Myung-whun Chung, Schubert e Brahms al Maggio

Dopo le cerimonia della consegna delle chiavi della città, Myung-whun Chung torna a dirigere a Firenze solo un anno dopo l’ultima volta (questa)…

Chung è stato direttore ospite principale al Maggio dal 1987 al 1992, e continua a dirigerlo davvero spesso: è davvero un bene che gli siano state date le chiavi della città, chiavi che si è meritato perfino Valerij Gergiev solo due mesi prima dell’invasione russa dell’Ucraina (dopo la quale Gergiev, putiniano convinto, è rimasto con i soli incarichi russi, lui che, prima del 2022, ne aveva così tanti in tutto il mondo)…

in programma l’Incompiuta di Schubert e la Quarta di Brahms…

è sempre curioso leggere le speculazioni sull’incompiutezza dell’Incompiuta di Schubert… perché, effettivamente, non se ne sa niente…
e per anni qualche sprovveduto ha anche pensato che i due movimenti rimasti fossero da considerarsi completi, cioè che la sinfonia non fosse affatto incompiuta ma che fosse intesa come sinfonia in due movimenti…
ma la presenza di un terzo movimento abbozzato è sempre stata lì a smentire, ed esistono anche congetture che l’inizio di Rosamunde (composta un annetto dopo che Schubert aveva abbandonato l’Incompiuta) sia stato concepito da Schubert, in origine, proprio come quarto movimento dell’Incompiuta, poi riciclato per Rosamunde
tutta roba che non è dimostrabile…

Chung ci restituisce un’Incompiuta da ricordare per sempre…

con una gestione delle note lunghe prolungatissime e tensive, davvero impagabile, Chung legge l’Incompiuta quasi come un film senile di amara consapevolezza, non tanto disperata, ma di sicuro certa che il «tempo è finito» in cui il secondo tema valzeroso funziona quasi come un flashback della serenità che si è perduto, un flashback però assai consapevole di essere flashback
questa linea interpretativa, quasi di “immobilità” della tristezza, non risulta in una lettura atona, anzi: Chung coglie i minimi gesti della musica in quest’ottica, costruendo quasi una colonna sonora di un film doloroso alla Michael Haneke, doloroso ma pieno di dettagli, di eventi, appunto di flashback, e di fatti che narrano la condizione immobile di un’esistenza triste…
una lettura che innerva ogni nota di un significato compiuto, tutto da ascoltare, e di fortissima comunicativa: non credo che sentirò mai più un’Incompiuta simile…

il gesto di Chung è asciuttissimo e parco, ma comunica al Maggio una precisione impeccabile, tanto che la performance sembra quasi registrata, e la capacità di concertazione di Chung è da orgasmo: il suo tenere bassi gli archi per far risaltare quando serve i legni (il primo tema della sinfonia è del solitario oboe) è da Maestro che più Maestro non si può: ed è una gioia vedere un Maggio che riesce a seguire queste millimetriche concertazioni!

Le felicità interpretative si riproducono con un Brahms, al contrario, letto alla “novecentesca”, con le polifonie contrappuntistiche brahmsiae che risaltano più alla Petruška (o alla Respighi) che alla Bach, con i reparti orchestrali che si sovrappongono con energia e smalto…
la cosa ci ha restituito una Quarta assai più varia, mobile e viva rispetto al monumento di tardo romanticismo comunicato da tanti dischi (da Karajan in poi)

Chung si è preso gli applausi quasi sottraendosi: alle chiamate del pubblico non si è quasi mai offerto in piedi sul podio, ma ha voluto sempre rimanere in mezzo agli orchestrali, abbracciando spessissimo Pierini (il concertmaster), come se si considerasse un membro dell’orchestra: un comportamento che sarebbe da premiare con un Nobel!

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Blog su WordPress.com.

Su ↑