In teoria sarebbe una sorta di documentario, ma è un documentario fortemente drammatizzato…
In una sauna nel sud dell’Estonia, la gestrice raccoglie confessioni e storie delle donne che vanno lì a purificarsi e conoscersi…
delle donne si vedono solo porzioni dei corpi, realistici e fuori da qualsiasi idiozia estetico-maschilistica, e solo raramente le facce: si vede la faccia della gestrice, per il resto si vedono corpi e si sentono le storie raccontate da voci “fuori campo”: molte volte, si evince, voci neanche riferite al corpo inquadrato… voci che parlano particolari lingue dell’Estonia meridionale, completamente inintelligibili e dal suono particolarissimo…
ogni tanto le donne partecipano a funzioni, a riti, fuori dalla sauna, nel bosco: scene esterne dalle quali si evincono le diverse stagioni…
in colonna sonora risuonano canti popolari estoni…
a struttura portante del film, l’apparizione di una donna estone in abiti tradizionali, dal volto sfocato, che blatera sulla condizione femminile del passato, delle tradizionali irreggimentazioni sociali che sono toccate alle donne nel tempo…
le storie delle protagoniste sono storie di condizioni particolari e insieme universali di casi non congruenti con quelle irreggimentazioni: gli stupri subiti, i rifiuti non compresi delle donne gay (la donna gay è una delle pochissime di cui si veda il volto), i maltrattamenti, i matrimoni, i figli…
le scene sono tutte nella sauna, con il volto della gestrice che ascolta e si emoziona, partecipa alle storie che sente…
la macchina da presa riesce a variare questo spazio e queste condizioni facendo innumerevoli stacchi, non solo su dettagli di diversi corpi durante le confessioni femminili, ma anche sulle composizioni di fumo creato dalla sauna, sull’etnografia della gestione della sauna (il taglio della legna, la cura dell’acqua), che si presentano a noi come magici flashback “contemporanei” al tempo di visione, come se la gestrice fosse, in un tempo ciclico, insieme nel presente della confessione e nel passato, che è anche un futuro, della cura della sauna…
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è un film che dura, sì e no, 88 minuti…
le storie presentate non brillano per “novità”, né per scavo psicologico, ma hanno tutta l’immediatezza dell’esperienza…
e le immagini, così parche e laconiche nel presentarci quelle storie, storie fatte solo di suono di voce a cui l’immagine si accosta soltanto, a corroborare invece che a illustrare o rappresentare, comunicano così bene quell’esperienza da riuscire a scolpircela nella mente, nella coscienza, nell’educazione…
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un capolavorino, a cui forse avrebbe fatto bene una più ampia occhiata alla complessità del presente, sacrificata a favore di uno sguardo più ancestrale e antichistico al problema, per ragioni non peregrine di universalizzazione (una universalizzazione che forse non fa così centro ma conserva una suggestivissima prospettiva sul ruolo costante della donna nel mondo, quasi connaturato con la Natura stessa), che però merita molti plausi…
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