I Carmina Burana sono nelle Musiche per l’Estate… una composizione piena di gente, che prevederebbe una sorta di messa in scena (la prima fu alla Alte Oper di Francoforte sul Meno), magari simile a quella che Orff stesso ha “autorizzato” per il film di Jean-Pierre Ponnelle del 1975 (e osservante il complemento del titolo dell’opera: «cantoribus et choris cantandae comitantibus instrumentis atque imaginibus magicis»): canti di primavera, di osteria e d’amore (in tre lingue medievali diverse) “determinati” dalla ruota del destino che, sempre sul palco, e girata dagli attori/cantanti, designa la sorte dei personaggi… e alla fine, al momento del culmine dell’amore, i forse sposi girano la ruota e devono quindi inchinarsi di nuovo alla sorte, la Fortuna, la vox media latina…
- glorificazione del Terzo Reich?
- composizione paracula di un musicista narcisista, ossessionato dal successo, che non ha avuto alcun problema col nazismo, anzi, ci si è trovavo di un gran bene [è la tesi di Michael Kater]?
- monito all’arroganza, assai nichilista (e quindi per niente ben visto dai nazisti), scritto in un linguaggio semplice ma insieme complesso (anche se produce una linea melodica continua e all’apparenza facile, il tempo cambia quasi a ogni battuta), dalle connotazioni “etniciste” (affidate alle percussioni, strumento considerato troppo “africanoide”), oppure perfino oscene (se tradotte dal medio alto tedesco, dal latino e dall’antico francese, i canti hanno molte parole scurrili e sessuali), in realtà assai avversate dal nazismo?
Carmina Burana è ancora oggi un enigma, che entusiasma, soprattutto dal vivo, per l’innegabile divertimento che quella massa di musicisti, per niente frequente, produce anche solo a vederli pestare, tuonare e armeggiare con i propri strumenti, in special modo i 5 esecutori prescritti per le percussioni, che si alternano e affiancano quasi in una danza: tutti loro producono sempre un’ondata di suono che non lascia mai indifferenti…
A Firenze, i Carmina Burana, alternati ai cori e alle Sinfonie di Verdi o alla Nona Sinfonia di Beethoven, sono stati spesso protagonisti di un concertone estivo gratuito del Maggio, magari in Piazza della Signoria… nel giugno del 1997, le telecamere RAI di Gianpaolo Tescari ripresero il concerto di uno di questi Carmina in Piazza Signoria, con Zubin Mehta, Sumi Jo, Carlo Allemano e Lucio Gallo: per ricreare le «imaginibus magicis», Tescari fece delle riprese a parte di una squadra di giocolieri e acrobati, vestiti da “medioevo” di iconografia popolare, a fare evoluzioni motorie e pirotecniche all'”interno” dell’Abbazia di San Galgano, e le montò come lampi insieme alle inquadrature del concerto…
Quei tempi sono lontani, e il Maggio forse è dentro la sua crisi più nera, perché forse avviene in una rara congiuntura cronologica che vede magari per la prima volta la ormai consueta esplosione economica del Maggio concomitante con un governo di destra: e se la sinistra aveva, nelle precedenti esplosioni cicliche, sempre aiutato Firenze e la sua giunta comunale ugualmente di sinistra (e il Maggio è un organismo, nizzole e nazzole, almeno de facto, diciamo comunale, un organismo in cui il Sindaco di Firenze è sempre stato azionista importante, qualsiasi sia stata l’incarnazione giuridica della “Fondazione”, dell'”Ente lirico” o altro che ha incarnato il Maggio nel tempo) nel rattoppare le cose, almeno in maniera temporanea e di facciata, oggi Nardella si trova davanti Sangiuliano: il ministro che vota ai premi letterari i libri che ammette di non aver letto e che trova motivi di destrezza in qualsiasi scrittore italiano, anche in quelli che non poterono conoscere il binomio destra e sinistra: il ministro che forse non vede l’ora, e con lui tutto il suo governo, di avere una scusa per dare la colpa alla sinistra dei drammi dell’Italia, perché è sempre più bello dare la colpa «a quelli che c’erano prima», per estendere una perenne campagna elettorale («rivotateci perché a questo giro i danni fatti da chi ci ha preceduto erano tantissimi»: il ritornello di tutti i governi), invece di trovare soluzioni… e sarà bellissimo, per loro, dire a una città sinistrorsa (l’unica, insieme al centro di Milano, a Torino e a Genova, che alle scorse elezioni NON ha votato l’attuale governo): «adesso sono cavoli tuoi: hai amministrato male il tuo teatro per decenni, costruendo, per pura velleità di paragonarti a Londra o Berlino, sovradimensionati “parchi della musica” che sapevi di non poterti permettere e che non avevi idea di come usare visto che la tua città ha 300 mila abitanti e non 10 milioni come Londra o Berlino, e che la tua orchestra, logora di una gestione eterna e lassista di un direttore decrepito, è sì buona ma non davvero un top mondiale capace di riempire quel grande parco come credevi: grande parco che hai anche voluto fare in un’area metropolitana tutt’altro che collegata: per cui arrangiati! e chi se ne frega se tutti i lavoratori perdono lo stipendio: sei il monito a tutta Italia che noi siamo cattivi e che non daremo alla sinistra mai nessun aiuto!» [oggi le voci sulla diaspora dei musicisti che abbandonano la nave che affonda, mai circolate nelle crisi passate, sembrano davvero confermare la gravità della situazione: e già 10 anni fa, Francesca Colombo, sovrintendente renziana, pensò di risparmiare i soldi degli stipendi fissi agli orchestrali facendo del Maggio Musicale Fiorentino un’orchestra di professionisti a partita iva, a chiamata, pagabili pochissimo per pochi giorni, che mai suonano insieme davvero, come una formazione estemporanea di qualche evento estivo, o come roba come Sanremo, invece che come una compagine a lavoro continuo: e chissene della qualità…]
Chissà come andrà a finire…
Intanto, per ricreare, almeno in piccolo, quei concerti gratuiti all’aperto di un tempo, e nella speranza di riempire il più possibile la Sala Zubin Mehta, questi Carmina sono stati venduti a prezzo quasi regalato se paragonato alle esorbitanti tariffe di Pereira: 20€ tutti i posti, anche la platea della Sala, che di normale in listino farebbe più di 150€…
Paolo Carignani, direttore designato per questo concerto, è stato sostituito, chissà perché, da Andrea Battistoni, da me già ammirato all’ORT…
Battistoni ha garantito potenza e goduria, e, in corso d’opera (in Omnia sol temperat, il quarto pezzo, erano del tutto “fuori sincrono” fiati e percussioni “raddoppiate”) ha acciuffato anche la precisione negli attacchi…
nei posti più vicini all’orchestra, la Sala Zubin Mehta, così acusticamente eccellente nelle sedute più alte, rivela alcuni problemi: con i violini davanti e il coro dietro, gli ottoni, ben presenti in alto, nei posti bassi rimangono quasi schiacciati e inuditi, e i solisti, anch’essi ficcanti in alto, si perdono, quasi si disperdono…
ma la forza tutta espressionista di Battistoni, forse appunto “esteriore” ma in ogni caso capace di garantire possanza, ha sopperito molti difetti, in una lettura che senza fronzoli è riuscita, pur non rispettando alcuno degli attacca voluti da Orff (che dovrebbero collegare i pezzi contenuti in ciascuno dei 7 episodi, espediente capace di dare alla cantata un certo ritmo drammaturgico), a dare l’idea di scena: una lettura urgente, fortissima, colossale, che sarebbe davvero stata adattissima all’aperto e che ha tramortito la Sala Zubin Mehta con un oceano di volume orchestrale e corale…
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Le percussioni del Maggio sono state formidabili, strepitosi i fiati, buoni anche i corni (con giusto una singola sfumatura di stonatura al centro dell’opera)…
I solisti:
Mariia Kokareva ha raggiunto molto bene le sue note molto alte…
Di Jayoung Lee, vuoi per difetti acustici della mia seduta, vuoi per la sua voce flebile, vuoi per la concertazione di Battistoni, forse per niente modellata sui cantanti, non ho udito una nota che fosse una…
Il baritono è il mattatore dei Carmina: Francesco Samuele Venuti ha avuto il suo bel daffare nel farsi sentire in tutto quel forte orchestrale di Battistoni, ma è stato impagabile per l’interpretazione accesamente liederistica dei suoi pezzi…
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