«Un amore all’inferno» di Diego Cugia

Cugia segue le ipotesi investigative esoterico-fascistelle riguardo i mandanti dei Compagni di Merende, secondo i processi responsabili materiali della maggior parte dei delitti attribuiti al “Mostro di Firenze”…

È difficile spiegare la cosa in termini semplici, e credo sia inutile, data la fama nefasta arricchita da anni di puntate e reality in stile True Crime

In estrema sintesi, in 8 luoghi di campagna disposti quasi a raggera, a nord, ovest e sud di Firenze (il mostro non ha toccato la zona est di Compiobbi/Pontassieve/Bagno a Ripoli, se si esclude il presunto proiettile di Ponte a Niccheri, che però, comunque, è considerabile più nel novero di Firenze Sud che nell’area est di Bagno a Ripoli nel cui comune rientra), tra il 1968 e il 1985, quasi certamente la stessa pistola, ma sicuramente gli stessi proiettili, hanno ucciso 8 coppiette appartate per fare l’amore infrascati: 16 persone morte: le coppie erano tutte eterosessuali, tranne una, si pensa uccisa per errore. In escalation l’assassino si è ogni volta concertato sulla donna, “giocando” con la sua vagina (una volta le ha messo dentro un ramo di vite, altre ha asportato il pube) e con il seno sinistro (nell’ultimo delitto anche quello asportato)…

È ovvio che io mi sono appassionato alla storia come autoctono suggestionato dai luoghi dei delitti, là dove vivo, e come persona che, da molto giovane, seguì i processi…

Nell’hic et nunc, a quanto mi posso ricordare, 20 anni fa, che i delitti fossero stati perpetrati da Piero Pacciani, con la complicità di Mario Vanni e Giancarlo Lotti, era un po’ assodato…

Che invece quei “colpevoli” fossero stati “guidati” da un gastroenterologo di Perugia, tale Francesco Narducci, morto subito dopo l’ultimo doppio delitto nel 1985, era una “notizia” che io leggevo a fatica sui giornali del 2003-2004, ancora poco propensi a dare notizie su indagini in corso, indagini che si dicevano difficilissime perché criticate da ogni dove…

Oggi, dopo 20 anni dai processi di sicura colpevolezza giurisprudenziale di Pacciani, Vanni e Lotti, molti mettono in dubbio tutto…

  • mettono in dubbio i tre gradi di giudizio su di loro (per Pacciani, il secondo grado fu perfino assolutorio),
  • mettono in dubbio tutte le indagini, svoltesi senza coordinamento in un arco di tempo troppo ampio, con evidenti e grossolane ipotesi indiziarie anche assai forzate (dal bloc notes “tedesco” trovato in casa di Pacciani, arrivato da chissà dove e che nessuno è stato in grado di analizzare, e quindi non passibile di certezza di appartenenza a una delle coppie morte; al quadro nella camera di Pacciani, additato come opera di un mostro che poi era invece il lavoro di un grande pittore cileno; al proiettile trovato nell’orto di Pacciani, evidentemente falsificato apposta dalla procura; e tante e tante cose, fino alle prove odierne entomologiche che palesano i processi come quasi totalmente farlocchi),
  • mettono in dubbio la volontà degli inquirenti di cercare colpevoli in un gruppo invece che in un killer solitario, residente magari a San Piero a Sieve o a Prato (a ovest e a nord di Firenze: posti dai quali si raggiungono facilmente tutti gli 8 luoghi dei delitti), un solitario capace di procurarsi i proiettili e l’arma (gli unici fattori comuni ai delitti), forse appartenente ai gruppi armati di destra (alla destra hanno portato quasi tutte le indagini sul Mostro: Mario Vanni ha inneggiato al duce perfino durante il dibattimento nell’aula bunker di Santa Verdiana a Firenze) o addirittura alle forze dell’ordine; un solitario che magari era in contatto con Pacciani, Lotti e Vanni (residenti, invece, tra Mercatale e San Casciano Val di Pesa, a sud-ovest di Firenze: si sta parlando però di un giro di distanze molto corto, di poche decine di chilometri), così che loro potessero “sapere qualcosa” del suo operato (perché in ogni caso, Lotti, Vanni e Pacciani qualcosa dei delitti sanno, anche se di bugie ne hanno dette tante, soprattutto Lotti, che, dicono i detrattori, ha detto quello che gli inquirenti volevano sentirsi dire solo per andare in galera e quindi avere un pasto caldo e un letto tutti i giorni, lui che era indigente, senza fissa dimora e senza nessuno al mondo: ma c’è anche chi disse che il vero e unico Mostro era lo stesso Lotti, che poi ha confessato dicendo una cosa giusta e tre sbagliate solo per non risultare l’unico colpevole con pena più severa: tra l’altro sono molte le ricerche su varie frequentazioni di Lotti a Vicchio, cioè nell'”incriminata” area nord di Firenze), ma che da loro era del tutto “altro”,
  • e se proprio si voleva cercare un gruppo si doveva cercarlo nei sardi coinvolti nel primo delitto, quello del 1968, gli unici che si era sicuri avessero posseduto la pistola e i proiettili incriminati, sardi già coinvolti in sequestri e in affaracci con la ‘ndrangheta,
  • mettono in dubbio la fiducia degli inquirenti nelle varie fonti anonime che hanno fornito indizi vari durante tutta la trentennale inchiesta (solo telefonate e lettere anonime hanno portato a collegare il delitto del ’68 agli altri omicidi, e solo lettere anonime hanno portato a puntare su Pacciani come unico colpevole: era sì venuto fuori da diversi profiling ma insieme a tanti altri poi esclusi non si sa perché dalle indagini): secondo i detrattori, quelle fonti anonime agivano per interesse, per vendette personali, oppure riportando semplici dicerie e pettegolezzi…

Fonti anonime e testimoni strambi (come Lotti) portarono anche a dire che Pacciani, Lotti e Vanni, gli unici le cui sentenze, giuste o sbagliate che fossero, erano “certe”, avevano in realtà dei mandanti…

E fonti anonime e testimoni strambi portarono a individuare un paio dei mandanti in Francesco Narducci e Francesco Calamandrei, uno di Perugia, l’altro di San Casciano…

Un carabiniere disse di aver visto Narducci, Calamandrei e Vanni insieme a San Casciano, ma i detrattori dicono che la dichiarazione del carabiniere faceva acqua perché Vanni è stato “visto” con Narducci e Calamandrei solo perché passava davanti al posto di lavoro di Calamandrei (una farmacia) per caso, mentre faceva il suo lavoro di postino…

In una telefonata di un estorsore ai danni di una residente di San Casciano, intercettata, si sente l’estorsore dire alla vittima che se non paga le farà fare la fine di Pacciani e Narducci: perché in quelle circostanze quei nomi sono uditi insieme?

Per gli inquirenti perché c’è del losco, perché sia Pacciani sia Narducci hanno fatto morti sospette: Pacciani con in corpo un medicinale non prescritto (e che pare nessuno gli abbia venduto: ma i detrattori dicono che il medicinale non era mortale) e con addosso una veste, una sorta di “gonna”, assai strana; Narducci affogato a 36 anni nel Trasimeno col suo motoscafo, si diceva per incidente…

Uccisi perché stavano per parlare, per dire come sono andate le cose riguardo al Mostro e cioè che le sue vittime facevano parte di riti esoterici, perpetrati da ricconi in ville di Perugia e San Casciano, ricconi massoni e fascisti che si divertono a fare le messe nere con vagine e seni asportati… che ottengono pagando rozzi esecutori come Pacciani, Vanni e Lotti…

Altre voci, che i detrattori indicano come pettegolezzi, confermano che i coinvolti (Calamandrei, Pacciani, Lotti, Narducci) erano tutti in contatto con un giro esoterico di una villa di San Casciano, gestito da un indovino…

La moglie di Calamandrei dice pure che il marito teneva vagine e seni asportati in frigorifero!

Ma la moglie di Calamandrei è schizofrenica diagnosticata, si sa: il frigo degli orrori non esiste e Calamandrei lo scagionano subito al primo grado…

E poi ville, esoterismi, sette sataniche? Non sono queste storielle di paese, ingigantite da prostitute magari trattate male che si vogliono vendicare di clienti altolocati? Oppure leggende nere che circolano in tutti i piccoli centri toscani…?

Per di più, chi dice di aver riconosciuto Narducci a una di queste messe nere grazie a una catenina che portava, chi è…? non si tratterà di mitomani complottisti? E basarsi su una catenina è sufficiente?

Sono pettegolezzi, voci, che non c’entrano nulla coi fatti, con la pistola e i proiettili… anche la telefonata dell’estorsore siamo sicuri che autorizzi davvero a parlare di messe nere tra Narducci e Pacciani? E se quei nomi avessero altre valenze nell’ambito dell’estorsione?

Alcuni dicono che questa pista esoterica riguarda solo gli ultimi delitti, non quello del ’68… quindi la pistola e i proiettili dovrebbero essere passati dai sardi (la cui pista riguarda soprattutto il delitto del ’68) agli esoterici: e come? Sia sardi sia esoterici frequentano gli stessi ambienti fascisti?

Fascisti e danarosi, visto che i presunti mandanti esoterici pagarono a Pacciani quasi un miliardo delle lire di allora, o almeno è quello che dicono gli inquirenti, mentre i detrattori dicono che Pacciani non spendesse mai niente, quindi avrebbe potuto risparmiare tutto…

A rafforzare l’idea dei mandanti è la legenda negra che vorrebbe tutti i protagonisti della pista esoterica, e molti di quelli della pista sarda, morti in circostanze misteriose: bruciati nelle auto, spariti nel nulla (come Salvatore Vinci dei sardi), trovati impiccati coi piedi che toccano terra…

Fatto sta che alcuni inquirenti sono convinti che l’esoterismo massonico fascio-altolocato sia il retroterra giusto per trovare il Mostro, sicché indagano su Calamandrei (e la cosa finisce in niente) e su Narducci. Il Narducci che è morto nell”85.

E come si fa a indagare sul morto?

Si riesuma il cadavere!

Ma perché?

Perché si pensa che la morte di Narducci, considerata un incidente nell”85, sia stata “manomessa”. Cioè si pensa che Narducci sia stato ammazzato dai massoni-fasci esoterici perché, dopo l’ultimo delitto, stava per parlare. E per far passare la sua morte come un incidete i fasci fanno ritrovare un altro corpo.

Nell”85 andò che Narducci fu trovato affogato nel Lago Trasimeno: incidente col motoscafo. Tutto ok.

Nel 2003-2004, invece, quando l’idea di un Mostro di Firenze agente per le messe nere dei massoni-fasci attecchisce, si riesuma Narducci e lo si trova strangolato, e con una sorta di “gonna”, simile a quella che aveva il cadavere di Pacciani. Non solo: si trovano testimoni e voci di chi ha visto Narducci incaprettato nelle sterpaglie del Trasimeno, incaprettato come altri che si vocifera frequentassero il giro dell’indovino!

Per gli inquirenti le cose sono chiare: i mandanti del Mostro insabbiano le morti di chi voleva parlare: le “gonne” di Pacciani e Narducci si considerano simboli di massoneria o scozzese o egiziana designanti la punizione

Per gli inquirenti è andata che i fasci incaprettano Narducci e buttano nel lago un altro cadavere, che si macera nell’acqua, così da farlo passare per Narducci. Fanno ritrovare quel cadavere, palesemente annegato, così per rendere manifesto a tutti che il ritrovato è affogato, e lo portano in camera ardente, dove, con la complicità di questo mondo e quell’altro (tutta gente massona-fascia in posti di potere locale) viene fatto sparire in modo che nella bara chiusa torni il Narducci vero, per niente affogato, ma strangolato e con la “gonna”…

I detrattori dicono che sono tutte cacchiate. La famiglia di Narducci, che in ogni caso è composta interamente da conclamati massoni e fascisti molto noti a Perugia, dice che la “gonna” era un semplice asciugamano, posto per pietà sul cadavere; che chi ha visto Narducci incaprettato è inattendibile; che lo strangolamento potrebbe essere avvenuto durante l’incidente; che le tracce di annegamento, dopo tanti anni, non sarebbero state riscontrabili in ogni caso…

Ma gli inquirenti insistono: il cadavere ritrovato affogato è molto più piccolo di quello sepolto!

Eh, vabbé, dicono i detrattori: in tanti anni chissà che è successo: e poi che elementi si hanno per misurare con certezza il cadavere ritrovato? Fotografie, il molo su cui venne adagiato rimasto uguale, così da poter fare misurazioni sulle foto del cadavere sul molo. Ma sono cose oggettive? Per gli inquirenti sì, per i detrattori no.

E i detrattori sono stati tanti. La pista esoterica ha cominciato a essere considerata astrusa anche da qualche procura, in un mondo che va avanti.

Rispetto all”85 e rispetto al 2003 c’è stato l’avanzamento dell’entomologia forense e del DNA. L’entomologia prova che Lotti ha mentito, che l’ultimo delitto è avvenuto forse perfino 3 giorni prima di quanto da lui dichiarato. E Lotti era uno degli unici che parlò di un dottore, che pagava Pacciani per avere vagine e seni, in tribunale e sotto giuramento, non con pettegolezzi e dichiarazioni sull’indovino tutte arrivate dopo di lui. Con Lotti inattendibile tutto crolla, e sono in tanti a dirlo…

Calamandrei, nel giro dell’indovino come Narducci, viene prosciolto… e l’indovino con la villa delle tregende potrebbe tutto rientrare nel campo della diceria…

Molti dicono che la storia non quaglia, e cercano di farla un po’ tacere…

I convinti della pista esoterica, invece, lamentano di procure che intralciano le indagini, magari spinti dalla stessa massoneria di destra, molto forte anche tra i magistrati, decisa a mettere a tacere le sue implicazioni coi delitti del Mostro. E indicano sempre come sospette le morti che toccano a chiunque abbia avuto a che fare con l’indovino: informatori, prostitute, chi parlò della storia: tutti bruciati, o incaprettati, comunque tutti morti…

Per i detrattori il Mostro è stato sostanzialmente uno solo. Forse, sì, conoscente di Pacciani, Lotti e Vanni; forse tangente le orge sabbesche con l’indovino; molto probabilmente fascio, in contatto con la destra suprematista internazionale (l’unica in grado di gestire quel tipo di pistole), ma uccideva per psicologia, non per dare a un santone diavolesco seni e vagine…

Diego Cugia scrive Un amore all’inferno nel 2005, quando la riesumazione di Narducci è fresca, e Cugia crede all’idea dei massoni-fasci… Cugia immagina di incontrare la moglie di Narducci in un alberghino a San Casciano Val di Pesa e con lei parlare del marito, della famiglia, gente affettata e cattiva che potrebbe tranquillamente fare orge con seni tagliati…

Da dilettante appassionato di esoterismo, Cugia rintraccia rituali egizi di fertilità che coinvologono proprio vagine tagliate ed esposte sugli altari, simboli capaci, nella magia, di dare capacità riproduttive a una donna sterile…

Un amore all’inferno è un librettino che si legge in poco tempo, che funziona come rendiconto dell’indagine fino ad allora e che vorrebbe avere la suggestione di delinearci un personaggio triste e malinconico nella moglie di Narducci, vittima di una famiglia abusante, di un matrimonio insoddisfacente, e del terrore di aver condiviso la vita con uno che, forse, data la sua freddezza, avrebbe potuto prendere parte ai delitti…

Il ritratto della disperazione della moglie del presunto Mostro funziona, soprattutto sul versante della frustrazione del dubbio, più atroce anche della certezza, e sul versante della colpevolezza di non essersi accorta di niente, oppure di valutare male tutta una vita solo per supposizioni… Reggono meno le ipotesi occultiste (la descrizione dei rituali richiama fin troppi telefilm celebri), la cornice horror che Cugia cerca di costruire e la natura davvero minuscola dell’operazione: semplice bignametto letterario di un’ipotesi investigativa, mai davvero romanzo e mai davvero cronaca: un ibrido un pochino ingenuo e non proprio esaltante…

Giusto per menare il can per l’aia, è notizia del 2022 che il Mostro del Circeo, Angelo Izzo, ha detto di aver visto Narducci a una messa nera sulle Dolomiti bellunesi nel 1975 (Narducci aveva 26 anni) in cui si seviziava una povera ragazza rapita, tale Rossella Corazzin…

Izzo è un dichiarato strafascio e dice che quelle messe nere sono continuamente fatte dai camerati…

È una conferma della pista massonico-fascia o Izzo mente?

Chissà se si saprà mai…

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