Sappiamo già quasi tutto di questo tutto sommato “inutile” allestimento di Valerio Binasco ripreso da João Carvalho Aboim…
Pronto nel 2020 e a causa della pandemia dato solo in diretta TV su Rai5…
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Dal vivo, Aboim non riesce a trasformare il puro e semplice décors di Binasco in qualcosa di effettivo…
Migliora però, almeno parzialmente, la parte musicale…
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Mehta ha inteso questo Otello come strazio iper-tragico, una tragedia che Mehta ha forgiato con i mezzi della *lentezza* e della *pesantezza* del suono…
e lentezza e pesantezza sono armi a doppio taglio
se le sonorità orchestrali, davvero prosperose e urlanti, comunicano bene l’urgenza dei concetti narrati (gelosia, morte, sospetto), ed emozionano efficacemente, l’andamento a rallentatore ha invece mortificato qualsiasi diegesi…
è venuto fuori un Otello da ascoltare per pura musica, che nella possanza sonora grave e liturgica esprime un senso di atrocità ancestrale e metafisico, ma che proprio a causa di questa lentezza fragorosa non scorre un cacchio…
in altre parole: è stato un Otello noioso, ma musicalmente interessante perché, in effetti, il nichilismo, grazie a quel passo da messa dal volume strumentale immenso, riusciva a smuovere assai le coscienze…
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sembrava un Otello concepito come Celibidache concepiva Bruckner o come Giulini concepiva Beethoven: un Otello che era una preghiera gridata invece che una storia…
eh oh
come taglio interpretativo va solo constatato e anche rispettato, visto che Mehta lo ha perseguito con molta più precisione del solito (a parte i soliti attacchi persi fisiologici)…
…anche se più che Otello sembrava di sentire i Quattro pezzi sacri!
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Molto carina Eleonora Filipponi a fare Emilia
Zarina Abaeva (Desdemona) è stata ottima e correttissima
Luca Salsi (Iago) è stato il solito Salsi: pronto attore e cantante preciso, anche se ormai il pericolo di gigioneggiamento è prossimissimo…
per me Arsen Soghomonyan è stata una sorpresona: non aveva un volume canoro altissimo, ma funzionava eccome!
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