Jonas Stern

Giorno 236, Anno VII dello Stato Tirilullino

In viaggio, sul treno, non ho fatto grandi riflessioni, ma l’ho fatta una mentre tornavo, in macchina, da Follonica, dall’aver fatto la spesa (tra l’altro ho anche comprato molto meno di quanto avessi preventivato: non ho comperato surgelati: lei, davvero, mi ha cambiato!)

Al supermercatone follonichese ho incontrato il mio regista, che incontrai addirittura alle medie, e con cui feci gran parte delle esperienze teatrali descritte in Pastina e Arrisone (che non vi likerò per problemi vari)

Il solo vederlo, ovviamente, mi ha fatto tornare in mente il FOB (per via della “connessione teatrale”) e quelle esperienze regresse lì, che mai abbandonano questo blog (nonostante la laurea perseguita con lei pochi giorni fa, e di cui non credo valga la pena di parlare, poiché quelle sono cose che si vivono e non si scrivono!)

Insomma, la riflessione è stata, come al solito, sul finire dell’esperienza fobbosa e sulla mia rabbia nei confronti di Beppe (userò questo nome per la sua genericità)…

In una prima fase litigavamo solo su internet, soprattutto per ragioni politiche: lui era nuclearista e destrorso (nonché cattolicissimo, fino alla nausea), e io ero per le energie rinnovabili e comunista (nonché ateo, fino alla nausea)…

ma quando ci vedevamo in corso eravamo baci e abbracci, poiché, durante la lavorazione delle Nuvole lui fu più che fondamentale: lavorò molto bene per realizzare quello che avevamo in mente…

La cosa curiosa era che lui destrorso nella vita, era assai democratico nello spettacolo…

mi spiego:

nella vita non avrebbe mai chiesto l’opinione del popolo, e disprezzava la democrazia: per il nucleare era contrario a qualsiasi referendum, era convinto che se una cosa andava fatta, c’era da farla, e il popolo si sarebbe dovuto fottere, e affrontare tutti i sacrifici del caso… nello spettacolo, però, il regista avrebbe dovuto fare referendum per ogni scelta da fare…

ovviamente lui non volle mai fare il regista, non volle mai prendersi l’onere della creazione artistica, voleva solo fare il tecnico: un tecnico, però, che non aiutava affatto (come invece aveva fatto alle Nuvole) alla creazione, ma, idealmente, voleva limitarsi a dettare regole tecniche… 

per esempio:

il regista voleva che roba verde cadesse dall’alto: andava da lui, il tecnico, con la speranza che avesse le competenze per armeggiare con strumenti necessari, sul palco, a far sì che la roba verde venisse giù… e lui, invece di tentare qualcosa, si metteva seduto a dire che far cadere le cose dall’alto era una follia… per di più roba verde! un colore che lui odiava!

auspicava, quindi, che non fosse il regista a prendere questo tipo di decisioni, ma avrebbe dovuto intervenire TUTTA l’associazione, con una bella riunione plenaria… con la seguente scusa: lo spettacolo in cantiere sarebbe stato uno spettacolo FOB e quindi espressione di tutti gli iscritti FOB, e tra gli iscritti c’era gente che odiava il verde e le cose cadenti dall’alto… occorreva una riunione plenaria per stabilire se la maggioranza degli iscritti fosse d’accordo o no con queste scelte registiche…

le categorie intellettuali tali per cui la roba verde non poteva scendere dall’alto non gli arrivavano da studi specifici sul teatro e la scenotecnica, ma semplicemente dal gusto o dall’aver visto solo e soltanto gli spettacoli dell’Aglio…

per molti anni è sembrato che io ce l’avessi con l’Aglio… forse era vero, ma non perché odiassi le persone o non mi piacesse quello che facevano… dicevo solo che loro erano loro e il FOB era il FOB…

invece il FOB di Beppe (e di molti altri come lui che non nomino), siccome non andava mai a teatro “normale”, vedeva SOLO la roba che faceva l’Aglio ed era convinto che solo quello fosse teatro…

era una lotta terribile…

altra riflessione, legata a Beppe, nella persona che chiamerò Gaudia, scopre, come un’epifania, che essere amico di Gaudia non era affatto facile!

non c’era mai, ma quando aveva un problema c’era da ascoltarla nelle sue riflessioni… aveva bisogno di qualcuno che, lì lì, fomentasse o semplicemente condividesse le sue rabbie… rabbie che poi, con la riflessione, sfumavano…

beh, uffa… volevo scrivere meglio, ma non ho il cervello per farlo…

voglio registrare da Spotify e leggere l’Hauser…

poi voglio anche vedere Arma Letale…

uffi, Suvereto mi impigrisce!

eppure la riflessione su Gaudia continuava ed era bella eh!

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