Passages

Film visivamente molto rigoroso, che narra bene le emozioni coinvolte nella trama…

Il trio di attori è molto buono, anche se si adagia assai in comodi stereotipi consolidati di carriera:

  • Rogowski è il solito esagitato emotivo ed esteriore…
  • Whishaw è il solito represso misurato e compassato…
  • …forse Exarchopoulos, alla soglia dei 30 anni, riesce a fare un personaggio leggermente diverso, puntando molto sul suo formidabile corpo (io la adoro: sono andato a vedere il film per lei), ma senza far vedere le tette, e puntando molto sulla sottrazione e sulla morigeratezza espressiva per delineare una donna molto sincera, vivida e verosimilissima…

il dramma è che il film mostra le paturnie di un cretino (il personaggio di Rogowski) in balia dei propri ormoni e con l’ansia “dell’accumulo” unita all’incapacità dell’autosufficienza (a Rogowski gli ci vuole qualcun altro, e spesso più di uno, anche solo per esprimere se stesso ed elaborare le proprie emozioni)

e si stenta a capire perché fare un film su un tale personaggio…

è come fare un film su un demente qualsiasi la cui demenza fa soffrire altre persone…

è interessante?
come ci si dovrebbe sentire nei confronti del demente protagonista? come Aristotele diceva di sentirsi davanti all’eroe tragico?

boh

a me, e alle altre persone in sala, le pretese e le menzogne di Rogowski, spesso, hanno fatto solo ridere…

è un film che in ogni caso spaventerà i Vannacci vari della minchia, poiché vi si vedono due uomini che fanno sesso tra loro (cosa che secondo Vannacci non andrebbe fatta, perché se i gay sono solo il 3% della popolazione, allora i film dovrebbero far vedere solo il restante 97% per ragioni sia di mercato sia di obiettività verso la vera società così come ce la restituiscono le statistiche oggettive, mentre invece se fai i film sulle minoranze allora deformi la realtà: ovvio: non fa davvero una grinza: difatti, proprio per questa ottica, non si fanno mai vedere nei film i preti proprio perché i preti sono solo il 3% della popolazione e facendo film su di loro si deforma la realtà facendo credere all’ignaro pubblico che i preti siano la maggioranza quando non è affatto vero: liscio come l’olio!)…

ma, sotto sotto, andando dietro a un babbeo come Rogowski, il film quasi finisce per avere dei sovrapensieri tutt’altro che consequenziali…

cioè (1): il film dimostra come il luogo comune dei gay perennemente promiscui e allergici alla monogamia sia una coglionata… ma nel contempo quasi glorifica proprio la monogamia scegliendo una vicenda in cui l’assenza di monogamia crea sofferenza… senza nel contempo ribadire che ognuno potrebbe comportarsi come gli pare senza preconcetti imposti…

per capirsi: dice che siccome i non monogami sono come Rogowski, allora per avere una relazione seria è meglio restare monogami!

cioè (2): il film da una parte illumina la quotidianità delle relazioni amorose gay e non, ma dall’altra quasi finisce per dire che la vecchia cara coppia monogama (etero o omoerotica che sia) è l’unica possibile perché sennò c’è sofferenza…

mah, si può essere d’accordo o no,
ma resta la perplessità di aver fatto un intero lungometraggio su un personaggio che forse non meritava neanche un corto… e di averlo fatto finendo per dare un messaggio forse condivisibile o forse no…

è quindi il solito film che apre la discussione su quello che presenta come un paradosso quando invece è solo banale quotidiano che non suscita discussione ma solo diverse reazioni a seconda delle persone, e reazioni del tutto private che non intaccano in alcun modo le scelte degli altri…
perciò che discussioni sono?

è un film sui gusti che fa passare i gusti come questione di stato:

«ma a te piacciono more o bionde?»
«a me bionde»
«a me more»
«a me entrambe»
«ma se poi una bionda la trovi stronza e promiscua vedrai come ti piacerebbero le more! Sicché dovremmo trovare tutti un fenotipo unico con cui passare la vita»
«mah, sì, boh, forse… ma che daVèro?»

magari no
magari ‘sti cazzi!

Attenzione a vederlo doppiato in italiano:

Rogowski ha una sorta di lisca che si sente sia quando parla inglese sia quando parla francese;
i personaggi parlano prevalentemente inglese ma, svolgendosi il film a Parigi, molte volte passano al francese;
certe persone francesi reagiscono male ai protagonisti che parlano inglese…

per cui la traduzione tutta in italiano è abbastanza un dramma… ma estraniante sarebbe anche la probabile scelta di doppiare solo l’inglese e lasciare il francese sottotitolato…

fascinosissime le ultime riprese, molto veloci, di Rogowski in bicicletta…

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