Myung-whun Chung fa Beethoven (2a e 3a) al Maggio!

Uno dei miei idoli, Myung-whun Chung (quando viene al Maggio cerco sempre di andarlo a vedere, vedi anche qui), torna per eseguire la seconda e la terza sinfonia (l’Eroica) di Beethoven…

Negli eterni dilemmi sul fare Beethoven figlio di Mozart o farlo padre di Wagner, o nelle annose questioni se rispettare la prassi esecutiva Sturmer-illuminista, quindi eseguire tutto scattoso e rapido, oppure attenersi al Beethoven sacrale, ieratico, lento e liturgico di estasi, Chung sembra propendere più per i “secondi”, ma senza la veemenza di altri del passato: per capirsi, Chung non si abbandona completamente al Beethoven santo di gente come Barenboim, ma garantisce alla sua interpretazione una potenza estranea alla moda odierna, invece del tutto inclinata verso il Beethoven mozartiano e scattoso (vedi una delle ultime letture integrali uscite di recente e disponibile anche su YouTube, cioè quella di Yannick Nézet-Séguin con la Chamber Orchestra of Europe, registrata live al Festspielhaus di Baden-Baden nel luglio del 2021: e proprio parlando di Nézet-Séguin abbiamo “introdotto” l’approccio a Beethoven; e aggiungi anche quanto detto a proposito di Currentzis)

Possiamo farci un’idea del Beethoven di Chung grazie a molte testimonianze (e mi riferisco solo a pezzi orchestrali: Chung ha avuto tutto un inizio carriera da pianista e ha spesso suonato in formazioni da camera con le sue sorelle, Kyung-wha al violoncello e Myung-wha al violino: insieme hanno eseguito e inciso non poco Beethoven): in rete si trovano frammenti già della fine degli anni ’90, con la Filarmonica della Scala; poi si possono sentire letture a Dresda (Staatskapelle), Torino (RAI), Venezia (Fenice, diverse anche durante il lockdown) e Seoul, dove, in studio, Chung ha inciso 5a e 9a e il concerto per pianoforte Emperor

È un Beethoven diverso da quello sereno che a Firenze propone Zubin Mehta…

In un impianto chiaro e limpido, Chung ha tirato fuori dal Maggio un volume sonoro che ha invaso la Sala Zubin Mehta (da me per la prima volta vista in assetto da concerto, dopo le visioni operistiche di Fritz, Trovatore e Rake), e nelle architetture formali ben definite ha scovato anfratti di meditazione, di arzigogolo, che hanno reso le numerose fughe beethoveniane un groviglio pensieroso senza mai però diventare meditazione: un pensiero più immaginoso che contemplativo…

La seconda sinfonia è diventata un paradiso di queste “fughe riflessive”: con gesto non scintillante ma comunque molto chiaro, Chung ha organizzato l’esecuzione dell’orchestra definendo alla perfezione la rincorsa del finale del primo movimento…

Il primo movimento della terza l’ha affrontato propendendo per una carezzevole forma di legato, del tutto diversa dalle puntute idee che si sentono oggigiorno: il movimento, pur rispettoso delle polarità piano e forte dell’Eroica, è sembrato quindi scorrere più che martellare
nel secondo movimento, la marcia funebre, Chung ha dato il meglio, caricando a mille un’interpretazione dolente di intensità: tutto è stato sbalzato, marcato ed enfatizzato: la parte centrale dello sviluppo è giunto al pubblico come un forte grido: assai coinvolgente…

Il Maggio ha seguito bene Chung nelle sue idee, con le solite sgradevolezze timbriche dei corni (ormai una piaga dell’orchestra) riscattate da un eccellente comparto dei fiati (davvero sgargianti il primo flauto e l’oboe). Ottimo il lavoro del concertmaster Domenico Pierini…

in una delle variazioni fugate del terzo movimento della terza, il primo violoncello ha addirittura fatto cadere l’archetto! Per fortuna prontamente raccolto dal secondo!

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