E a leggere il blog è evidente che l’esperienza fobbosa è stata una tragedia…
ma non è mica vero…
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il FOB è stato una tregenda per molte ragioni, che io esagero nel blog… anzi, nel blog sembra una tregenda quella che è stata una normale evoluzione di colpe mie e di caratteristiche normali del FOB…
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le colpe mie sono state considerare quello che era un divertimento come un lavoro a tempo pieno, mettendo 6 anni di energie “lavorative” in quello che era solo un gioco…
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le caratteristiche normali erano quelle tali per cui il lavoro del regista non è altro che un eterno lavoro di convincimento degli altri…
convincere gli altri delle tue idee…
un lavoro che comporta una stanchezza grossa, perché dissuadere tutti e convincere sempre tutti è estenuante…
non solo di per sé ma anche perché a ogni nuovo spettacolo il lavoro di convincimento deve ricominciare, e si deve di nuovo riconvincere tutti (anche nuvoi, ma quasi sempre gli stessi) di cose di cui eri sicuro di averli già convinti già da prima…
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passi un anno a convincere che la luce è meglio rossa, ti incazzi e arrabbi…
riesci ad avere la luce rossa…
allo spettacolo successivo, vuoi di nuovo la luce rossa, sicuro che stavolta non dovrai fare il diavolo a quattro per averla…
e invece devi stare un altro anno a convincere, di nuovo, tutti che la luce è meglio rossa…
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e perché fare tutto ciò?
perché se loro vogliono la luce di un colore diverso tu devi importi per farla diventare rossa?
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è vero, avete ragione…
ma allora viene fuori il discorso del non aggiornamento e dell’abitudine: quella secondo cui le cose sono così e non c’è nulla da fare…
e all’abitudine si avvita anche la voglia di “gioco puro” che avevano gli attori, i quali, si sa, pensano solo a loro stessi e a come sono illuminati loro: di cosa succede nelle scene in cui non ci sono se ne fottono, perché per loro è più importante la loro personale esperienza di temporanea e profonoda immedesimazione (che sublimava le loro miserande vite [che bello essere i protagonisti quando nella vita non lo siamo mai, e che bello essere belle dame e personaggi importanti sul palco quando siamo dei ghiozzi che nessuno s’incula e delle scemette mai prese sul serio nella vita reale]) che lo “spettacolo”… o il pubblico… o la cultura…
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il FOB era riflesso delle amicizie, o occasione di creare opportunità sceniche di sblocco di situazioni reali in stallo (quasi sempre in relazione a scemenze sentimentali quando non puramente sessuali)
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ma era legittimo che fosse così…
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e io, parlando così, rinnego sempre le cose positive che il FOB ha avuto:
il dare la dimensione pratica ai miei studi universitari,
il crescere acquisendo un’esperienza fattuale e concreta che prima, nel mio eterno infantilismo nerdaggioso, mi difettava (io sono “cresciuto” davvero con il FOB e con le scadenze e le responsabilità degli spettacoli, più che non l’università),
l’aver avuto la possibilità di “creare”…
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eh dé…
hh
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