Master of the House

 

Giorno 82, Anno VII dello Stato Tirilullino

era semplicissimo…

il così detto “fumo”…

se per tutti quanti, come ho avuto modo di vedere, vuol dire aggregazione, per me il “fumo” è sempre stato il simbolo della mia DIVERSITÀ, della mia estraneità al gruppo, il simbolo del fatto che io, del gruppo, non facevo parte…

il simbolo dell’esclusione…

succedeva spessissimo, anche nei momenti migliori, quelli massimamente tirilullini…

succedeva, improvvisamente e dal nulla, il momento in cui, carinamente, mi facevano: “tu aspetta qui…”

la presunzione che non mi accorgessi,

la presunzione di farne un argomento indicibile da cui “proteggermi” come se fossi un bimbo…

…presunzioni che non facevano altro che peggiorare le cose e sancivano che io dero DIVERSO da loro…

sicché l’altra sera è stata proprio una serata di quelle normali, ma il “fumo” mi ha fatto un’effetto molto “cattivo”… mi ha molto turbato…

mi sono trovato d’accordo con Eva Robin’s, quando, in un’intervista ha detto: «sono cresciuta con persone alcoliste, quindi ho molti problemi con la gente ubriaca…»

per cui, il “fumo”, a me ha fatto lo stesso effetto…

non è una cosa che deploro né che stigmatizzo, non è una questione né morale né pubblica né etica, né altro…

è solo una idiosincrasia psicologica…

il “fumo” simboleggia lo scollamento, la scissione (i famosi stadi dello stile trascendentale secondo Schrader: «quotidianità, scissione, stasi»), senza, certamente, la stasi…

 

Adesso la stasi c’è, è lei, e quindi certi simboli non fanno né paura né rabbia, come facevano prima…

però definiscono sempre, al loro apparire, l’istante di scissione…

per sempre…

 

e puf…

 

 

la mela

e il mare

 

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