L’Arte della Gioia, parte 1

Siccome del libro abbiamo parlato anche troppo diffusamente, sul film di Valeria Golino si può cominciare subito dalle curiose differenze tra la mia immaginazione e quella della regista…

io non ho per nulla immaginato il libro con visualità espressioniste romantico-nordiche, quasi germaniche e gotiche; lo avevo visto con tanto sole e toni gialli… ma, cacchio, il risultato del dark di Golino, e di un veramente insuperabile Fabio Cianchetti alla fotografia, è stato talmente potente da non farmi dispiacere affatto della scelta!

meno felice il cambio della natura della protagonista Modesta, che da ironica e menefreghista, che incorre in fortune più per caso che per calcolo, si tramuta in una luciferina, sardonica e satanica calcolatrice, perfino maligna: una diavoletta cattiva, dispettosa e volutamente assassina, quando, nel romanzo, la componente sì ambigua ma tutto sommato buona di Modesta non è mai granché messa in discussione…
ma vabbé…
siccome per la prima parte l’ambientazione è stata principalmente il convento, una Modesta più mefistofelica ha funzionato bene, nella logica del film, nel contrapporsi alle suore bigotte e beghine…

in questa prima parte, la infoiatezza più lesbo di Modesta ha molto annacquato la totalità pansessuale del suo vivere sentimentale: vedremo nella seconda parte…

tutta la storia della suora Ilaria che scrive le lettere false se l’è inventata Golino (con i suoi tanti sceneggiatori): non so se aggiungere qualcosa a una bestia di romanzo di quasi 100 capitoli è una cosa intelligente, ma in questa prima parte conventuale, il subplot di Ilaria non ha in effetti rovinato molto…

forse nell’ottica di inseguire la prurigine dei vecchi film erotici monachistici (da Borowczyk al recente Benedetta di Verhoeven, evidente fonte, anche se Golino e Cianchetti lavorano visivamente assai meglio; è diversamente erotico anche Black Narcissus, ovviamente, che ha anche i morti ammazzati nei precipizi), Golino, un po’ come ha fatto Zack Snyder con Watchmen (o come, a suo tempo, ha fatto Ken Russell con Paddy Chayefsky in Altered States), magari rispetta i fatti di Goliarda Sapienza, ma li enfatizza, li anabolizza, li carica e li esagera, finendo per sottolineare, si diceva, più il malsano, il sensazionalista, il pruriginoso invece dell’effettiva sostanza femminile del romanzo…

ma mentiremmo nel dire che l’enfatizzazione esagerata di Golino non risulti in un film di per sé efficace… ed efficace parecchio…

Cianchetti costruisce immagini che più belle non si può, facendo un servizio maestoso alle allucinazioni descritte nel romanzo, e la sua estetica da Dark Ages, da romanzo gotico britannico, o da impazzita storia romantica alla Heine, alla Jean-Paul o alla Hoffmann, è davvero da paura!

i ricordi e le immaginazioni ci si presentano in squarci di inquadrature riprese da specchi deformati che neanche Roeg o Herzog, con impasti cromatici che manco Delacroix, con flessuosi movimenti di macchina coinvolgenti, con fotogrammi simmetrici ma sporcati da un preziosamente costruito imperfetto che manco Ejzenštejn, con lampi di luce che neanche il miglior Peter Weir…

è un cinema neo-barocco, che vede nel Dracula di Coppola un eccellente modello, che segue e comprende alla perfezione!

e all’atmosfera goth contribuiscono ottimamente le straordinarie musiche di Tóti Guðnason, le scene di Luca Merlini e i costumi di Rita Barbieri: tutti da Oscar…

Difficile per Tecla Insolia impersonare la Modesta di Sapienza, ma è brava nell’interpretarne questa versione diavolesca di Golino…

Jasmine Trinca procede più per professionismo…

molto efficace Alma Noce per Cavallina, forse un po’ troppo bella per il ruolo: ma davvero bravissima…

la facile parte del leone è per Valeria Bruni Tedeschi, che fa quasi semplicemente se stessa nella parte della svagata e annoiata nobildonna Gaia (che io mi ero immaginato Ornella Muti!)…

della la seconda parte non so nulla:
avendo questa prima parte (che apprendo raggruppare 3 dei 6 episodi della serie che andranno in onda su Sky) solo condensato quella che è la prima delle quattro parti del romanzo, c’è da chiedersi se Golino ci farà vedere davvero tutte le generazioni descritte, arrivando a una Modesta anziana dopo il 1945, o se farà come Bille August per La casa degli spiriti di Allende, che venne accorciata assai con la crasi di diversi rami della famiglia descritta…
siccome abbiamo già visto Guido Caprino nel ruolo di Carmine, un personaggio che avrebbe, nel romanzo, molto più spazio di quello impersonato da Trinca, è lecito domandarsi se il suo spazio mangerà così tanto minutaggio da far cassare personaggi come Joyce, Nina, o perfino Mattia, per non parlare degli innumerevoli figli, figliastri, cugini e nipoti…
e se la seconda parte sarà solo di Caprino, come nizzole e nazzole la prima è stata da Jasmine Trinca, ci si domanderà se un riassunto così radicale manterrà veramente qualcosa del messaggio del romanzo…

ma vedremo…
come l’enfasi sullo Schauerromantik ci ha regalato una prima parte di per sé coerente, anche se non così aderente alla fonte, magari un film sulla storia d’amore tra Modesta e Carmine, ispirata a quella di Sapienza ma in sé nuova e compita, non sarà così malaccio!

…e invece, purtroppo, la seconda parte è stata malaccio!

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