addirittura, sono così assurdi che viene il dubbio che anche il contrappasso sia solo un altro credo a cui appellarsi, magari anche peggiore di quello messo alla berlina in prima istanza, e quindi, alla fine, perfino rimpianto! [la cosa che capita anche a Saltburn]

in Kinds of Kindness si raccontano tre storie:

Plemons ha scelto di darsi anima e corpo al suo boss, Dafoe, che lo paga per condurre una vita assurda, completamente agli ordini di Dafoe: Dafoe ha fatto sposare Plemons ma gli ha proibito di avere figli; Dafoe ha comprato a Plemons la casa e la macchina e fa le cose a tre con Plemons e Qualley…
Dafoe ordina a Plemons di uccidere una persona, Plemons si rifiuta e Dafoe lo estromette dalla sua vita, e quindi la moglie lo lascia, non si fanno più le cose a tre, e anche se la casa e la macchina rimangono, i soldi tutti i mesi spariscono…
Plemons è disperato, anche perché vede che Dafoe quella persona cerca di ucciderla lo stesso, assumendo altre persone allo scopo (cioè Stone)…
allora Plemons, pur di tornare allo stile di vita ricco precedente, uccide la persona al posto di Stone!
e quindi tornano i soldi e le cose a tre con Qualley…
ok: la critica forse c’è, ma il far finire Plemons ad accettare la vita schiavistica con Dafoe fa davvero riflettere o dice, quasi fraintendendo Fantozzi (come hanno fatto tutti), che è meglio averlo in culo da Dafoe e scopare Qualley per soldi invece di vivere?

Plemons, in un personaggio completamente nuovo, un poliziotto, ha la moglie, Stone, che è fotografa di biologia marina… Plemons e Stone fanno regolarmente scambismo con una coppia di amici (la donna è Qualley)… Stone però ha un incidente ed è dispersa sul lavoro per molto tempo… Plemons è inconsolabile, anche perché Stone sembra essere morta… e finché lei non c’è lo scambismo con gli amici non può sussistere…
poi invece Stone torna! è viva! è sopravvissuta! trovata da un elicotterista…
ma Plemons è convinto che a essere stata ritrovata non sia la vera Stone ma sia una sosia, un changeling
preso dalla paranoia per questo sospetto, Plemons va completamente di fuori e si mette a sparare alla gente…
Stone cerca in tutti i modi di curarlo, ma Plemons la picchia (e Plemons dice che lei si picchia da sola), e psicologicamente la vessa affinché si mutili (per farlo contento, Stone si taglia un pollice)…
alla fine, Plemons dice che guarirà solo se Stone gli farà mangiare il fegato… e si vede Stone col ventre squarciato e il fegato per terra…
e Plemons, dopo aver visto il fegato per terra e Stone morta, apre la porta di casa e ci trova la Stone vera, sua moglie, che abbraccia contento…
ottimo: la metafora di prevaricazione patriarcale è centrata, con l’assassino folle che vede la donna ideale angelicata solo dopo che ha ammazzato la sua donna vera, con l’idea che travalica il reale, nella follia, attraverso la violenza e la morte… bene… si dovrebbe palesare che Plemons è un demente che per andare dietro alle sue patologie ammazza chi non c’incastra nulla…
ma perché far finire Plemons che si crogiola nella sua follia invece di farcelo vedere per lo meno in galera?

Plemons e Stone sono adepti di una religione basata sull’acqua capitanata da Dafoe…
il loro compito è di trovare una guaritrice che, con la sola imposizione delle mani sui cadaveri, li resuscita: è una guaritrice che, secondo la profezia, deve avere una sorella gemella morta e deve avere speciali caratteristiche corporee simmetriche…
se Plemons sta da dio nella comunità religiosa, Stone invece, per aderire alla setta, ha abbandonato il marito e la figlia, che però vivono molto vicino ai luoghi delle ricerche della guaritrice, tanto che Stone va a trovare marito e figlia, per brevi momenti, durante le ricerche, ogni volta che è “libera” dalla compagnia di Plemons…
una sera, il marito convince Stone a stare un po’ di più con lui e la figlia, fino a tardi, e quando la figlia va a dormire, il marito mette la droga dello stupro in un drink di Stone e la violenta…
Dafoe scopre tutto, e lo stupro rende Stone del tutto indegna di partecipare alla vita comunitaria della setta… perché è ovvio che la colpa è di Stone che si è fatta stuprare! e che andava dalla figlia senza il consenso di Dafoe!
Stone è inconsolabile, perché, nonostante tutto, la vita nella setta le piaceva tutto sommato, anche se era la solita vita delle sette, cioè che comandava Dafoe su tutto, che le faceva fare le peggio assurdità, anche sessuali (ovvio: il santone se le tromba tutte e se li tromba tutti), con in cambio, però, alloggio gratis e gratificazione quando compiaceva Dafoe più di altri…
per tornare da Dafoe, Stone ce la mette tutta per rintracciare la guaritrice, e la trova, ed è Qualley, la quale però non è tanto disposta a seguire la profezia: allora Stone la droga e la carica in macchina per portarla da Dafoe…
ma fanno un incidente… e Qualley muore…
anche qui: ok che la presa in giro della setta di Dafoe è ficcante, ma il marito che stupra Stone cosa mi significa? e poi l’esistenza effettiva della guaritrice: Qualley li resuscita davvero i cadaveri: quindi la setta è un qualcosa che «ha ragione» invece di essere una masnada di prepotenti fuori di testa?
mah…

il tutto, naturalmente, è ripreso dal solito Robbie Ryan come sono ripresi Lobster [che era con Bakatakis] e il Sacred Deer

almeno Poor Things e Favourite, anche se non quagliano per nulla, hanno un po’ di fisheye
e almeno Dogtooth aveva uno sguardo stranito tutto suo e tutto particolare…

invece Lobster, Sacred Deer e Kinds of Kindness sono scimmiottatura di Kubrick, sporcata di anticaglia anni ’70 (la grana dei colori da TV Color del ’78, che per certi versi ha anche Dogtooth), un pochino innervata dai punti macchina inconsueti e scomodi (quelli che in un attimo ti ricordano Guadagnino), ma così orrendamente ricalcata su Godard, Akerman, Reitz e i film scandinavi da fare effettivamente vergogna…

le cose positive ci sono:

  • le musiche molto efficaci di quell’insopportabile hipster di Jerskin Fendrix, stavolta davvero bravo nell’organizzare cori e pianoforti alla Ligeti… anche se l’antigrafo di Ligeti e di Kubrick pesa come un macigno…
  • il cast ci si sforza tantissimo:
    • per Plemons i tre ruoli sono quasi un lavoro della vita: è veramente bravissimo
    • Stone va più col pilota automatico
    • finalmente vedo Qualley al suo top (ma non ho ancora visto Drive-Away Dolls): l’ho trovata simpatica, efficace, bellissima e completamente in parte nelle sue quattro (fa anche la gemella morta della guaritrice nel terzo segmento) incarnazioni, tutte differenziate e contrastate per toni e “peso” corporeo… è quella per cui vale il prezzo del biglietto…

…ma si sta parlando di 3h di film assurdista, ogni tanto ridicolo e ogni tanto orripilante, sensazionalista e così privo di senso da non risultare manco più una critica alla mancanza di senso del mondo (vedi, per esempio, A serious man dei Coen) ma direttamente un’accettazione della follia…

uno di quei film che buttano il bimbo con l’acqua sporca, e che per dimostrare che tutto è ridicolo si arrovellano a scovare la più ridicola della ridicolezze senza che gli venga mai in mente che se il ridicolo lo si abbracciasse davvero allora certi sottotesti da contrappasso, così come certe implicazioni moralistiche, sarebbero del tutto fuori luogo…

cioè, se tu fossi davvero assurdista e ti piacesse veramente la follia, allora non staresti a inventarti delle storie che si sente vogliano comunicare straniamento rispetto alla follia:
per capirsi: staresti a fare i Monty Python!
invece non fai i Monty Python e ti inventi i contrappassi che poi smentisci, concepisci metafore anti-patriarcato che però fai finire coi personaggi che tornano al patriarcato, e illustri matti da legare che sono contenti della loro violenza che viene perfino premiata…

se tu fossi anti-religio, allora non illustreresti una religione che ha ragione e che trova davvero la sua guaritrice…
staresti lì a fare le Nuvole di Aristofane, e faresti bruciare tutto nella pazzia con la divinità che si rivela patologia…

invece no

fai tre ore e tre storie che, come Eggers e Villeneuve, sono convinte di parlare di satira e di liberazione, ma invece sono ragnatele purulente che hanno imprigionato satira e liberazione in narrazioni anodine e destruens che finiscono per salvare l’insalvabile, e finiscono con l’essere clementi con chi meriterebbe una condanna…

Kinds of Kindness è 3h di pistolotto che mentre pensa di dirti «siete scemi perché credere nel capitalismo come a una religione è follia» in realtà ti sta dicendo «meglio il capitalismo di tutto il resto perché tanto tutto è assurdo ed è sempre meglio andare dietro a un assurdo a cui tu credi per cavoli tuoi, e a cui credono anche tanti altri perché in esso c’è magari del “vero”, invece di non avere alcun assurdo a cui credere»

e 3h di pistolotto pesano sempre, e figuratevi quanto pesano se il pistolotto è pure dadaista inconcludente e di fondo perfino conservatore!

Un pistolotto che getta via anche le ottimerrime rappresentazioni dell’ansia dell’abbandono che, tra una corbelleria e l’altra, era riuscito a costruire…

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