Un’Agatha Christie “amata” al Teatro Reims

Spiego il titolo dicendo che parlo della piéce Go Back for Murder, che Agatha Christie dedusse, nel 1960, da un suo romanzo del 1942 intitolato Five Little Pigs (che in USA uscì come Murder in Retrospect)…

È “amata” perché l’ho vista realizzata da una compagnia di teatro amatoriale al Teatro Reims a Gavinana, uno dei tanti spazi scenici disponibili nella città di Firenze…

Vedere uno spettacolo amatoriale è sempre una gioia, non solo per ragioni personali (io ho fatto teatro amatoriale per 6 anni), ma anche perché vedi realizzare, con zero o pochissimo costo, idee e strategie sceniche che spesso manco vedi a Hollywood, dove spendono miliardi…

vedere in azione la creatività in povertà fa riflettere su quanto la creatività non sia legata a un budget o a un impianto “realizzativo” industriale o economico, ma sia un aspetto di per sé, attinente all’umanità e attinente alle idee, idee che si costruiscono anche senza denaro o senza strutture di compravendita…

Il Teatro Reims, pur in quelle che molti chiamerebbero ristrettezze, non manca di servizi scenotecnici adeguati a realizzare certe idee, il resto lo fa la volontà di concepire e creare qualcosa da parte di un gruppo di persone che concepisce e crea per sé stesso e insieme per gli altri senza alcuna prospettiva di guadagno ma solo per esprimere la necessità che quella forza creativa costituisce per tutti quanti, sia per chi la agisce sia per chi la riceve: cioè il gruppo di persone che fa teatro amatoriale innesca le idee e le forze creative che sono necessarie a tutti: sono forze creative che loro invocano e implementano a partire dal genio di qualcun altro (in questo caso Agatha Christie) per comunicarle ad altri ancora, consci che proprio la circolazione di quelle forze creative e di quel messaggio geniale sia una componente fondamentale dell’esistenza…

Nel romanzo, Agatha Christie aveva messo al centro Poirot, ma nella pièce il personaggio sparisce per lasciare il posto a un povero avvocato che si innamora della sua assistita, un’assistita che deve fare i conti con un passato che non conosce ma che desidera indagare, osservare e considerare perché fondante le sue istanze vitali: perché è dal passato che si costruisce il presente e il futuro, e se non si conosce si sta male, perché se non si conosce non CI SI conosce…

ma indagare il passato significa sondare ricordi e memorie che rimangono impalpabili, vacue e fatue, interpretabili a seconda delle sinapsi, delle categorie mentali di ciascuno, del circostanziale che non permette mai l’universale…

si riuscirà a capire e conoscere quel passato?

e comprendendo quel passato riusciremo a creare futuro?

Queste sono le istanze creative e questo è il messaggio geniale di Agatha Christie, e per realizzarlo serve poco: bastano solo gli attori, la gente comune che comunica quel messaggio e la volontà di comunicarlo insieme, agendo, con gesti e intonazioni stabilite, apposta per *trasmettere*…

e i costumi, il décors, la dizione, la prontezza corporea della gestica: beh, quelli sono ammennicoli, accessori, optional, non sono necessari per veicolare il messaggio, perché già la persona, e la volontà di far circolare le idee bastano…

con questo non voglio dire che se senti recitato Amleto da zio Morino in molisano ti fa lo stesso effetto che sentirlo fatto da Gielgud in britannico; e non voglio certo dire che per fare certe cose, anche recitare, non ci sia bisogno di una tecnica che deve essere appresa con allenamento e studio…

ma come l’abitazione fatta dal muratore per la sua famiglia, con mestiere, passione e amore è ugualmente home come il loft lussuoso fatto dall’ingegnere e l’architetto, così vedere persone che amano quello che fanno e con quell’amore contribuiscono a far circolare le idee è ugualmente nutriente che vederle far circolare da un professionista…

perché, nel rifiuto dell'”industria” da parte dell’amatoriale c’è quella scintilla di volontà disinteressata che fa una certa differenza…

la volontà di far circolare le idee senza tornaconto…

e nel farlo non si perde granché:
in questa messa in scena amatoriale del Reims c’è stato tutto:
i ricordi sovrapposti come contemporanei alla scena, quasi come fa Coppola in One from the Heart
le scene di massa, con ogni singolo attore impegnato a fare la sua “scenetta muta” all’interno di un affollamento del palco, come i kolossal di Gabriele Lavia o Graham Vick
la precisione del riuscire a far vedere tutti gli elementi del mystery in una azione corale sul palco, come si fa con giallo di lusso (provateci a far vedere un particolare piccolino in una scena con più di 4 persone sul palco: al Reims ci sono riusciti!)…

tutto era presente…

e poco importano le sparute défaillance dell’impianto luci (certe volte intermittente) e la poca agilità dei cambi scena a vista nel semibuio (in 6 anni ho imparato assai che il buio sul palco allunga e annoia: trovare coreografie che includessero i cambi scena avrebbe accorciato la percezione della durata…): questi sono accidenti, orpelli e superfluo in una serata importante in cui mi sono lasciato inondare dalle idee nutrienti di Agatha Christie per tramite di persone che hanno amato il comunicarmele senza alcun tornaconto…

Vitale!

3 pensieri riguardo “Un’Agatha Christie “amata” al Teatro Reims

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  1. ma poi spesso l’amatoriale vedi la passione, l’amore che certe volte il professionista manca perché sa usare la sua professionalità solo per la paga senza amore per l’argomento trasposto

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