Continua da Burton V…
SECONDOGENITO, LEONE D’ORO E RINASCITA PRODUTTIVA
Nel 2007, Burton e Bonham Carter hanno un secondogenito, una bambina: Nell Burton… e Sweeney Todd fa successo: triplica i costi sostenuti e vince il Golden Globe per il miglior film musical or comedy (lo vince anche Depp: Sondheim è così contento che vorrà Depp come Lupo Cattivo in Into the Woods di Rob Marshall, 2014)… quando a Burton conferirono il Leone d’Oro alla carriera a Venezia nel 2007, il film non era ancora montato, proiettarono Nightmare Before Christmas: io c’ero, ma non riuscii a entrare alla premiazione, vidi solo il red carpet da lontano, con Burton, Depp e Bonham Carter ancora incinta: i fotografi fecero togliere gli occhiali da sole a Burton, che senza si mostrò assai timido e quasi impaurito…
Un successo di Sweeney Todd e il Leone d’Oro che fanno tornare Burton in una sorta di cresta dell’onda produttiva come prima dell’aborto di Superman… una cresta dell’onda che con Zanuck ancora non aveva ottenuto…
questo del dopo Sweeney Todd è il periodo più proficuo di idee per Burton…
HARRY POTTER?
Essendoci coinvolta Bonham Carter, Tim Burton è spesso chiacchierato come possibile regista di film di Harry Potter… soprattutto nel 2007 si rumoreggia di un Burton possibile regista di Harry Potter and the Order of Phoenix… la cosa non fu mai effettiva, ma i rumors non ufficiali al riguardo erano tantissimi, specie quando i nomi fatti cominciarono a essere tanti, prima di quello di David Yates (si sa che Mike Newell, Jean-Pierre Jeunet, Mira Nair, Guillermo del Toro, e Matthew Vaughn rifiutarono, e tante voci parlavano di Anand Tucker e anche Kenneth Branagh)…
PEE WEE 3
Nel 2008, Paul Reubens contatta Burton per fare un nuovo film di Pee Wee: i suoi problemi legali del 1991 sono lontani, e anche quelli del 2002, ma Burton, che tanto lo aveva spalleggiato nel 1991 (dandogli piccoli ruoli in Nightmare Before Christmas, Batman Returns), non si mostra interessato…
NIGHTMARE REVISITED
Ancora nel 2008, per il 15esimo anniversario di Nightmare Before Christmas, esce l’album Nightmare Revisited, lavorato da Elfman con Amy Lee degli Evanescence… ne abbiamo già parlato (in Burton II): quell’album, insieme alle passioni fulminanti e ai parrucconi di Sweeney Todd, alimenta un pregiudizio di un Burton decotto e responsabile dell’avvento mefitico degli insopportabili “emo” di Bill Kaulitz…
9
Per lavorare secondo i suoi ritmi, Burton decide di restare produttore, e di aiutare artisti giovani… Pamela Pettler, la scrittrice ingaggiata per i ritocchi di Charlie e Corpse Bride, parla a Burton di un progetto di Shane Acker, da portare avanti con Timur Bekmambetov: il titolo è 9… un film di animazione molto particolare, in cui Burton porta Martin Landau come voice actor… Con 9, Burton vorrebbe inaugurare una sorta di factory creativa, a cui Zanuck potrebbe dare l’apporto produttivo…
Frutto di questa factory sono le idee che Bekmambetov sta comprando dall’anticonformista scrittore Seth Grahame-Smith, che riimmagina classici con elementi horror trasformando Abraham Lincoln in un cacciatore di vampiri (nel 2010) e i protagonisti di Pride and Prejudice in picchiatori di zombie (2009)…
WAKING SLEEPING BEAUTY E L’ACCORDO CON DISNEY
Burton è attratto da tutto questo quando partecipa al documentario di Don Hahn sulla storia della Disney (Waking Sleeping Beauty, del 2009) in cui viene riapprocciato da un sacco di gente disneyana che gli propone progetti su progetti…
Contemporaneamente, la DreamWorks pensa a Burton per la resa filmica del video-game Monsterpocalypse…
Burton preferisce lavorare con la Disney, e, dei tanti film proposti, tiene per sé la Alice in Wonderland di Linda Woolverton, che propone di concretizzare se, in cambio, ottiene la realizzazione di un remake di Frankenweenie, il suo vecchio corto del 1984…
Si fa l’accordo, mentre la factory di Burton, con Acker, Bekmambetov e Grahame-Smith è a lavoro non solo ai titoli di Grahame-Smith ma anche a probabili seguiti di 9…
Bekmambetov, per altro, è anche distratto dalla serie Ëlki, che gira in Russia nel 2010 e nel 2011…
ALICE IN WONDERLAND
Invece che ad Alice, Rick Heinrichs preferisce lavorare sul Wolfman di Joe Johnston, e la Disney appioppa a Burton lo scenografo di green screen Robert Stromberg, premiato con l’Oscar, insieme a Rick Carter, per l’Avatar di Cameron (2009)…
Da Sweeney Todd viene riconfermato Wolski, e ritornano gli attori Alan Rickman e Timothy Spall; tra gli amici ci sono Michael Gough e Christopher Lee, oltre agli onnipresenti Bonham Carter e Depp…
La sceneggiatura di Woolverton non aggrada granché Burton, ma decide di mantenerla lo stesso, e i soldi richiesti, tanti, la Disney li prende da una collaborazione con Suzanne e Jennifer Todd, oltre che da Zanuck, lì a spalleggiare Burton…
UNA LOTTA PER LA LIBERTÀ
Senza un soggetto che lo acchiappi, Burton è bravo nel gestire una storia “libertaria”, ma non trova quell’equilibrio tra lusso visivo e cogenza diegetica che aveva trovato in Sweeney Todd…
Linda Woolverton scrive un piccolo manualetto didascalico sul The Writer’s Journey di Chris Vogler, con tutte le funzioni caratteriali e le trasformazioni di racconto al punto giusto… ma è una sceneggiatura senza vera anima che Burton si limita a illustrare…
La Disney, con i Todd, non sta a guardare, dati i tanti soldi coinvolti, e garantiscono un battage pubblicitario bello grosso…
Avril Lavigne viene coinvolta per la canzone dei titoli finali, e quella di affidare una song ai film sarà una prassi che Burton adotterà per il film successivi…
Alice in Wonderland spacca i botteghini: 13esimo film con più successo di tutti i tempi, e secondo incasso del 2010 dopo Toy Story 3… Alice sorpassa sia Harry Potter and the Deathly Hollows Part 1 sia Inception di Nolan…
Senza questo risultato eccezionale, la Disney non avrebbe mai dato il via ai rifacimenti live action dei suoi classici animati…
LA FACTORY AL LAVORO
Dopo questo lavoro da impiegato (e dopo la presidenza della giuria del Festival di Cannes, proprio nel 2010: Burton sarà presente alla premiazione come una sorta di stregone su un trono, ieratico e quasi minaccioso), Burton lavora al remake di Frankenweenie, incluso nel deal di Alice…
La Disney tenta di distrarlo subito con altri film simili a Alice: già nel 2011 viene fuori Maleficent, scritta dalla stessa Linda Woolverton, e si prende in considerazione un live action di The Hunchback of Notre-Dame… Per “distrarlo”, la Disney lo corteggia a mille anche con il quinto capitolo dei Pirates of Caribbean… ma Burton non demorde e lascia questi progetti ad altri… nella sua testa c’è solo Frankenweenie…
Intanto, Bekmambetov torna dalla Russia dopo Ëlki e riprende il lavoro con la factory di Burton insieme a Seth Grahame-Smith… Bekmambetov insiste per fare prima un film su Abraham Lincoln: Vampire Hunter, e Burton gli garantisce il denaro…
DARK SHADOWS
Nel frattempo, però, Johnny Depp contatta Burton per un film che la Warner Bros. sta traendo dalla sua soap-opera preferita, Dark Shadows… Depp convince Burton a dare un’occhiata al progetto…
Ispirato dal soggetto, Burton decide di lavorare con la sua factory anche a Dark Shadows: sdoppia il lavoro di John August, e lo mette sotto sia con Dark Shadows sia con Frankenweenie…
Con Abraham Lincoln: Vampire Hunter che Bekmambetov sta concretizzando, finisce che Grahame-Smith non sta facendo niente, e allora Burton gli affibbia, niente meno, che il vetusto e incancellabile Beetlejuice Goes Hawaii… Grahame-Smith contatta Michael Keaton e Winona Ryder, finché John August si dichiara stanco di lavorare su due progetti, e allora Burton “dirotta” Grahame-Smith da Beetlejuice a Dark Shadows così da far concentrare August sul solo Frankenweenie… Visti i contatti appena ristabiliti con il mancato Beetlejuice Goes Hawaii, Burton scrittura Winona Ryder come voice actor per Frankenweenie: erano 22 anni che Burton e Ryder non lavoravano insieme…
Come al solito, Burton lavora al film di animazione Frankenweenie mentre gira un film live action, Dark Shadows…
Privo di altri impegni, Rick Heinrichs lavora a entrambi i film… Wolski, invece, subito dopo Alice ha trovato un altro partner ideale, Ridley Scott, ed è impegnato con lui quando si gira Dark Shadows, che naturalmente Burton lavora ai Pinewood, vicino alla sua “patria” Londra…
È forse Helena Bonham Carter che suggerisce a Burton il dop Bruno Delbonnel, con cui aveva lavorato nel 2009 per Harry Potter and the Half-Blood Prince: con Delbonnel, Burton farà i due film live action successivi…
Nel cast è Michelle Pfeiffer stessa a proporsi, una volta saputo che Burton aveva accettato la regia di un film su Dark Shadows: come Depp anche lei era super-fan della soap-opera… e torna anche Christopher Lee… Con Eva Green, Burton tornerà a lavorare altre due volte (per ora)…
UN NUOVO WELFARE
Dark Shadows, come Sweeney Todd, è uno dei capolavori di Burton, capace di stare all’altezza dei film degli anni ‘80 e ‘90…
Politico, trasudante di atmosfera degli anni ‘70, e ispirante un messaggio di decadenza del vecchio capitalismo alto-borghese fatto di famiglie, e di corruzione del nuovo capitalismo arrembante pre-yuppie (quello di Eva Green), Dark Shadows inneggia, molto meglio che i film della Trilogia della famiglia, a un ritorno a una coesione familiare gemellata con un nuovo senso della comunità in cui economia, etica e benessere (welfare) vanno di pari passo… una comunità che ripensi del tutto i sentimenti di “nobiltà sanguigna” tanto orribili e che sancisca il superamento delle classi sociali… una comunità che rinunci anche alla componente troppo utopica irrealizzabile degli hippies…
Se Alice declinava tutto ciò in modo aurorale, con un inno forse ancora poco appropriato al colonialismo inteso da Alice come ritorno alla famiglia (una cosa che Woolverton butta là senza vero scopo), Dark Shadows, con Grahame-Smith a scrivere, non incappa affatto in questi errori, e comunica la sua forza social-economica strenuamente, e con personaggi eccezionali… Divertentissimo (Depp fa la sua performance migliore dai tempi del primo Jack Sparrow, di quasi 10 anni prima), e dalla potenza visiva davvero al top (ricorda non poco Sleepy Hollow e Batman Returns), Dark Shadows è buono come l’aria, da vedere e rivedere…
FRANKENWEENIE
In Frankenweenie, Burton ritrova una serie di attori con cui non lavorava da tanto: s’è detto Winona Ryder (dal 1990), Catherine O’Hara (l’ultimo loro lavoro era del 1993), Conchata Farrell (dal 1990), Martin Short (dal 1996), e ci sono anche Martin Landau e Christopher Lee…
stranamente non ci sono né Johnny Depp né Helena Bonham Carter… I due, a oggi, non sono più tornati a lavorare con Burton dopo Dark Shadows… Frankenweenie è anche l’ultimo lavoro che Burton affronta con John August…
Frankenweenie riprende una tematica anti-nazista inaugurata da Burton in Batman Returns… Simboli nazisti sono dappertutto a New Holland, così come la paura per la scienza e la prevaricazione del conformismo… di nuovo Burton parla ai bambini del fallimento della società in cui vivono ed evoca un nuovo connubio sociale fatto da più elementi (umani e non solo), un mondo possibile solo grazie alla comprensione psichica delle istanze più oscure degli istinti (simboleggiati dai molti zombie che arrivano nel mondo come in Corpse Bride)… Se quelle istanze “scure” si faranno società, avremo nazismo (come in Batman Returns), sennò avremmo un nuovo mondo…
Frankenweenie è popolato da molti personaggi che si vedono in Melancholy Death of Oyster Boy ed è un tripudio fenomenale di istanze burtoniane… dopo la fabbrica di Alice in Wonderland, Dark Shadows e Frankenweenie riportano Burton al top!
LE CANZONI FINALI
Dark Shadows esce a marzo 2012, Bekmambetov esce con Abraham Lincoln: Vampire Hunter a giungo, Frankenweenie arriva a settembre…
Per la canzone finale di Dark Shadows, Burton chiama gli amici The Killers (una cover di Go All the Way di Eric Carmen), con i quali torna a lavorare nello stesso 2012 per un video (di Here with Me)… Per quella di Abraham Lincoln vengono contattati i Linkin Park…
Per Frankenweenie, la canzone è di Karen O, e per il DVD, Burton aiuta anche a realizzare un corto per gli special features…
LA SEPARAZIONE DA BONHAM CARTER
E questo periodo produttivo molto buono per Burton ha un rovescio di medaglia negativo a livello personale…
Mentre Johnny Depp divorziava da Vanessa Paradis (con lui dal 1998) nel 2012 (iniziando un percorso di vita molto poco felice con Amber Heard, che lo accusa anche di violenza tra il 2015 e il 2017), nel 2014 Burton lascia Helena Bonham Carter…
Non si sa quali siano state le cause, ma è a questo punto che viene fuori come i due, insieme dal 2001, abbiamo sempre vissuto in appartamenti separati, soprattutto a Londra…
LA MORTE DI RICHARD ZANUCK
Anche la factory di Burton viene in qualche modo spazzata via dalla morte di Richard Darryl Zanuck, nel 2012… un lutto enorme per Burton…
Senza Zanuck, la factory si sgretola… dopo Abraham Lincoln: Vampire Hunter, dall’esito poco carino, Timur Bekmambetov non torna più a lavorare con Burton… Nel 2013, Winona Ryder dice di essere ancora in contatto con Burton per il Beetlejuice Goes Hawaii di Seth Grahame-Smith, ma ancora non se ne fa niente… Nello stesso periodo Pamela Pettler propone a Burton un film stop-motion sulla Addams Family, ma anche di questo non si trova la quadra [alcune voci associano Burton alla prima scelta di Scott Rudin per il regista dell’Addams Family del 1991, poi risultato nell’esordio registico di Barry Sonnenfeld: erano gli anni di Edward e della prima idea di Beetlejuice Goes Hawaii, subito prima di Mary Reilly e Batman Returns, ed è curioso in effetti constatare come la prima sceneggiatura proposta a Sonnenfeld fosse di due “persone” burtoniane, Caroline Thompson e Larry Wilson, di passaggio in Beetlejuice: in ogni caso però, su lavori autorevoli come il Salisbury non ho trovato riscontro a questa voce]…
non trova sbocco neanche la nuova idea di Shane Acker, Deep…
Robert Downey Jr. contatta Burton per un film su Pinocchio, che Burton rifiuta…
BIG EYES
Alla fine, Scott Alexander & Larry Karaszewski, come nel 2005 nel mancato Ripley’s Believe It or Not, chiamano Burton a sistemare il loro biopic su Margaret Keane, a cui lavorano dal 2007… Trovano un Burton entusiasta: già dalle foto scattate a Lisa Marie del 1997 sappiamo che Burton adorava i quadri di Margaret Keane…
Con Delbonnel, felice della collaborazione in Dark Shadows, ma senza l’amico Chris Lebenzon (è il primo film non montato da Lebenzon in 20 anni: Lebenzon era troppo impegnato a mettere insieme Maleficent, nel frattempo dato in mano dalla Disney allo scenografo di Alice, Robert Stromberg, incapace di gestire il set, a cui si affianca John Lee Hancock: Lebenzon era lì a dare forma alle decine di sequenze manovrate da questi due registi), Big Eyes viene lavorato con pochi soldi con i fratelli Weinstein (siamo 3 anni prima dello scandalo che ha dato origine al movimento me too)…
Con nessuno dei suoi attori soliti (con Terence Stamp tornerà a lavorare in Miss Peregine), Big Eyes è un piccolo film a cui Delbonnel e Rick Heinrichs garantiscono coesione visiva massima, e a cui Burton infonde un interesse soprattutto dal lato “autobiografico” e “meta-produttivo”: dietro Walter Keane possiamo vedere i produttori che hanno tarpato le ali a Burton per anni (viene in mente Jon Peters), e che si appropriano dell’immaginazione degli altri… forse è poco per garantire a Big Eyes un posto nell’empireo burtoniano, ma è abbastanza per renderlo un film più che godibile…
Alla canzone finale ci pensa una smorta Lana Del Rey…
SENZA LA FACTORY
Big Eyes, nel 2014, non incassa tantissimo, ma era anche costato niente… ma senza una factory, Burton fatica: per l’ennesima volta non riesce a concretizzare Beetlejuice Goes Hawaii, che Seth Graham-Smith dice di aver portato a termine nel 2015…
Beetlejuice Goes Hawaii è davvero un’odissea infinita burtoniana, una Infinite Jest impossibile durata più di 25 anni… forse Burton non è stato mai davvero interessato a farlo, e l’ha ritirato fuori solo quando non aveva altro da fare… ma 25 anni sono tanti per un ninnolo a cui non si è interessati… boh… fatto sta che, se lo vedremo mai, la curiosità sarà tanta, un po’ come per il Don Chisciotte di Gilliam (al contrario eternamente voluto da Gilliam)…
EXHIBITIONS
Nel 2014, Burton ripiega sul capitalizzare le sue creazioni artistiche e concepisce una mostra con i suoi disegni, dipinti, modellini e bozzetti, intitolata The World of Tim Burton, che è stata a Praga, Tokyo, Osaka, Hong Kong, São Paulo, Seoul, Kuala Lumpur, Taipei, Città del Messico, ed è anche approdata al Museo del Cinema di Torino nel 2023-’24…
PECULIAR CHILDREN
Nel 2016, Burton mette qualche soldo in Alice Through the Looking Glass di James Bobin, e accetta il primo lavoro che gli capita: la versione filmica di Miss Peregrine’s Home for Peculiar Children per la Fox… Burton ci lavora con Katterli Frauenfelder, assistente di Zanuck in Planet of the Apes e da allora sempre più coinvolto nei film burtoniani… Rick Heinrichs è scritturato dalla Disney per Star Wars VIII: The Last Jedi, e Burton si accontenta di Gavin Bocquet, proprio colui che aveva scenografato i capitoli dall’I al III di Star Wars…
Di Miss Peregrine abbiamo già parlato, e non è un film malvagio: più di altre volte, Burton parla in esso di meta-cinema, di visioni del cinema “malvage”, industriali, contro visioni del cinema “buone”, anticheggianti e artigianali (una lotta a cui Burton partecipa quasi di persona con un’apparizione)… e Burton continua a parlare del fallimento della società, incapace di poter accettare i “diversi”, in ogni tempo e spazio…
Un film, però, tutto sommato debolino, che non incassa granché…
LIVE ACTION
Senza una factory adeguata, senza una relazione stabile, a Burton non resta che accettare i nonsense live action della Disney che lui ha inaugurato con Alice in Wonderland e dai quali aveva cercato di stare lontano col rifiuto di Maleficent e The Hunchback of Notre-Dame…
Dumbo è appena uscito, se ne parla qui, ed è senza dubbio il miglior live action Disney fatto fino ad adesso… a promuoverlo in Italia si è presentato un Burton enormemente dimagrito e gesticolante in modi simili al 1990… che stia vivendo una seconda giovinezza?
Certamente Dumbo ha incassato, ma per i vertici Disney non così tanto… cosa sarà da adesso in poi?
La riservatezza di Burton, così come i segreti industriali, è probabile che ci faranno conoscere molti progetti solo dopo, anche molto dopo, che sono falliti…
e se prima Burton attirava entusiasti responsi critici, dopo il libro di Ian Nathan del 2017 non si vedono all’orizzonte degli studi sistematici su Burton, un Burton che dal 2008, o, se si vuole, dal 2001, è in calo di consensi… leggere libri sul suo lavoro e sui suoi mancati ingaggi, è probabile che non sarà così facile come lo è stato finora…
Ma Burton sa come risorgere: dopo Planet of the Apes era dato per morto, ma ha tenuto botta molto bene con Big Fish, Corpse Bride, Sweeney Todd, Dark Shadows e Frankenweenie…
L’orizzonte fatto solo di cinecomics e remake Disney non è dei migliori per Burton, ma altre volte ha mostrato la capacità di contrattare film industriali con film personali, che sono arrivati anche in modo sorprendente in mezzo alla melma hollywoodiana…
perciò io mi aspetto a breve un capolavorone burtoniano (ricordiamoci che Burton ha ancora i diritti di Geek Love)… e io sono di quelli che considera tale anche Dumbo!
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AGGIORNAMENTO 2022:
Alla Festa del Cinema di Roma del 2021, Burton smentisce tutti i sentimenti di “seconda giovinezza” presentandosi triste, depressoide, franante di vecchiaia, a parlare di quanto lavorare a Dumbo si stato un inferno per le solite riunioni “timorose” dello studio (le stesse subite per il Superman), a subire lo strazio delle accuse di razzismo (che si appigliano alla scarsa presenza di attori di colore nei suoi film), e a fare alcune considerazioni sul suo lavoro per Netflix, che realizza la sua ricongiunzione con la Addams Family dopo tanti anni di rumors…
vedremo…
AGGIORNAMENTO 2023:
Ancora non ho visto il lavoro su Addams Family, poi intitolato Wednesday (una serie di cui Burton gira qualche puntata settando il tono), ma è stato comunque un grande successo, che ha permesso la green light all’eterno Beetlejuice 2, girando il quale Burton ha affermato di aver optato per un cinema di costruzione, di set veritiero e non virtuale, di trucchi tradizionali e vecchio stile, descrivendosi contentissimo di essere tornato a fare qualcosa che gli piaceva…
vedremo…
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AGGIORNAMENTO 2024: WEDNESDAY
Finalmente vedo Wednesday e vedere una serie Netflix (che io chiamo sempre Merdflix) a molta distanza dal suo successo fa subito confermare che la roba di Merdflix che fa un bel successo lo fa solo per indovinate operazioni di marketing capaci di solleticare certi hype…
La gente che ha adorato Wednesday sentendola come propria è la stessa gente che ha sentito come propri anche Barbie e Poor Things: cioè gente che va dietro all’hype di turno, senza avere un’effettiva cognizione del proprio gusto…
Wednesday è una serie carina, ma non è che sia una cosa su cui basare la vita…
Alfred Hough & Miles Millar sono professionisti della TV, e Burton ha con la TV lo stesso rapporto che ha avuto con Broadway: tanto schifato a parole ma tanto inseguito: nella TV (con Shelley Duvall e nell’Alfred Hitchcock Presents degli 80s) ha esordito, con la TV ha cercato sia di monetizzare il successo (la serie televisiva animata di Beetlejuice dell”89, e il progetto pensato con Cameron Crowe di fare una serie su Singles, nel 1993, che Crowe dice sia poi diventato Friends) sia di sbarcare il lunario quando era in ambasce dopo il Superman, prima di conoscere Richard D. Zanuck che lo rimise in sella (ricordate Lost in Oz sviluppato con Michael Katleman intorno al 2000 in Burton V?) e il ripiego in TV dopo Dumbo è quindi quasi naturale, anche perché non ha comportato quasi nessuno sforzo per Burton…
Gli showrunner sono stabilmente Gough & Millar anche se Burton, effettivamente, dirige metà della serie, curando non poco il look (l’Hyde mostrifero è un suo vecchio disegno, uguale a quelli visti addirittura in Pee Wee; la fotografia settata da Burton è di David Lanzenberg, e Stephan Pehrsson ha lavorato agli altri episodi) e moltissimo la scenografia (ottimo il lavoro di Mark Scruton, che era l’art director di Boquet in Miss Peregrine), in un set che per lui deve essere stato quasi un reminder di quello di Nightmare Before Christmas, cioè un set in cui a lui è lasciato tutto il divertimento nel mentre gli altri avevano il lavoro di far sembrare tutto come «qualcosa di Burton»…
Deve essere effettivamente stata una lavorazione facile, quasi tutta in Romania (dove Burton ha fatto diversi selfie nel castello di Dracula con Johnny Depp e Alice Cooper): lo dimostra il fatto che la gente di Wednesday è stata quasi tutta traslata in Beetlejuice 2… Jenna Ortega è senza dubbio una delle nuove muse di Burton e Gough & Millar hanno sistemato il groviera di Beetlejuice 2 dopo i più di 30 anni di cuciture e non deve essere stato facile…
il successo indubbio ha certamente dato a Burton quella linfa vitale che nelle ultime apparizioni pubbliche sembrava languire: la sua storia d’amore con Monica Bellucci sembra essersi innescata proprio durante la Award Season di Wednesday che è stata trionfale…
Jenna Ortega, tanto più piccolina degli altri attori (esclusa Emma Myers: è una piccolezza che però non rende così credibili le sue capacità marziali: non si assiste, per capirci, allo stupore che si ha di fronte a Sarah Michelle Gellar in Buffy o a Chloe Moretz in Kick-Ass), incarna una protagonista che è quasi interessante vedere tutta sicura di sé proprio quando non ne azzecca una (la serie è praticamente una sequela di false deduzioni investigative di Wednesday), in una poetica che, però, si diceva, di Burton ha solo piccoli appigli…
Nonostante il suo nome sia stato tanto associato alla Addams Family fin dal 1990, di “Addams” Wednesday ha poco e ha molto più di Harry Potter (che per tanto tempo Burton è stato attenzionato a dirigere tramite Helena Bonham Carter), di Smallville (la serie più redditizia di Gough & Millar) e di Heroes…
Burton, sì, carica bene le cartucce visive (l’uso dei colori, benché giocattoloso e traslucido come in qualsiasi prodotto Merdflix, è calcolato al millimetro col dualismo tra Wednesday ed Enid), associa il progetto a roba che conosce, cioè a Miss Peregrine (c’è la stessa scuola per i freaks e la stessa preside chioccia), a un pizzico di Dark Shadows nella tematica familista e nella concretizzazione di una piccola licantropa, e a certe nuance di Sleepy Hollow (il pilgrim che se la prende con gli stregati nel villaggetto del New England è uguale, così come il doppio cattivo [mostro e controlliera del mostro] e il ciondolino bisemico: e c’è anche Christina Ricci!), ed è magari bravo a posizionare tutto in chiave anti-suprematista (con i normali che vogliono direttamente sterminare i freaks), ma la concatenazione del mystery, l’andirivieni dei personaggi e delle loro relazioni personali, e anche la risoluzione sì fiabesco-metaforica (con Goody Addams uguale a Wednesday Addams) ma mai metacinematografica dell’andazzo (strano che non si vedano accenni al cinema primitivo, come c’erano sia in Miss Peregine sia in Dumbo; e neanche il ciondolino bisemico è cinema come lo era stato in Sleepy Hollow) denotano un Burton che se n’è fregato, e s’è solo magari divertito in Romania a comporre i colori e lavorare con gli attorini, soprattutto con Ortega…
il resto è tutto di Gough & Millar, soprattutto l’attaccamento alle questioni edipiche, anche inutili (del tutto riempitiva la vicenda di Gomez, e del tutto pretestuose le premesse di una Wednesday che non si riconosce nella sua famiglia: una cosa che non è Addams per nulla!), e ai finti twist telefonati… twist che non arricchiscono granché una tematica che nel passato Burton avrebbe ingioiellato… è bene, certo, riproporre bene la violenza contro i diversi, ma Gough & Millar non fabbricano dei freaks malinconici e tristi, ma freaks assai cool e ottimamente sicuri di sé, e cioè freaks che non denotano mai quel fallimento della società che invece Burton ha sempre visto nella disperazione “simbolista” dei diversi… solo, quindi, nella violenza suprematista alla Sleepy Hollow si vede qualcosa di Burton in Wednesday… come solo nella carneficina finale si vede una zampata di Burton in Planet of the Apes…
Stupisce vedere andare in un brodo di giuggiole così colossale per un prodottino molto carino ma che è appunto un passatempo, all’acqua di rose, i cui twist sono cosucce se paragonati alle serie vere degli anni ’90 (da Twin Peaks a Buffy ma anche a ER o Veronica Mars, alla quale Wednesday è stato perfino accostato e forse a ragione), ma tant’è…
e il brodo di giuggiole ha effettivamente riinnescato quell’interesse per Burton che negli anni passati vedevo prosciugato…
dopo Wednesday è arrivata una seconda, molto più mediaticamente urlata, mostra dei suoi disegni e bozzetti, intitolata Tim Burton’s Labyrinth, che è stata in posti molto più glamour rispetto a The World of Tim Burton, cioè Barcellona, Bruxelles, Parigi (addirittura al Parc de la Villette), Madrid, Berlino e Milano (alla Fabbrica del Vapore)…
e Beetlejuice 2 sarà addirittura a Venezia 2024 (17 anni dopo il Leone d’Oro alla carriera)…
vedremo…
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AGGIORNAMENTO 2024: BEETLEJUICE BEETLEJUICE
Beetlejuice 2, che da Beetlejuice Goes Hawaii è diventato Beetlejuice Beetlejuice è stato annunciato e lavorato in pompa magna subito dopo Wednesday, che, evidentemente, lo dicevamo, ha dato a Burton un’esuberanza creativa che non aveva da tempo, impersonata da Jenna Ortega, Monica Bellucci e Alfred Gough e Miles Millar…
La promozione e Venezia è stata trionfale, il battage sui social mastodontico, e la prima a Londra è stata ancora più glamour: le interviste sono fioccate, e, per di più, subito dopo l’uscita del film, Burton ha ottenuto una stella nella Hollywood Walk of Fame, quella che lui stesso percorreva da piccolo, pensando che quelle stelle fossero tombe!
alla cerimonia, Johnny Depp ha mandato una lettera, e Keaton, Bellucci, De Vito Ryder erano presenti e hanno incensato Burton da dritto e da rovescio…
nelle loro prolusioni, soprattutto in quella di Ryder, teletrasmessa sui social, la figura di Burton era trascesa in importantissima icona artistica, capace pressoché da sola di dare manforte rappresentativa a tutti gli outcast e a tutti i freaks della generazione ’80-’90…
…forse Burton se lo merita…
e Beetlejuice Beetlejuice ha perfino i suoi argomenti tutt’altro che innocenti sulla natura metanarrativa del mondo!
Rieccomi! Bekmambetov ha diretto uno dei film d’azione migliori di sempre, Wanted – Scegli il tuo destino: l’hai visto?
L’ho visto, e purtroppo non condivido il giudizio: m’è sembrata una spacchianata…
Come ho spiegato in un mio vecchio post (dall’eloquente titolo “Confessioni di un tamarro”), i film d’azione più sono pacchiani e più mi piacciono, quindi Wanted l’ho adorato proprio per quello! :) Colgo l’occasione per dirti che ieri ho sfornato un nuovo post… spero che ti piaccia! :)
Bellisdima conclusione di un vero trattato su Tim Burton, grazie Nick! Tutto super interessante, e condivido il giudizio positivo di Dark Shadows che ha impressionato pure me che l’ho visto per la prima volta poco tempo fa!
Dumbo mi è sicuramente piaciuto meno che a te, pero condivido la speranza che Burton torni a fare un bel filmone di quelli che gli mancano da un po’ di tempo!!!