Heaven is a Place on Earth

 

Giorno 229, Anno VI dello Stato Tirilullino

Brunella non cambia con gli anni… adesso, però, ha gli acciacchi, che diventano materia seria…

dopo 12 anni lo shelter di Firenze non è più quello… lo shelter c’è, ma è casina, è una cosa diversa da un’altra parte…

lo shelter è stato l’emblema dell’amore/odio per Firenze e per la vita…

dell’amore/odio per le persone…

ho messo piede in uno shelter lontano, nel 2001, ma è stato attivo solo dalla primavera del 2002, poi, dal 2003 (o 2004, non mi ricordo), questo shelter qui…

Brunella…

nel 2002 le cose non andarono bene…

molta della depressione nikkosa è scaturita dallo scontro con la situazione casalinga del 2002…

ed era una situazione controllata e quasi blanda rispetto a una casa per studenti come era quella di Anya, che io comunque, bene o male, ogni tanto frequentavo…

secondo me fu una strage…

andò meglio quando Mena e Elisa se ne andarono, ma io, scemo, non capii l’importanza di quell’attimo in cui c’ero solo io…

persi molte occasioni di stare bene…

una cosa che, ancora oggi, mi stupisce: il freddo delle case che ha scelto…

e la gestione delle stanze…

davvero da anziana…

tra il 2003 e il 2009, certamente, però, lo shelter l’ho vissuto anche poco…

tra il 2003 e il 2008, soprattutto, spesso sono stato a Firenze solo 3 giorni…

un po’ di più quando il Cucciolo è stato brevemente a Firenze, nel 2007…

tanto si litigò quasi subito all’inizio del 2008…

Anya stava ancora in via Fiesolana…

dal 2008, dallo Stato Tirilullino in poi, Firenze è diventato lo shelter vero…

uno shelter, al 99%, ESTIVO…

le estati del 2008, 2009, 2010, 2011, tranne pochi momenti sono state estati solitarie nei 40 gradi di Firenze…

ma estati vissute nel vero e proprio shelter goduriosissimo… me le ricordo ancora come il massimo della pacchia…

estati solitarie che non alimentavano voglie suicide o tragedie, poiché, almeno nel 2008-’09 erano piene di Stato Tirilullino…

nel 2009 lo shelter è stato davvero una salvezza dalla gelosia idiota, una fuga che sentivo davvero necessaria…

solito discorso nel 2011: una fuga proprio ghiotta

per cui, nel 2009 e nel 2011 si può sì parlare di shelter che alimentava voglie mortifere…

è in quegli anni che c’è la NON-VITA, espressione particolare che designava la depressione andante e cronica…

ma sono ancora convinto che, se non avessi avuto lo shelter (da solo e in isolamento) in quei momenti, e se, al contrario, fossi stato costretto stare a Suvereto, a contatto comunque con persone, allora le cose sarebbero andate peggio…

tanto peggio…

nel 2009 e nel 2011 lo shelter era proprio evocato,

era proprio voluto e sentito…

 

probabilmente anche per alimentare e autoalimentare la depressione con invettive, ma certo funzionale al consumare gli strappi e i dolori…

lo shelter era il crogiolo delle contraddizioni e delle antinomie della depressione:

essere depressi perché si è soli, ma essere stra-depressi quando si aveva a che fare con altre persone che risultavano sempre manchevoli, creano delusioni e nuove e più aspre depressioni…

lo shelter rispondeva al vecchio adagio che, se prude non devi grattarti, quindi: se le persone non ti piacciono, allora non devi vederle mai più… anche se la loro mancanza, così come il prurito, continueranno a pungolarti e farti soffrire, è meglio il loro pungolo “standard” all’inasprimento che ottieni quando ti gratti o vedi qualcuno che sai che ti deluderà…

un corto-circuito che lo shelter ha corroborato, catalizzato, creato, difeso, coccolato, curato, coltivato: una vera allegoria della depressione nikkosa…

tanto che la chiarezza è impossibile: gli anni in cui lo shelter è stato più voluto e vissuto sono gli anni in cui lo shelter ha creato le depressioni più serie…

lo shelter è quindi simbolo anche della autogenerazione della depressione, che si nutre solo di se stessa e che vuole solo se stessa…

voler stare così tanto sa soli da volere uno shelter,

averlo e odiare chiunque da lì, piangendo che nessuno sia con noi…

ma come può la gente stare con noi, se tanto si sa che la odiamo?

la depressione e lo shelter suo luogo vogliono una cosa sola: che qualcuno si “pieghi” a stare in quello shelter con noi…

il vecchio “muori insieme a me” della mamma di Asuka, e l'”assicurarsi che tutti fossero miserevoli come lui” di Joe di Dolores Claiborne…

è questo che è la depressione: volere anche uno solo che stia a piangere con te…

ma lo shelter, per dargli giustizia, non è solo questo, non è stato solo luogo della non-vita depressoide nikkosa…

è stato anche il luogo di un’altra coltura: della coltivazione del “ciò che si vuole”, la costruzione dello standard di quello che ci piace…

la non-vita, spesso, anche nel 2009 e le 2011, quando è stata tanto non-vita, era anche voglia di stare ME in un luogo che FOSSE ME…

un ribadire se stessi contro ogni cosa a cui volevi dichiararti estraneo…

quella cellula di estraneità che esulava dalla depressione, ma che era proprio non compatibilità, dovuta non alla tua depressione ma proprio alle differenze di vita…

e quando riuscivi a dire questo, grazie allo shelter, ti accorgevi (soprattutto nel 2011) che non eri più depresso, che non era che non sopportavi nessuno, ma solo che non sopportavi quelli lì e basta!

un sospiro di sollievo il dire “no, non solo malato, è che non vi sopporto! ma solo voi non sopporto, perché mostro mi avete fatto sentire voi!”

una constatazione che giunse con lo shelter, che diventava luogo di guarigione, quindi ancora più voluto, e stavolta non per auto-alimentazione depressiva, ma per rifugio vero dalle persone non più gradite…

e nel 2011, infatti, è stata davvero una pacchia!

ma anche nel 2009, nonostante i rimasugli depressi…

uno shelter che, come un’ospedale, che magari ti aiuta a rimetterti, poi non vedi l’ora di abbandonare quando stai bene!

nel 2012, con Brunella che non ci fu per niente, lo shelter me lo sono goduto eccome: riscaldamento come volevo io, camere arredate come volevo io…

certo è che, quando stai bene, sopporti meno il ricostruire lo shelter per quando torna Brunella…

difatti, nel 2013, stare nello shelter è stato un inferno,

ed è un inferno starci ora, alla fine del 2013…

ora davvero lo shelter lo vedi come un’ospedale in cui non vuoi più mettere piede, perché la casa l’hai da un’altra parte…

una casa,

una casina,

non più uno shelter…

 

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