Giorno 276, Anno V dello Stato Tirilullino
–
–
non voglio fare un post scemo su quanto è bella la vita e sulla felicità intrinseca amorosa ecc. ecc.; è roba da bimbiminkia… e vale, sempre e comunque, il principio regolatore di ogni cosa, e cioè che LIFE SUCKS EITHER WAY, JEREMY…
ma tutto questo, come al solito, riguarda me!
lei invece è carina e propositiva, non certamente per lei (sennò sarebbe una vanesia cretina), ma per chi per lei conta… questo la rende quasi una Mary Poppins, per me, ruolo al quale io ero destinato finora, e che ha prodotto molti dei post tragici del 2007, quando, alla Mary Poppins da me offerta non veniva corrisposto nulla…
–
il casino è l’innatismo!
il fare con lei tutto in maniera naturalissima… non semplicemente come se ci conoscessimo da sempre, no, assolutamente!, anzi, c’è il piacere di conoscersi, di esplorarci, di sperimentarci, di sapere come siamo, come scoprendo goduriosamente un sapore nuovo (che lo vogliamo sperimentare in altre pietanze dove prima non c’era, sapendo bene che ci starà divinamente), o come godersi una casa nuova, magari mai vista, ma che sentiamo, giorno dopo giorno, essere in essenza e in perfezione adattissima a noi!
non c’è il discorso: “come ho fatto a stare senza di te prima”, no no… forse c’è, ma velato…
c’è, soprattutto, lo stupore contentissimo di essere così perfettamente felici e “incastrati” senza che si faccia niente!
quel sapore che hai scoperto, è nuovo, ma poi, dicevo, lo vuoi provare, sperimentando, da altre parti, e scopri che, in modo magicamente naturale, STA PROPRIO su tutto quello che già ti piaceva prima di lui! Esalta tutto quello che c’era prima!
sicuramente mangeresti i piatti “precedenti” anche senza il nuovo sapore, ma ti sorprendi di come quel sapore ci stia proprio benissimo, ci stia amorevolmente di casa, sia come un profumo che rende la casa accogliente, più “tua”…
–
–
è il casino della vita, che, ora che c’è lei si amplia in una vasta gamma di sogni, di visioni, di futuri, che prima non potevano esistere…
e tutto senza che io lo riesca a spiegare: senza trovare parole per questa specifica e particolarissima “incastratura” così piacevole e così carina!
non c’è neanche la rottura di dover pensare per due, di avere l’incombenza di dove metterla, di dove posizionarla nello scacchiere delle relazioni sociali, per nulla! nelle relazione sociali CI STA E BASTA:
è una forma che è come un passe-par-tout: si incastra precisamente ad ogni aspetto del vivere, del parlare, dell’abbracciarsi, del coccolarsi, dell’amare, del sentire, del pensare…
e questo passe-par-tout ti diverti quasi, e quasi ti conforta nel vederlo aderire con tanta innata precisione!
–
sono lì, non a contemplare, ma a gioire di un miracolo, di una magia, che piega la realtà a sé: o meglio: che rende la realtà, finora così squallida e scura, come una fantasia… fantasia da me sempre data e mai ricevuta… una fantasia che io mi stupisco che sia reale, ma che so essere reale, e sicché non la contemplo, dicevo, come un quadro o un sogno, ma la abbraccio come una statua, ci corro insieme verso il futuro, un futuro che lei sembra aver creato, con la sua sola presenza carina, felina, spumosa e sognosa!
ma, al contrario di una macchia di Rorschach, quel futuro non è che una volta individuato è sempre stato lì, no…
quel futuro con lei ora c’è, è scaturito nei sogni, e la contentezza è vedere che quel futuro si costruisce, realizzandolo, ogni giorno, ogni momento, con ogni molecola “incastrata” magicamente!
–
–
non posso che ribadire il “terreno” di questo sogno vero, che non è, dicevo, di “speranza” futile, ma di pura volontà realizzatrice e di massiccia corporeità!
una corporeità che è alimentare!
me la fa paragonare ai frutti!
la sua lingua proprio nutre!
il suo corpo disseta!
ha una dolcezza che è come una pesca, o come il miele!
con lei non riesco a non accarezzarla e leccarla, morderla, berla e mangiarla, soppesarla come al mercato!, stritolarla e sentirla contrarsi e espandersi (come il pane quando lo stringi!) insieme a me, in abbraccioni e in bacioni…
la guardo negli occhi quando la abbraccio stretta stretta, e respiro il suo respiro, e i nostri baci sembrano non “baci”, ma “fusioni risucchiose”, adiuvati da abbracci inglobanti, impastanti: come se ci impastassimo insieme (ancora metafore culinario-alimentari!)
–
il suo sguardone, giovanissimo, ogni tanto da bambina svegliona, spesso con il ricciolo del broncino, illumina un visino gattoso (soprattutto quando pone le labbra a “soffio di gatto” o a “fusa”), che, con quegli occhioni di universo stellare, presenta una fenomenologia di espressioni e di “atteggiamento visuale” che occorre proprio esplorare, studiare da quanto è varia, proteiforme, multiforme, cangiante e bellissimissima! espressioni così variopinte sono davvero la palingenesi di ogni ispirazione contenta di futuro!
–
–
è una liberazione vedere il mondo con la stessa ottica sociale…
con una nutriente differenza che ci rende liberi di miglioramento e trasformazione: la mia conclusione è sempre verso il pessimismo e la morte; la sua è sempre per la costruzione e la speranza, anzi la certezza dell’ottimismo e della vita (“Life finds a way…”) — questo ci rende “entropici”, ci dà quello “scarto” che è il necessario agente per una “formazione”: perché se ci fosse identità assoluta non potrebbe esserci movimento evolutivo: il movimento giunge solo con una differenza di energia potenziale, altrimenti qualsiasi forza agente risulterebbe nulla!
quella differenza di potenziale tra pessimismo e ottimismo ci rende poli magnetici: negativo e positivo, 0 e 1: il codice che tutto risolve e tutto traduce — un codice che non ha originato nulla, ma che riesce a tradurre tutto!
infatti, quando siamo insieme, i problemi sembrano ottenere un fermo-immagine cristallizzante: i problemi vengono compresi: abbrandonano la loro energia…
certo che non scompaiono (perché da soli abbiamo le nostre insormontabili tragicità: dallo scarto tra proponimento e risultato, al terribile rapporto con l’immaginarsi), ma insieme vengono “saturati”: trovano traduzione binaria e quindi possono essere sezionati come si deve!
–
–
quindi non voglio stare a fare chissà quanti salamelecchi, anche perché è venuto un post scientifico e non romanticone come mi ero prefissato e come volevo (volevo fare la parte seconda di Sperda il sole d’un suo sguardo la tempesta del mio cuor…), perciò mi limito a sentire la “quadratura” delle nostre cariche, a immergermi nel suo corpo nutriente e a studiare le sue espressioni salutari:
è la sua presenza che avvera la vita!