Elena is sired to Damon

Il dramma è che non mi ricordo di che anni si parla…

non solo dal punto di vista “storico”, ma anche dal punto di vista “biografico”: non so dire quanti anni avevo…

10?

12?

11?

9?

8?

meno di 8 credo di no, perché mi ricordo di aver provato “passioni” e “rabbie” molto poco “innocenti” e molto poco ascrivibili all'”infanzia” vera e propria, ma più coerenti con una pre-pubertà… ma erano passioni e rabbie comunque così irrazionali e “totali” da poter benissimo essere considerate come capricci completamente infantili…

Quando s’andava da Rosanna, alcune volte non eravamo soltanto noi, ma c’erano anche altre famiglie amiche, spesso vicini di casa o parenti di Rosanna…

Grace e George si amministravano, perché non avevano figli piccoli come noi, ma gli Almond sì…

soprattutto una era coetania di Steph…

Era una bambina molto alta… probabilmente più alta di tutti noi…

come posso chiamarla? 

Kathy…

Non era antipatica, intendiamoci…

Potrei dire che era viziata?

No: non direi una cosa precisa…

Potrei dire che aveva un intenso senso di protagonismo… e il casino era che ce l’avevo anche io…

Avevo appena comprato un fanstastico pugnale di plastica…

azzurro, con l’impugnatura, anch’essa di plastica, dorata, e piena di fantastici rubini finti…

Per me era un paradiso, poiché io adoravo le armi giocattolo… e questo è curioso, poiché ho sempre odiato (e di sicuro le odio adesso) le armi vere…

Avevo una sterminata collezione, soprattutto di pistole, ma anche moltissime armi bianche in plastica… Ne avevo così tante che i miei amici quasi non avevano bisogno di comprare le loro, perché gliele prestavo traquillamente io (alcuni miei amici si affezionavano a una pistola particolare che prendevano in prestito sempre a ogni “seduta” di gioco)

Nelle pistole, per altro, e qui già si intravedeva che il mio interesse era soltanto estetico e performativo, io non mettevo mai i “proiettili”, cioè i “fulminanti”, quegli affarini con dentro una minima polverina che faceva fare il botto quando premevi il grilletto… io odiavo i botti, e quindi giocai con le mie pistole facendo sempre io il rumore dello sparo con la bocca…

Solo una stupefacente pistola rossa faceva il rumore dello sparo quando premevi il grilletto senza “botto” e senza fulminante: era solo una sorta di “maracas” che si azionava quando premevi il grilletto: un suono di “maracas” agitato forte che faceva un divertentissimo sparo: i miei amici la schifavano, ma per me era una delle pistole migliori…

Per pochissimo tempo, in età già avanzata, ebbi una pistola ad aria compressa che sparava veri proiettili di plastica, e li sparava forte, era quindi una pistola “pericolosa”: ci feci per un po’ il tiro a segno, per affinare la mira, ma mi si ruppe dopo poco: i proiettilini, ogni tanto, si inceppavano lungo la canna, e dovevi infilare lunghe matite o ferri da calza per farli uscire, ma uno ci rimase piantato per sempre, rendendo la pistola (nera, lunga, simile a una Luger, molto poco “estetica”) inutilizzabile… O forse fu il sistema di caricamento dell’aria che cominciò a fare acqua? O una combinazione di entrambe le cose?… Boh…

Ancora oggi, nella camerina sancta sanctorum, c’è ancora molta della mia collezione: forse ci saranno meno pistole di quelle che erano, poiché tante pistole, visto il sistema di prestito di cui sopra, erano conservate direttamente in garage (che era il quartier generale delle sezioni di gioco), e poi si sono disperse appunto in prestini e in regali ad altri bambini via via che il tempo è passato. Ma le spade credo siano quasi tutte ancora in camerina: le mie preferite erano quelle un po’ meno “funzionali”, perché erano delle katane bianche: mentre, di solito, la spada di plastica è costituita di un unico filamento di plastica che si allunga come la lama, queste katane presentavano la lama fatta da una sorta di palloncino di plastica allungato, dall’aspetto splendidamente realistico, e molto più efficace della singola lamina delle altre spade, ma vuoto all’interno! e perciò la lama non reggeva agli urti e si piegava in due, con le pieghe che rimanevano sulla plastica e quindi sulla fittizia lama… giocare con quelle spade era quindi un disastro, ma erano comunque bellissime: bianche con i manici rossi…

 

 

Tornando a bomba

avevo questo speciale e bellissimo pugnale azzurro con un rubino nell’elsa…

come detto pocanzi, per me prestare le armi non era un problema, e non mi dispiacque prestare quel pugnale a Kathy…

poi però mi resi conto che a me non restava altro: non eravamo a casa mia, ma eravamo da Rosanna, e da Rosanna le armi giocattolo non c’erano (benché ci fossero degli straordinari trattori a pedali: magnifici, tra i giocattoli migliori del mondo)

e poi mi resi conto che Kathy, col mio pugnale, faceva cose sbruffonanti e irrispettose… Cose notate anche dagli adulti… Ci si pavoneggiava, in maniera vanesia…

Non so essere più preciso, ovviamente: chi se lo ricorda…

mi ricordo solo lo stato d’animo, che era di disagio… probabilmente di GELOSIA nei confronti del mio pugnale…

Le chiesi di restituirmelo, por poterci giocare io…

Ma lei mi rise in faccia…

Nei miei ricordi, lo stato d’animo era furente, davvero iroso… arrabbiato, sbuffante, proprio “mad”, come Mad Max…

Cercai di prenderle il pugnale con la forza…

ma lei era una bimba alta, veloce: correva molto più forte di me, era molto più in forma di me, e di sicuro molto più “forte” di me [io sono sempre stato un bambino debole debole e imbelle]

Al mio tentativo di prendere il pugnale, lei mi prese in giro, forte della sua maggiore velocità, dei suoi riflessi più pronti, e si mise a correre quasi dicendo «non mi prendi! non mi prendi!»

Mi sentivo come un cane infastidito da una mosca più veloce di lui…

Le corsi dietro, ma sapevo di non poterla raggiugere, e le sue prese in giro in proposito mi facevano infuriare ancora di più!

Al colmo dell’ira, decisi una mossa estrema.

Sapevo che quella mossa sarebbe stata crudele… ma sapevo che sarebbe stata definitiva…

Non mi ricordo di aver pensato alle conseguenze di quello che facevo: l’istinto “geloso” di riavere il pugnale e di mettere fine alle prese in giro, fu molto più rapido di qualunque riflessione… Prevalse l’idea che quella mossa estrema sarebbe stata efficacissima… Le conseguenze non mi si visualizzarono in testa nel turbine dell’inseguimento e della rabbia…

Mentre lei correva, veloce, io allungai una mano e la spinsi… ed ero sicuro di averla spinta non al massimo della forza che sentivo in me in quel momento (pompata dall’ira, e quindi sicuramente quella forza sembrava di più di quella che effettivamente era), ma sentivo comunque di averla spinta con tutti i sentimenti…

La mia spinta si combinò con la velocità della sua corsa…

Lei cadde sul cementato che filava in mezzo al pratino… 

La forza di inerzia la fece scivolare sul cementato, che le aprì ferite molto estese sulle gambe e sulle braccia…

Le feci malissimo…

Io riebbi il pugnale… 

mi ricordo di aver provato per un attimo un senso di sollievo…

ma vidi che lei si era fatta molto più male di quello che mi aspettavo…

Sanguinava… anche abbastanza…

e piangeva a dirotto… un pianto di dolore e non di lagna…

La ragazzina spavalda e spaccona era ridotta a una massa urlante…

Arrivarono gli adulti, che la medicarono e incerottarono ben bene

Nel mio parossistico egoismo, io ero convintissimo di aver fatto giustizia, di essermi vendicato secondo il mio diritto dei torti subiti, e di non aver nulla di cui dispiacermi!

Nel delirio infantile mi balenò in testa che lei si era meritata sia le sbucciature sia il dolore sia il pianto!

E infatti mi prese male che gli adulti comunque mi rimproverassero e biasimassero: di non essere stato superiore e di non aver agito da “bimbo grande”… con tanto di seri ammonimenti sul fatto che io, maschio, non averi mai dovuto “vendicarmi” con violenza su una donna, qualunque fosse il torto che essa mi aveva fatto…

Renato fu, come sempre, il più efficace nell’esprimere in sintesi il “rimprovero”: «Lo so che ti ha dato noia, ti ha preso il pugnale, so tutto, però… bisogna fa’ pianino…»

Io riflettei molto su quel “bisogna fa’ pianino”…

E ci rifletto tutt’ora…

 

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