Giorno 301, Anno VI dello Stato Tirilullino…
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Il problemone è che quando siamo stati in classe insieme, soprattutto al liceo, ci siamo visti in una veste adolescenziale, emotiva e psicotica particolarissima…
ci siamo visti nel modo più scemo, quando s’era ghiozzi, cretini, piccini e deficienti…
così come quando ci si vede nella gita… o quando ci si vede briachi…
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io briaco non sono mai stato, per fortuna, e quindi la goliardia post-sbornia non me la sono mai goduta…
non so perché ma qualcuno è arrivato nel blog per leggere The Gunpowder Treason and Plot, un post del primo anno tirilullino che spiega bene la mia estraneità sia alle sbornie sia alle gite…
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quello che succede in gita, rimane in gita…
così come quello che si fa briachi…
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io, dicevo, per fortuna ne ho vissute poche…
ma i racconti sono stati tanti…
e, dall’esterno, i cliché, gli stilemi e le vicende erano, bene o male, sempre le stesse…
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le cose più grezze le ho sentite raccontare alla Bimba Brillante e dalle sue amiche, che rappresentano il massimo della completa estraneità tra la vita normale e la gita…
anche la Signora, pur in piccolo, ha confermato esattamente questa tendenza: senza cose eclatanti come la Bimba Brillante, ma con precisi riferimenti ad amicizie che in gita non valgono… e a contatti che nella vita si snobbano o fanno schifo, che in gita diventano vitali, quasi familiari, addirittura amorosi…
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io posso garantire la fluttuazione amicale nelle gite…
perché il divertimento, chiamiamolo “casalingo” e interno, fatto di classi, o libertà di movimento, o noia casereccia, o sicurezza/noia di conoscere strade, posti, locali, è diverso dalla voglia irrazionale ed esplosiva che nelle gite deflagra: il nuovo, posti nuovi, e volontà orribile di sfascio: per via di metafisiche follie giovanili non meglio identificate ma molto radicate nell’immaginario collettivo…
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in gita ci si sfascia…
è così: è consuetudine, è legge comune…
se gli chiedi perché, nessuno lo sa… è così…
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come il casino, e come l’ultimo dell’anno…
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e il successo di film come The Hangover dicono questo: l’immaginario è che ci si sballa…
tutte le sere, e ok, ma in gita… ci si deve sfasciare di più…
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è lì che molte cose non collimano: le cose non coincidono, i desideri non coincidono e il modo di sballarsi non coincide…
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nascono navi scuola grandi che svezzano i piccoli… quasi li “iniziano”…
una compagnoneria esagerata che costruisce le sue leggi immediatamente, ed esclude molto di più che nel già escludente ambiente scolastico delle classi chiuse…
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fatto sta che dalla gita si torna e la vita ricomincia…
spesso con dolore…
e spesso con un sospiro di sollievo…
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forse le vecchie amicizie ricominciano
forse no…
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ma perché parlare di tutto questo?
come Antonello Venditti, anche io non faccio altro che rimestare nelle esperienze fatte negli anni di liceo? come se quegli anni fossero stati il meglio del meglio delle nostre vite, Renato Zero, e i migliori anni della nostra vita?
quando s’aveva vent’anni, 18 anni, 19 anni, era davvero il meglio?
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io, sapete bene, che il massimo l’ho vissuto alle medie…
precocità?
no…
un salto grosso: un saltare completamente le fasi classiche dei riti di passaggio…
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il liceo per me è stato incomprensibile…
anni amichevolmente scurissimi, da cui non è uscito nulla di “sociale”…
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il FOB e Piombino, in questo, sono stati di efficacia assolutamente maggiore…
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ero vecchio?
18 anni non li ho mai avuti?
non ho vissuto?
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sono vecchio adesso?
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ho vissuto quelle storie…
e, a quanto mi ricordo, non erano affatto storie belle…
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come sempre la nostra mente, per fobia del presente, elogia un passato che non c’è mai stato: un passato costruito dalla memoria, che non è stato reale…
la memoria che circonfonde di nostalgia fatti miserrimi… scambia risate con le disperazioni, e i divertimenti per i momenti di seria depressione…
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18 anni non li ha avuti nessuno…
ecco perché ci sono i 50enni che vogliono tornare ad avere 18 anni…
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it’s only teenage wasteland?
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no…
è che si dà alla vita un valore che non ha…
non c’è riscatto, non c’è “momento di gloria”…
c’è solo il quotidiano…
che va costruito…
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non ricordato…
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o, se si ricorda, è bene ricordare la Storia… non le scemenze…
ora ci si ride…
e si fa male…
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il liceo è stato una merda…
il FOB è stato una merda…
il tempo con Chiara è stato una merda…
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tornassi indietro lo farei di nuovo…?
forse, perché quella rimbecillitazione giovanile senz’altro ci risarebbe, in un eterno ritorno dell’uguale, e quindi rifarei tutto, con la stessa energia…
ma, ugualmente, ricorderei anche le fatiche insieme alle botte di adrenalina…
ricorderei i sudori (troppi), le urla, le sgolate, che sono certamente “positive” perché hanno forgiato un carattere e hanno determinato una vita…
ma sono state anche parole sprecate, forze gettate al vento, sforzi vani…
o rinculi e risacche di reazione orripilante… tanto che, se guardate, tutti gli sgolamenti per l’Arte, lo Spettacolo, ed Esprimersi, sono tutti sfociati in una cazzo di palestretta in corso Italia, e in un cazzo di particina, una volta all’anno, in una cazzo di compagnia locale…
non era energia: era idolatramento di un potere…
non era Rivoluzione, ma conformismo… spesso anche servile…
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la giovinezza a cosa è servita?…
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sono contento di essere cresciuto…
e sono contento di esserci passato… così ho gli anticorpi…
come detto anche in Colorblind, quando vedo in gente giovane, che pur frequento, quella rincoglioneria spavalda giovanilistica, mi ci incazzo!
spessissimo con la Sbrimbola!
o con Dalia!
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sicché forse non sono mai stato giovane…
o lo sono stato… e non mi è piaciuto…
o essere giovani dipende da come siamo…
ma il dramma è che questa giovinezza ci ucciderà…
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perché spesso la spavalderia giovalistica è egocentrica e imponitrice di modi di vita…
«si fa così perché così siamo giovani, o così faccio io… e devo mostrarmi sicuro e devo essere bravo a contrastare chi non la pensa come me e a far valere le mie opinioni…»
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bella cazzata…
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ci deve essere anche la libertà di sbagliare…
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di andare contro alla logica…
senza, ovvio, che l’andare contro alla logica diventi la logica…
l’errore giovanilistico…
a meno che tutto ciò non diventi stile…
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un prevedibile consolatorio e non un prevedibile che sta sui coglioni: la famosa “eterna delusione”…
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perché scrivo tutto questo?
per la solita morale del Mad Roland (stile: prevedibile consolatorio):
giocare fa schifo…
sognare è bello…
il sogno potenziale della possibilità onnicomprensiva…
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